Archivio per gennaio, 2010

Verso una moneta unica mondiale

Pubblicato: gennaio 21, 2010 in Uncategorized

“Se stiamo andando verso un’economia veramente globale, una valuta mondiale comune ha perfettamente senso”
Paul Volcker, ex governatore della Federal Reserve
“Sarebbe una buona idea lasciare il dollaro: una valuta globale risulterebbe più stabile”

Joseph E. Stiglitz The Guardian (2009)

Descrivere la storia della creazione di una nuova moneta mondiale è molto importante perchè rivela il gioco collettivo nel quale sono implicate pressocchè tutte le maggiori economie del mondo, il cui fine sarà costruire un Nuovo Ordine Economico Mondiale, come parte di quella che il Council on Foreign Relations chiama Global Governance del 21esimo secolo. Anche questa volta, al fine di analizzare questi fenomeni, prendiamo spunto da fatti reali e notizie ufficiali.
Il Sole 24 Ore dava l’annuncio che il giorno 5 giugno 2009 ci sarebbe stata la “presentazione del progetto “United Future World Currency. The World in a coin” con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ore 12,00. Presso Palazzo Marino”.



Freeonline dava un’altro annuncio interessante: Ai grandi del G8 la nuova moneta del futuro dove si dice che “un esemplare test in oro del progetto di una nuova moneta globale verrà presentato in anteprima ai Capi di Stato e di Governo convenuti al G8 dell’Aquila“. L’articolo continua: “Il nome finale e il simbolo della nuova moneta verranno definiti per concorso, coinvolgendo i giovani di 1000 scuole di tutto il mondo, sotto l’organizzazione della italiana Museo del Tempo.
L’iniziativa, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero del Tesoro, parte dall’Italia e intende unire all’inizio gli Stati Uniti d’America e gli Stati Uniti d’Europa, ma è aperta ad includere anche altri Paesi
[…] In un suo messaggio personale di augurio per il progetto, indirizzato al coordinatore Sandro Sassoli, il Presidente Silvio Berlusconi sottolinea che “è interessante che giovani studenti di vari Paesi possano essere coinvolti in uno studio a livello internazionale, che li avvicini alla comprensione di alcuni aspetti della politica economica internazionale, formandoli per un’auspicabile unione monetaria futura. Sandro Sassoli è l’ideatore del progetto UFWC fin dal 1996 dopo aver raccolto alcuni suggerimenti di Arthur Schlessinger Jr, già consigliere di John F. Kennedy.

Anche il Presidente Russo Medved, il 10 Luglio 2009 a L’Aquila, è diventato lo sponsor della moneta unica mondiale UFWC: “Ecco. Voi potete vederla e toccarla. Questa è il simbolo della nostra unità e del nostro desiderio di risolvere le questioni in comune. Con tutta probabilità qualcosa di simile potrebbe apparire, essere tenuta nelle vostre mani ed essere utilizzata come mezzo di pagamento. Questa è la moneta internazionale“.
Vedi anche, in inglese: Medvedev Unveils “World Currency” Coin At G8,  Medvedev Shows Off Sample Coin of New ‘World Currency’ at G-8, e
The Associated Press: Medvedev calls for new reserve currencies
Nel sito Ufficiale UFWC: http://www.futureworldcurrency.com
troviamo tutti i dettagli del progetto. Le immagini della moneta di test sono tratte da questo sito. La spiegazione ufficiale dei simboli è qui e la riporto in italiano:

Lato Diritto: l’icona col “Numero 1” è ripetuta cinque volte, a rappresentare i cinque continenti . L’iscrizione al bordo recita: “Unità nella diversità” e comprende la prima data di emissione del 2009.
Autore: Luc Luycx, Zecca Reale del Belgio.

Lato rovescio
: l’Albero della Vita, con cinque foglie che simboleggiano le specie arboree locali che crescono nei cinque continenti.  L’iscrizione al bordo recita: “United Future World Currency“.
Autore: Laura Cretara, ex capo artistico della Zecca di Stato italiana.

La nuova moneta mondiale è presentata come una felice utopia. In questa pagina trovate un elenco di personaggi noti che la supportano dal lontano 1996, tra essi citiamo:

Una moneta del futuro che unisce tutti i continenti? Un sogno, un’utopia, una realtà? Spetta a noi decidere.
Arthur Schlesinger Jr. è stato, con il dottor Sassoli, il “padre promotore” del concetto UFWC di una moneta mondiale.
Il suo profondo saggio e abile sostegno,  ha aiutato enormemente l’avvio del progetto.
Il Team UFWC lo ricorda con gratitudine
Arthur Schlesinger Jr.

“La ringrazio per la moneta campione dell’ United Future Currency Programm. Siamo lieti di apprendere del tuo punto di vista su questa questione.
Ancora grazie per la vostra riflessione.”

Stephen Harper
25 agosto 2009


Il progetto UFWC come simbolo di unità e di pace per il mondo“.  
Papa Giovanni Paolo II

Unità significa anche pace e di amore. Plaudo a questa iniziativa molto importante, che può aiutare l’umanità a superare le barriere nazionali, garantendo nel contempo il benessere e la conservazione delle identità dei popoli della terra.
Tara Gandhi

“Il dollaro, l’euro, e quindi il rublo russo, il franco svizzero, lo yen giapponese, e le altre valute insieme in una moneta unita. Perché no? Suona così straordinario, ma anche armonioso. Essa favorirà inoltre il commercio, lo scambio sociale, e le amicizie attraverso i continenti. Inoltre, è così difficile viaggiare (e lo faccio spesso) quando si deve pensare a tante diverse valute. I miei migliori auguri per la United Future World Currency Programm!”
Sophia Loren

“Apprezzo molto i vostri sforzi per coinvolgere i bambini di tutto il mondo in un progetto interessante come questo, con il duplice obiettivo di prosperità e di pace. Se tutto va bene, i vostri sforzi serviranno a cambiare la natura del denaro in se, un evento epocale.
Quando tu e io ci incontrammo a Roma nove anni fa, si era già cominciando a pensare a questo progetto.
Ora è giunta a buon fine. Congratulazioni a voi e a tutti i membri della vostra squadra!
Con ammirazione e rispetto … “


14 agosto 2009
Richard G. Doty
(Senior Curator of Numismatic) Smithsonian Institution, Washington, DC

“La scoperta del DNA è un progresso epocale. La moneta UFWC dovrebbe essere una grande occasione per l’umanità.”
James Watson
(Premio Nobel 1962, scopritore del DNA)

In questa pagina trovate anche il manifesto “utopico” dell’ UFWC:

Manifesto

ART. 1 
“Unità nella diversità” è il fondamento che guida questa iniziativa, che è stata avviata nel 1996. Il suo obiettivo è quello di unire le persone e andare oltre gli stereotipi nazionali. La sua importanza storica è ancora maggiore rispetto al suo carattere economico; è un obiettivo costruito sulla fede, la speranza comune, e l’unificazione delle radici culturali e spirituali.
ART. 2 
Il rapporto tra Europa e America, e tra gli Stati Uniti e molti Paesi dei cinque continenti, si basa su comuni tradizioni culturali ed è sostenuto da una comune visione del mondo. È guidato dai concetti più alti della fratellanza e della pace. Queste relazioni sono coltivate attraverso dinamiche a livello mondiale il cui scopo è quello di realizzare obiettivi sociali, politici ed economici, nel pieno rispetto dei valori e delle identità nazionali che le costituzioni dei rispettivi paesi hanno trovato.
ART. 3
E’ quindi nostro desiderio quello di riportare in vita il progetto di una moneta comune, cui è stato dato il nome provvisorio “Eurodollar/Dollaeur” (inizialmente), “United Money”, e quindi “United Future World Currency”. Sarebbe un simbolo non solo economico, ma anche umano, sociale, politico, e di legame spirituale tra le Nazioni di diversi continenti che hanno ideali simili.
ART. 4 
Si tratta di un mezzo di comprensione, fornisce un riferimento e rafforza le identità diverse che condividono gli obiettivi di principio. La concorrenza nei rispettivi mercati rimane libera, e i principi fondamentali delle identità nazionali dei paesi partecipanti saranno salvaguardati.
ART. 5 
Siamo determinati ad aumentare la consapevolezza di questo progetto, tra quante più persone possibili in tutti i continenti. Siamo concentrati soprattutto sulla partecipazione attiva dei giovani, soprattutto delle scuole. Infatti, i giovani rappresentano il più forte, più concreto veicolo per la diffusione di questa iniziativa. Essi sono anche i potenziali beneficiari futuri di questo grande passo avanti verso l’unificazione e la creazione di un mondo che risponde meglio alle esigenze del nuovo millennio, che rompe gradualmente barriere sociali e ideologiche.
ART. 6 
Il rinnovato interesse culturale dell’economia viene come il risultato dello spostamento della percezione della valuta nel suo complesso. Ciò fa seguito al dibattito aperto con l’introduzione dell’euro. Attraverso questo progetto, gli studenti, anche di un’età molto giovane, possono acquisire familiarità con le questioni economiche di base. Questi ultimi sono sempre più importanti in una nuova società del benessere diffuso.
ART. 7 
Verrà selezionato un comitato congiunto. Esso sarà composto da esperti da una grande varietà di discipline. Ognuno sarà libero di offrire il proprio contributo al progetto. Tale comitato costituirà la giuria che selezionerà le idee più interessanti, proposte e progetti richiesti da diverse iniziative in corso.
ART. 8 
Ci sarà una campagna di informazione e di supporto per coordinare i gruppi di lavoro, i comitati e i circoli, attuata attraverso organizzazioni, enti e associazioni. Ci sarà un periodo di considerazione per tutti i contributi per quanto riguarda l’espansione, il confronto e lo sviluppo di: temi e problemi tecnici, ottimizzazione degli strumenti legislativi e delle procedure; e adempimento degli obblighi della nuova moneta.
ART. 9 
Saranno effettuate prove a importanti eventi internazionali, al fine di sensibilizzazione, educazione e promozione. Denaro contante di prova “United Money” (banconote e monete), sarà affidato ai migliori professionisti ed esperti internazionali nei campi appropriati.
Il tempo sarà accantonato per esplorare le questioni tecnologicamente avanzate di sicurezza e di contraffazione, che una valuta futura dovrà tenere sotto controllo. Ciò coinvolgerà gli organi più prestigiosi e affidabili pubblici e privati, comprese le università e le imprese.
ART. 10 
Sarà la la messa in atto della responsabilità dei futuri cittadini del mondo ed dei governi che renderà il nostro progetto una realtà. Questo progetto è guidato da una ferma convinzione nel processo di unificazione e coesistenza di popoli diversi. Esso mira a promuovere una distribuzione sempre più equa delle risorse del pianeta e dell’intelletto umano.

Rome and Brussels, March 21st 1996 Roma e Bruxelles, 21 marzo 1996
New York, January 12th 2000. New York, 12 gennaio 2000.
Milan, February 17th 2009 Milano, 17 febbraio 2009

Di questo manifesto è importante sottolineare il “Siamo concentrati soprattutto sulla partecipazione attiva dei giovani, soprattutto delle scuole”.
In una popolazione già delusa e contrariata dall’introduzione dell’Euro, che ha comportato il raddoppio dei prezzi e impoverimento generale, è importante citare una frase di Hitler:

“Quando un avversario dichiara: “Non mi schiererò dalla tua parte e non riuscirai a portarmici”, rispondo tranquillamente: “I tuoi figli mi appartengono già. Una razza vive per sempre. Ma tu cosa sei? Tu sei destinato a scomparire, ma i tuoi discendenti stanno già dalla nostra parte. Entro breve tempo, non conosceranno nient’altro che questa nuova comunità“.
Il progetto United Future World Currency è chiaramente un’opera di marketing e propaganda per farci apprezzare l’idea di una moneta unica mondiale.


Introduciamo ora nella nostra analisi un articolo pubblicato in data 03/06/2009 da VoceArancio, il settimanale on-line della Banca ING Direct olandese, famosa in Italia con il suo prodotto Conto Arancio, e famosa anche per i suoi licenziamenti e le ricapitalizzazioni con soldi pubblici olandesi, al fine di scongiurare il suo fallimento. Nel corso dell’analisi citeremo anche altre fonti, sempre autorevoli, e sentiremo anche il parere di prestigiosi economisti.
Tra quelli che più spingono per introdurre tale moneta unica, riporta VoceArancio, ci sono Zhou Xiaochuan, governatore della Banca centrale cinese, Arkady Dvorkovich, primo consigliere economico del Cremlino, e un gruppo di economisti dell’Onu. Questo è avvenuto ufficialmente prima del G20 di Londra dell’aprile del 2009. Questa nuova valuta globale dovrà essere basata, secono loro, sui Diritti Speciali di Prelievo (DSP) del FMI. I Dsp sono una moneta virtuale, introdotta dal Fmi nel 1969: il loro valore si basa su un paniere di quattro valute – dollaro, yen, euro e sterlina – e vengono usati come unità di conto dalle organizzazioni internazionali. Secondo IMF Fact Sheet on SDRsoggi i DSP sono usati solo come valore di riserva, e servono soprattutto da unità di conto del FMI e di alcune altre organizzazioni internazionali; non sono né una valuta né un credito del FMI, ma piuttosto un credito potenziale sulle valute di libero uso dei membri del FMI“.
La possibile evoluzione di questi DSP è bene evidenziata anche da Li Ruogu, presidente della Export-Import Bank of China, in una notizia tratta dalla Reuters del 6 luglio 2009: “Si tratta di un piano sostenibile per riformare l’attuale sistema dei DSP e trasformarlo in una valuta reale, un ‘paniere monetario’ universalmente accettato che sostituirebbe il dollaro come nucleo centrale del sistema monetario”.
Sia Li Ruogu che Zhou Xiaochuan confermano che la Cina è coordinata con tutti gli altri paesi al fine di arrivare ad una Governance Globale, come si dice ora.
Il 25 marzo 2009 Timothy Geithner, Segretario al Tesoro ed ex Presidente della New York Federal Reserve, ha parlato al Council on Foreign Relations, e a chi gli domandava un parere sulla proposta cinese di istituire una valuta di riserva globale, Geithner ha risposto: “Non ho letto la proposta del governatore. È un rappresentante di banca centrale notevole, importante, molto ponderato e attento. In genere lo trovo assennato in ogni questione. Ma da quel che ho capito della sua proposta, si tratta di aumentare l’utilizzo dei DSP da parte del FMI. Un suggerimento che ci trova attualmente molto disponibili. Ma si dovrebbe concepire la cosa come l’accrescimento evolutivo dell’attuale architettura finanziaria, piuttosto che un passo verso un’unione monetaria globale.”
Un articolo del Telegraph, UN wants new global currency to replace dollar, conferma che l’Onu, come riportato sopra, stà portando avanti un suo progetto di moneta unica:
“In una relazione radicale, la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD) ha detto che il sistema delle valute e delle regole di capitale che legano l’economia mondiale non funziona correttamente, ed è stato in gran parte responsabile della crisi economica e finanziaria. Ha aggiunto che l’attuale sistema, in base al quale il dollaro agisce come valuta di riserva mondiale, dovrebbe essere oggetto di un’ampia riconsiderazione. Sebbene un certo numero di paesi, tra cui Cina e Russia, hanno suggerito di sostituire il dollaro come valuta di riserva mondiale, con il rapporto UNCTAD (the UNCTAD report) è la prima volta che una importante istituzione multinazionale ha postulato una tale suggerimento. In sostanza, la relazione chiede un nuovo stile Bretton Woods per gestire i tassi di scambio internazionali, vale a dire le banche centrali sarebbero costrette a intervenire e dare supporto o spingere verso il basso le loro valute a seconda di come il resto dell’economia mondiale si stà comportando. La proposta implicherebbe anche che le nazioni in surplus, come la Cina e la Germania dovrebbero stimolare ulteriormente le loro economie, al fine di ridurre gli squilibri, anziché, come nel sistema attuale, le nazioni in deficit come il Regno Unito e gli Stati Uniti debbano prendersi l’onere principale del riadattamento. “La sostituzione del dollaro con una moneta artificiale potrebbe risolvere alcuni dei problemi connessi al potenziale dei paesi con deficit di grandi dimensioni e potrebbe aiutare la stabilità “, ha dichiarato Detlef Kotte, uno degli autori del rapporto. “Ma sarà anche necessario un sistema di tassi di cambio gestito. I Paesi dovrebbero mantenere i tassi di cambio reali [netto dell’inflazione] stabili. Le Banche centrali dovrebbero intervenire e se esse non lo fanno, dovrebbe dirglierlo un’istituzione multilaterale come il Fondo monetario internazionale. “Le proposte, incluse nel UNCTAD’s annual Trade and Development Report, riguardano suggerimenti più radicali per ridisegnare il sistema monetario globale. Sebbene molti economisti hanno sottolineato che la crisi economica è dovuta più al malfunzionamento del sistema post-Bretton Woods, fino ad oggi nessuna istituzione importante, tra cui il G20, ha elaborato una alternativa.”

Ci raccontano anche qui la solita manfrina sul fatto che questa moneta unica darà maggiore stabilità al sistema (di estorsione) finanziario mondiale, rifonderà su basi più solide il (truffaldino) sistema economico redistribuirà in modo più giusto il potere (delle elite) ecc. ecc.
L’articolo del settimanale “teorico della cospirazione globale” VoceArancio rivela anche che l’ipotesi di moneta unica viene da lontano. Keynes propose il suo Bancor, una moneta unica mondiale inizialmente fissata in base al valore di 30 materie prime. Il Bancor non sostituiva le valute, ma era il metro per valutare le importazioni e le esportazioni planetarie“. Prima di Keynes ci fu il “mercante-banchiere-saggiatore reggiano Gasparo Scaruffi, nel ‘500: la sua riforma monetaria era imperniata sull’Alitinonfo (dal greco “vero volume”) come unità di misura delle monete del mondo. E nel 1916 ripropose l’idea della moneta mondiale (l’avrebbe chiamata Oro) l’economista americano Edwin Kremmer… A proporre (poi, ndr) l’unificazione monetaria mondiale fu Pierre Werner, primo ministro del Lussemburgo e padre dell’euro. La sua valuta avrebbe dovuto chiamarsi Mondo.”. “A fine 2000, il Fondo monetario tenne un Economic Forum dal titolo: “One World, One Currency: Destination or Delusion?” Nel 1998 l’Economist (data esatta 1988, Get ready for the phoenix. The Economist: Vol. 306: January 9, 1988: pages 9-10, ndr) ha previsto l’avvento della moneta unica dei paesi ricchi entro il 2018, ma prima “ci vorranno ancora parecchie tempeste valutarie, un altro po’ di crolli in borsa, e probabilmente un collasso economico o due”. Mentre Paul Volcker, ex governatore della Federal Reserve, dichiarò nel 2000: “Se stiamo andando verso un’economia veramente globale, una valuta mondiale comune ha perfettamente senso”.

Sono andato a vedere il documento ufficiale del Fondo Monetario Internazionale dal titolo One World, One Currency: Destination or Delusion?. Il documento afferma, tra le altre cose: “Gli stessi aspetti di efficienza commerciale, di economia di scala, e i fattori pratici che spingono le valute regionali a unirsi, esistono presumibilmente anche al livello successivo – quello globale.” E più giù: “Le economie più piccole e vulnerabili del mondo – quelle che la comunità internazionale sta cercando di aiutare in ogni modo – sarebbero le prime a guadagnarci dalla stabilità e sicurezza che deriverebbero da una moneta unica mondiale.” In questo documento, datato 8 novembre 2000, uno dei maggiori sostenitori della moneta unica mondiale era Robert Alexander Mundell.

Robert Alexander Mundell è uno dei maggiori economisti al mondo e premio Nobel nel 1999. Scriveva allora l’accademia svedese nella sua motivazione: “Il lavoro di Robert Mundell sulle dinamiche monetarie e sulle aree di cambio ottimali ha ispirato varie generazioni di ricercatori. Le sue considerazioni fatte molto tempo fa appaiono oggi molto attuali…”. Mundell teorizzò nel 1961 il concetto di un’area valutaria ottimale. Con essa Mondell dichiarava che le condizioni che devono essere soddisfatte perché le monete di due o più Paesi possano fondersi in una sola sono: i Paesi devono avere già un fitto intreccio di scambi, devono avere economie simili nella struttura e nella congiuntura, ci dev’essere una sufficiente omogeneità nel grado di sviluppo e nelle istituzioni, devono avere condizioni di finanza pubblica non dissimili e tassi d’inflazione e d’interesse non troppo diversi. Nella dichiarazione di conferimento del Nobel si parla anche del contributo delle sue analisi alla creazione dell’euro. Infatti Mundell è considerato il padre spirituale della moneta unica europea. Egli è poi uno dei maggiori teorici (della cospirazione?) della moneta unica mondiale:  “Diciamo che per primo, trenta e più anni fa, lanciai l’idea di creare una valuta unica mondiale, proprio perché la stabilità è secondo me un valore di base..“. In una sua intervista al Wall Street Journal egli riafferma che “verrà il momento di una moneta unica globale“. L’articolo dice che, secondo Mundell “Il rimedio migliore a tutti i guai dell’economia mondiale sarebbe (e adesso ci inoltriamo nel regno del lunghissimo periodo) la creazione di una moneta unica globale. Potrebbe essere una nuova moneta, e qualora non fosse possibile, una valuta già dominante potrebbe prestarsi al gioco. Tutte le altre valute mondiali potrebbero agganciarvisi. Magari proprio il dollaro potrebbe avere questa funzione”. A sostegno di ciò che afferma profeticamente, Robert Mundell cita Paul Volker che sosteneva che “un’economia globale ha bisogno di una moneta globale”. A questo scopo Mundell propone di tenere un vertice internazionale, sul modello Bretton Woods, in occasione della fiera mondiale di Shanghai del 2010. Mundell, che ha passato un bel po’ di tempo in Cina come consigliere economico del governo cinese, dice che la riesumazione di un sistema internazionale a tassi fissi aiuterebbe Pechino a schivare le pesanti richieste dei politici statunitensi ed europei che assediano i cinesi perché apprezzino o svalutino la loro moneta […] Prima che la moneta globale entri in campo, la soluzione di temporanea sarebbe quella di dotare i paesi asiatici di una propria moneta unica. Se lo facessero, dice, “la dimensione del blocco valutario asiatico sarebbe comparabile alla somma del blocco statunitense ed europeo messi insieme. E allora sì, che non si tratterebbe più degli USA o dell’Europa che assediano con le loro “bordate” la Cina o altri paesi emergenti”.
Questi tre futuribili blocchi valutari, prevede Mundell, saranno abbastanza robusti da contenere anche dure fluttuazioni nei tassi di cambio. Ma queste fluttuazioni non mancherebbero di essere ancora tremendamente dannose. Dunque “la cosa migliore che si potrà fare allora, sarà quella di creare un ennesimo sistema di stabilizzazione valutaria. Ed ecco entrare in campo il ruolo della moneta unica globale”.

E’ interessante notare che Mundell “ha passato un bel po’ di tempo in Cina come consigliere economico del governo cinese”. Ma allora siete tutti amiconi!
Anche secondo il gruppo di economisti Europe2020 nel futuro si dovrà introdurre una nuova moneta mondiale: “Il dollaro americano e l’economia – si legge – non sono più in grado di sostenere l’attuale ordine economico, finanziario e monetario globale. Finché questo problema strategico non viene affrontato e risolto direttamente, la crisi crescerà. E’ infatti questo il cuore della crisi dei prodotti finanziari derivati, banche, prezzi dell’energia… e delle conseguenze in termini di disoccupazione di massa e della caduta degli standard di vita. E’ dunque di vitale importanza che questo punto sia l’argomento principale del summit del G20, e che i primi passi verso una soluzione vengano avviati. In effetti, la soluzione a questo problema è ben nota, e consiste nel creare una moneta di riserva internazionale [che potrebbe essere chiamata il «Global»] basata su un paniere di monete corrispondenti alle più grandi economie, ovvero dollaro, Euro, Yen, Yuan, Khaleeji (moneta comune degli stati del Golfo produttori di petrolio, che partirà a Gennaio 2010), Rublo, Real…, gestito da un ‘Istituto Monetario Mondiale’ il cui consiglio di amministrazione rifletterà il peso relativo delle economie le cui valute compongono il Global

Il Italia i ripetitori del “Dogma della Moneta Unica” sono, tra gli altri, Padoa-Schioppa e Romano Prodi.
In una lunga intervista al Sole 24 ore, l’ex ministro Padoa Schioppa, parla della crisi economica e propone, come “lezione per il futuro,” un suo sogno: l’adozione di una moneta unica globale.

Non lo chiedono solo i cinesi. Ne parlano da tempo una delle menti economiche più acute della nostra epoca come Robert Mundell e un autorevolissimo ex banchiere centrale americano come Paul Volcker. [..]In ogni caso, da ex banchiere centrale penso che quando si parla di standard globali, prima ancora che a quelli legali si debba guardare a quello monetario, che è un fatto economico funzionale, seppure vincolato a un substrato legale. Insomma, credo proprio che questa crisi ponga il problema di un nuovo standard monetario internazionale. La sua assenza e l’assenza della disciplina che esso imporrebbe sono una delle cause profonde della crisi attuale.


Anche qui notiamo la solita strategia: Problema: crisi economica – Reazione: panico totale, caos, impoverimento – Soluzione: disciplina della moneta unica
Romano Prodi, in un articolo per il Messaggero del 16 Luglio 2009 dice:


[…] il governatore della banca centrale cinese Zhou, in occasione del G20 e poi
del G8, ha proposto la costituzione di una “valuta globale” di riserva per sostituire il dollaro
come valore di riferimento degli scambi mondiali.
Non un semplice affiancamento dell’Euro al dollaro ma un quadro in cui i nuovi rapporti di forza
si esprimano anche nel campo monetario ed includano perciò i nuovi protagonisti della vita
economica mondiale a partire dalla Cina. Pur sapendo tutti quante volte (a partire da Keynes nel
lontano 1944) questa proposta sia stata ripetuta e pur conoscendo bene quali difficoltà si
frappongano e quanto sia lontano questo obiettivo, non possiamo tuttavia esimerci da due
riflessioni.
La prima riguarda l’indebolimento della leadership americana in un così breve spazio di tempo.
Gli Stati Uniti restano di gran lunga il più potente Paese del mondo. Tuttavia l’errore politico
della guerra in Iraq, la debolezza della bilancia commerciale e la quantità di dollari giacenti nei
forzieri delle banche centrali degli altri Paesi hanno reso molto più complesso e difficile
l’esercizio di questo potere. Gli Stati Uniti non possono cioé esercitarlo da soli sia nel campo
della forza militare che della moneta.
Ci vorrà ancora tempo perché si possa parlare di unica moneta di riferimento mondiale ma il,
problema è ormai sul tavolo e, se i nuovi membri del G20 faranno fronte comune, le loro
richieste non potranno essere per sempre ignorate
. Perché il mondo è veramente cambiato. La
seconda riflessione riguarda l’Euro. Questa moneta è una grande positiva realtà che, nella
presente crisi, ha salvato l’Europa da disastrose svalutazioni competitive. L’Euro, tuttavia,
costituisce solo il 26% delle riserve monetarie mondiali, che sono ancora per il 65% basate in
dollari e la Cina stessa, nonostante il suo obiettivo politico di diversificare le proprie riserve, ha
continuato a comprare soprattutto buoni del tesoro americani. E le transazioni internazionali,
nonostante ripetuti annunci e ripetute minacce e nonostante la grande forza dell’economia della
zona Euro, continuano a svolgersi in dollari.
La spiegazione è semplice: perché una moneta possa affermarsi come punto di riferimento nel
mondo non basta la forza economica rappresentata dalla moneta stessa. Occorre una
forza politica che guidi le grandi scelte che dalla moneta verranno sostenute e rafforzate. Un’
unione monetaria non sorretta da una comune politica economica non può essere un punto di
riferimento per l’economia mondiale.
Se questa è la situazione credo che sia interesse dell’Unione Europea appoggiare apertamente i
tentativi in corso per arrivare alla costruzione di una moneta unica mondiale.

Ci vorrà un enorme lavoro e tantissimo tempo ma sarà un altro passo in avanti per rendere meno
probabili le ricorrenti crisi dell’economia mondiale.

Non possiamo che sottolineare la comunanza di idee tra la “sinistra” di Prodi e Padoa-Schioppa e la “destra” di Berlusconi, sostenitore del progetto United Future World Currency, come visto sopra.
Interessante a questo punto è soffermarsi su quanto detto dall’Economist nel lontano 1988 perchè questo rivela quali sono le strategie per arrivare all’introduzione della moneta unica; ripetiamo quanto riportato:


ci vorranno ancora parecchie tempeste valutarie, un altro po’ di crolli in borsa, e probabilmente un collasso economico o due“.
Sappiamo benissimo che l’economia mondiale è in mano a pochi soggetti, come i Rockefeller, i Rothschild, e i Soros e a poche Banche. Il controllo sull’intero sistema economico avviene attraverso (1) il monopolio della creazione del denaro dal nulla da parte delle Banche Centrali (che spesso sono anche banche private, come la Banca d’Italia o la FED), il quale è prestato agli stati nazionali, per il suo valore nominale (valore stampato sulla banconota) più gli interessi; la differenza tra costi di produzione (quasi nulli) e valore nominale è detta Signoraggio Primario; il risultato è il debito pubblico statale (quello che più conta per il controllo); (2) il monopolio nella determinazione dei tassi d’interesse operato sempre dalle Banche Centrali e (3) la pratica della riserva frazionaria, operata dalle Banche Commerciali (detta anche Signoraggio secondario) tramite la quale le banche commerciali possono creare credito per un valore non pari alle loro riserve di banconote e titoli di stato, ma multiplo di esso; con la velocita degli scambi, essa è un limite fittizio, quindi il sistema bancario può produrre a costo zero quantità illimitate di “denaro” dal nulla,.
Questi monopoli privati sono in grado di fare precipitare in fallimenti sia gli Stati nazionali, sia le aziende private, sia i privati mutuatari attraverso la creazione del debito inestinguibile.
Se nel mondo avvengono crisi, tempeste valutarie, crolli di borsa e collassi economici è perchè Loro vogliono che avvengano.

Ad esempio, nel Mercoledì Nero del 16 settembre 1992, Soros, azionista di controllo del fondo di investimento Quantum Fund, divenne improvvisamente famoso quando vendette allo scoperto più di 10 miliardi di dollari in sterline, approfittando della riluttanza da parte della Banca d’Inghilterra sia di aumentare i propri tassi di interesse a livelli confrontabili con quelli degli altri paesi (il Sistema Monetario Europeo) sia di lasciare il tasso di cambio della moneta fluttuante. Alla fine, la Banca d’Inghilterra fu costretta a far uscire la propria moneta dallo SME e a svalutare la sterlina, e Soros nel processo guadagnò una cifra stimata in 1,1 miliardi di dollari. Da quel momento fu conosciuto come “l’uomo che distrusse la Banca d’Inghilterra”. L’attacco speculativo del settembre 1992 portò ad una svalutazione della lira del 30% ed al prosciugamento delle riserve della Banca d’Italia, che fu costretta a bruciare 48 miliardi di dollari nel vano tentativo di arginare l’attacco speculativo. Sembra propio che il fondo di investimento Quantum Fund sia sotto controllo degli stessi Rothschild. Tutti questi eventi, fino all’ultimo collasso economico e la crisi del dollaro, non sono fenomeni naturali, come un temporale o la caduta di un meteorite, ma sono eventi finemente programmati.
Il fine di questi eventi, oltre a quello di svuotare le tasche alla povera gente, è anche quello di creare un Problema Globale al quale dovrà essera data una Soluzione Globale; la Soluzione Fittizia Globale sarà la Moneta Unica Mondiale.

Gli scettici della moneta unica di solito dicono che gli stati nazionali saranno ben restii ad abbandonare le loro monete nazionali. Questi scettici sono ignari di quanto accaduto all’UE e sono oltremodo ingnoranti di quanto stà accadendo in giro per il mondo. Traendo sempre spunto dall’articolo di VoceArancio elenchiamo alcuni tasselli della nascente architettura monetaria mondiale:

AFRICA:
introduzione dell’ECO. È la moneta della Zona Monetaria dell’Africa Occidentale. In Africa esiste già il FRANCO CFA, garantito in euro dal Tesoro francese, il quale circola in quattordici stati, tutti ex colonie francesi. La valuta che raggrupperà in futuro tutti i paesi africani, tranne il Marocco per il momento, sarà l’AFRO, elaborato dall’Unione africana. l’Afro dovrebbe entrare in circolazione, salvo reinvii, nel 2028.

ASIA:
introduzione dell’ACU (Asian Currency Unit), una moneta unica asiatica basata su un paniere di valute locali.

AMERICA LATINA:
introduzione del SUCRE (Sistema Unitario de Compensación Regional) nel gennaio 2010, una moneta virtuale (moneta elettronica per scambi commerciali tra i paesi aderenti, per il momento sarà solo un’unità di conto e valore come lo fu l’ECU per Unione Europea, ndr) condivisa da Antigua, Bolivia, Cuba, Dominica, Honduras, Nicaragua, Saint Vincent e Venezuela, (già riuniti nell’Alternativa bolivariana per l’America) oltre all’Ecuador. In futuro potrebbe diventare una moneta reale.

NORDAMERICA:

introduzione dell’AMERO, che potrebbe fare da moneta unica per Canada, Stati Uniti e Messico.

PAESI ARABI DEL CONSIGLIO DI COOPERAZIONE DEL GOLFO:
Introduzione del KHALEEJI, decisa nel lontano 2001, che ha avuto un rifiuto momentaneo da parte degli Emirati Arabi Uniti che non hanno gradito la decisione di assegnare la sede della futura banca centrale all’Arabia Saudita.

A proposito dell’America Latina possiamo già immaginare quali saranno le critiche da parte dei sostenitori dei regimi di Chavez e Morales. Hanno ragione, essi dicono, a staccarsi dal dollaro e dall’egemonia Usa e creare una loro valuta di scambio. Potrebbe essere in parte vero, visto dal loro punto di vista; ma la realta per noi è molto più complessa della semplice lotta dei buoni contro i cattivi. Invitiamo i sostenitori di Chavez e Morales ad essere un pò più scettici. Quello che ci suscità forti dubbi, ad esempio, è il fatto che entrambi questi leader hanno sbraitato il vangelo CO2ista alla Conferenza di Copenaghen. Il presidente venezuelano, a proposito della crisi economica mondiale, ha detto: “Se il clima fosse stato una banca, già lo avrebbero salvato”. Evo Morales ha duramente attaccato il capitalismo: “Se vogliamo salvare la Terra e l’Umanità dal cambiamento climatico dobbiamo prima farla finita con il capitalismo”, ha detto, precisando che “il cambiamento climatico è l’effetto del sistema capitalistico” e che occorre cambiare il nostro modello di vita. E’ evidente da queste parole che entrambi aderiscono al consenso pseudoscientifico CO2ista dell’effetto serra. Non sappiamo se lo fanno ingenuamente o strumentalmente; il dato che emerge, comunque, è che anche le loro politiche monetarie ed economiche sono in conformità con le politiche di integrazione monetaria ed economica in tutte le parti del mondo, paesi capitalisti compresi; un’altra grave mancanza ci sembra anche, a parte generiche accuse alle banche, quella di non svelare e denunciare il sistema truffaldino del Signoraggio bancario. Allargando un pò lo sguardo poi scopriamo che “queste omogeneizzazioni regionali sono il prerequisito alla creazione di un’unica moneta mondiale”.
Ritorniamo quindi alla moneta unica. Secondo il prestigioso economista di globalresearch Michel Chossudovsky “La geopolitica globale ha stretti rapporti con il sistema monetario internazionale: il controllo sulla creazione di moneta è uno strumento di conquista economica […] La riforma del sistema monetario internazionale è un progetto dei gruppi finanziari dominanti, discusso a porte chiuse. È improbabile che Russia e Cina, in larga parte subordinate agl’interessi bancari occidentali, possano svolgere un ruolo significativo nel funzionamento di una banca centrale a livello mondiale[…] La creazione di una nuova valuta mondiale e di un sistema bancario centrale è uno strumento di dominio economico globale intimamente collegato alla più ampia agenda militare USA-NATO […]
La potenziale “alleanza” tra i coincidenti interessi bancari americani, inglesi, europei e giapponesi culminerà nella confluenza di euro e dollaro in una unica valuta globale?
Significherebbe rafforzare il controllo egemonico di un ristretto gruppo mondiale di istituzioni bancarie e finanziarie sul processo di creazione della moneta, che, a sua volta, offuscherebbe le funzioni delle banche centrali nazionali, intaccherebbe la sovranità dello Stato nazionale e porterebbe probabilmente a una nuova fase della crisi debitoria mondiale.

Da Chossudovsky sono in disaccordo solo sul fatto che la moneta unica mondiale sia uno strumento unicamente nelle mani di Usa-Ue-Giappone, anche se questa triade potrebbe riportare ai programmi egemonici della Commissione Trilaterale. Io penso invece che se Russia e Cina hanno fatto questa proposta è perchè c’è ormai una coordinazione mondiale di tutte le elite monetarie nel volere la sua introduzione. Il peso nelle trattative di un Paese come la Cina poi è enormemente aumentato. Federico Rampini su R2 Diario di Repubblica del 14 luglio 2009 diceva: “La Cina usa la recessione globale per rimettere in discussione vecchie gerarchie e rapporti di forza. Poiché i mercati finanziari sanno perfettamente quanto sia importante la Cina come acquirente di titoli pubblici americani, e quindi quanto sia cruciale la fiducia dei leader asiatici nel dollaro, quell’uscita (l’idea di moneta unica, ndr) contiene un’implicita minaccia. È la prima volta nella storia che un presidente americano, nel definire la sua politica fiscale, è costretto a tener conto di un “vincolo esterno” che sta a Pechino, fornendo promesse alla Cina sulla solvibilità di lungo periodo del Tesoro americano.” Ormai si parla dei Bric, Brasile-Russia-India-Cina, come i nuovi potenti attori globali. Coerentemente al Nuovo Ordine Mondiale Multilaterale, sarà necessario dare ad ogni elite finanziaria (e solo a questa) delle potenze emergenti una nuova fetta della torta; ci sarà quindi un ridimensionamento del dollaro e ciò farà da apripista al programma di moneta unica.
Quello su cui concordo in pieno con Chossudovsky è invece il fatto che una simile moneta mondiale porterà a un controllo egemonico di un ristretto gruppo mondiale di istituzioni bancarie e finanziarie sul processo di creazione della moneta“. Come sa chi ha studiato a fondo il Signoraggio bancario, il controllo egemonico del processo di creazione di moneta da parte di poche istituzioni bancarie, vuol dire, in sostanza, mettere nelle mani di queste poche isituzioni mondiali la possibilità di creare denaro dal nulla (l’investimento della banca sarà solo il costo di stampa, se poi pensiamo che in futuro si svilupperà sempre più la moneta elettronica, il costo effettivo di produzione di questa moneta unica da parte della Banca Centrale Mondiale sarà ZERO). Una concentrazione di potere senza precedenti nella storia.
«I banchieri possiedono la terra. Portategliela via ma lasciategli il potere di creare denaro e con un semplice schizzo d’inchiostro creeranno abbastanza soldi per comprarla nuovamente. Tuttavia, portategli via il potere di creare il denaro e tutte le grandi fortune come la mia scompariranno e dovrebbero scomparire perchè in questo modo il mondo sarebbe un posto migliore e più felice da vivere. Ma se desiderate rimanere gli schiavi dei banchieri e pagare il costo della vostra schiavitù, lasciateli pure continuare a creare denaro»
Sir Josiah Stamp ex direttore della banca d’Inghilterra 1928
(Al tempo, ritenuto secondo uomo piu’ ricco d’Inghilterra)

Andrew Marshall in un articolo su globalresearch.ca afferma:

<< Nel 1998 Jeffrey Garten scrisse un articolo per il New York Times in favore di una “Fed globale”. Garten è stato preside della Yale School of Management, Sottosegretario al Commercio per gli Scambi Internazionali sotto Clinton, in precedenza aveva servito nell’amministrazione Nixon nel Council on International Economic Policy della Casa Bianca, e aveva fatto parte del gruppo di pianificazione dell’azione politica dei Segretari di Stato Henry Kissinger e Cyrus Vance sotto Carter e Ford, è stato Direttore Generale {managing director} alla Lehman Brothers, ed è membro del Council on Foreign Relations[…] Egli postula che “Una banca centrale indipendente, responsabile del mantenimento della stabilità finanziaria mondiale, è l’unica via d’uscita. Nessun altro può fare quel che è necessario: iniettare maggiore liquidità nel sistema per stimolare la crescita, ridurre i debiti stratosferici dei mercati emergenti, e supervisionare le operazioni di istituzioni finanziarie traballanti. Una banca centrale globale potrebbe fornire un incremento di liquidità nel momento in cui stesse perdendo rapidamente vigore.” Inoltre “Una tale banca rivestirebbe un ruolo di supervisione per banche ed altre istituzioni finanziarie ovunque nel mondo, fornendo qualche standard uniforme per un’oculata attività creditizia in posti come Cina e Messico. [Comunque, l]a regolamentazione non deve per forza essere inflessibile.” […]È interessante che Garten affermi che L’unica cosa che sarebbe inaccettabile, riguardo questa banca, sarebbe la dipendenza da corpi legislativi dalla visione a breve termine.” In sostanza, non dovrebbe rendere conto ai popoli del mondo. Perciò Garten si pone la domanda: ” A chi dovrebbe rendere conto una banca centrale mondiale? Sarebbe troppo potente per essere gestita solo da tecnocrati, per quanto i migliori tra loro dovranno comunque amministrarla. Una possibilità consiste nel collegare la nuova banca a un Gruppo dei Sette più allargato – magari un G-15 [o, nel contesto odierno, un G20] che includerebbe il G-7 e una rotazione di membri come Messico, Brasile, Sud Africa, Polonia, India, Cina e Corea del Sud.” Poi aggiunge che “Ci dovrebbe essere una stretta collaborazione” tra la banca globale e la Fed, e che “La banca globale non opererebbe all’interno degli Stati Uniti, e non sarebbe in grado di scavalcare le decisioni della nostra banca centrale“[…]Nel settembre del 2008 Jeffrey Garten scrisse un articolo per il Financial Times, in cui affermava  (la necessità, ndr) […] dell’istituzione di un’Authority Monetaria Globale che controlli mercati che ormai non hanno più confini[…]Alla fine dell’ottobre del 2008, Jeffrey Garten scrisse un articolo per Newsweek, in cui diceva che “i leader politici dovrebbero cominciare a stendere le basi per la formazione di una banca centrale globale.” […]Garten illustra i criteri e le funzioni di una banca centrale mondiale dicendo che “potrebbe essere il principale controllore delle grandi istituzioni finanziarie globali, tipo la Citigroup o la Deutsche Bank, le cui attività oltrepassano le frontiere,” come anche “operare da tribunale fallimentare quando le grandi banche globali che operano in svariati paesi devono essere ristrutturate. Potrebbe supervisionare non solo le grandi banche commerciali, tipo la Mitsubishi UFJ, ma anche il sistema finanziario ‘alternativo’ che si è sviluppato in anni recenti, consistente in fondi speculativi, gruppi di private equity e fondi sovrani – ciascuno dei quali oggi è sostanzialmente privo di controlli.” In più “potrebbe influenzare i principali tassi di cambio, e potrebbe presiedere a un nuovo summit monetario che riallinei dollaro e yuan, ad esempio, dato che uno dei suoi scopi principali sarebbe quello di affrontare il grande squilibrio finanziario che pende come una spada di Damocle sull’economia mondiale.”[…] Nel gennaio del 2009 leggiamo che “una soluzione lampante per evitare che i problemi si ripropongano darebbe la fondazione di una ‘banca centrale globale‘ – data l’incapacità di FMI e Banca Mondiale di prevenire la catastrofe finanziaria.” Il dottor William Overholt, senior research fellow alla Harvard Kennedy School, ex membro del Rand Institute, ha tenuto un discorso nel Dubai, durante il quale ha affermato che “Per evitare un’altra crisi abbiamo bisogno della capacità di gestire la liquidità globale. Teoricamente lo si potrebbe ottenere mediante un qualche genere di banca centrale globale, o attraverso la creazione di una valuta globale, o attraverso l’accettazione globale di un insieme di norme (che includano sanzioni) e un meccanismo di composizione delle dispute.” >>

Andrew Marshall, sempre nel suo articolo su globalresearch.ca più avanti afferma:

In definitiva, ciò che tutto questo implica è che il futuro dell’economia politica è fatto di passi sempre più rapidi verso un sistema globale di governance, ovvero di governo mondiale, con una banca centrale mondiale e una valuta globale, e che, contemporaneamente, questi sviluppi avverranno a fronte o a seguito di un declino della democrazia in tutto il mondo, con un conseguente incremento della gestione autoritaria del potere politico. Ciò di cui siamo testimoni è la creazione di un Nuovo Ordine Mondiale, consistente in una struttura autoritaria di governo globale. Difatti Il concetto di valuta globale e di banca centrale globale, è autoritario di per se, dato che sottrae anche gli ultimi residui di controllo e di possibilità di chiedere conto dalle mani dei popoli del mondo, donandoli a un piccolo e sempre più interconnesso gruppo di élite internazionali[…] E in effetti le “soluzioni” che vengono proposte per affrontare la crisi finanziaria globale beneficiano più coloro che questa crisi l’hanno provocata, piuttosto che quelli che ne stanno pagando le maggiori conseguenze: una classe media in via di dissolvimento, e tutti i diseredati, gli indebitati, i poveri del mondo. Le soluzioni proposte per questa crisi costituiscono l’espressione e la concretizzazione dello scopo ultimo, generazionale, dell’élite globale, e di conseguenza rappresentano la meno favorevole delle condizioni per la vasta maggioranza dei popoli del pianeta.

Per impedire tutto ciò sarà necessario un movimento di consapevolezza collettivo che si rifiuti di aderire a questo ordine che stanno costruendo sulle nostre teste.

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Nuova moneta mondiale cercasi

Articolo tratto da VoceArancio, settimanale della banca ING Direct

La svalutazione del dollaro mette a rischio la stabilità del sistema monetario mondiale. Al G20 la Cina ha chiesto di abbandonare il biglietto verde. E qualcuno lo sta già facendo.

Vogliono togliere al dollaro il ruolo di valuta di riferimento del sistema monetario mondiale.

Zhou Xiaochuan, governatore della Banca centrale cinese, Arkady Dvorkovich, primo consigliere economico del Cremlino, e un gruppo di economisti dell’Onu lo hanno chiesto ufficialmente, prima del G20 di Londra di aprile. Anche il nostro ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, e il presidente francese, Nicolas Sarkozy, avevano parlato di questa possibilità prima del vertice. Poi a Londra la cosa non è stata nemmeno discussa. Ma una piccola novità c’è stata: i grandi hanno portato da 250 a 750 i miliardi di dollari messi a disposizione del Fondo monetario internazionale, sottoscrivendo anche l’emissione di Diritti speciali di prelievo (Dsp) per un valore di 250 miliardi di dollari.

I Dsp sono una moneta virtuale, introdotta dal Fmi nel 1969: il loro valore si basa su un paniere di quattro valute – dollaro, yen, euro e sterlina – e vengono usati come unità di conto dalle organizzazioni internazionali. Proprio dei Dsp aveva parlato Xiaochuan in “Riformare il sistema monetario mondiale”, il documento con cui il governatore è andato all’attacco del dollaro. La proposta è esplicita: le transazioni monetarie internazionali (oggi l’86% è in dollari) dovrebbero invece essere effettuate attraverso i Dsp, il cui paniere dovrebbe includere anche le monete delle economie emergenti: almeno lo yuan renminbi cinese e la rupia indiana. In questo modo si garantirebbe al sistema monetario globale più stabilità e ai governi maggiore libertà di movimento. Il Wall Street Journal chiama i Dsp, senza troppi fronzoli, “funny money”, una moneta tipo quella del Monopoli o di “Bananalandia”, “pezzi di carta stampati in cantina dai funzionari del Fondo monetario”.

Il dollaro è al centro del sistema dal luglio del 1944. Cioè dalla conferenza di Bretton Woods: 730 delegati provenienti da 44 nazioni alleate si riunirono al Mount Washintgton Hotel di Bretton Woods (nel New Hampshire) per riformare il sistema monetario mondiale. Decisero che il prezzo del dollaro fosse fissato a un trentacinquesimo di un’oncia d’oro e stabilirono un cambio fisso con le altre valute. Il sistema resse per meno di 30 anni. La Federal Reserve e il Tesoro statunitense non riuscivano a gestire nello stesso tempo il rapporto fisso con l’oro e quello con le altre valute. L’equilibrio saltò, e nel 1971 il presidente Nixon ne prese atto: annunciò l’abbandono dell’aggancio tra dollaro e oro e introdusse un sistema di scambi flessibili con le monete estere. Novità che lasciò crescere altre valute (come il marco tedesco) ma che non intaccò il ruolo del dollaro come moneta di riferimento mondiale. E Washington continuò a gestire la volatilità del dollaro per compensare gli squilibri tra entrate e uscite.

Le riserve valutarie dei governi sono piene di dollari. Il Fondo monetario internazionale dice che alla fine del 2008 il valore delle riserve in valuta estera dei governi ammontava a 4.300 miliardi di dollari: 3mila erano in dollari, mille in euro, 300 in altre valute. La Cina ha riserve in valuta estera per un valore di 1.950 miliardi di dollari. Il 70% di quei soldi sono investiti in titoli denominati in dollari, come i buoni del Tesoro Usa. Il Giappone ha investito in obbligazioni americane 700 miliardi di dollari. Gli stati del Golfo hanno altri 125 miliardi di dollari.

Le politiche monetarie americane stanno costruendo le basi per un’ondata inflazionistica negli Stati Uniti, e quindi per una svalutazione del dollaro. Tendenza in corso da anni: il deficit americano, tra il 1990 e il 1996, era stato, in media, di 91 miliardi l’anno; tra il 1997 e il 1999 la media è salita a 176 miliardi; nel 2003 il passivo statale è arrivato a 539 miliardi ed è salito a 833 nel 2006. Il presidente Obama ha fatto approvare una finanziaria dove il deficit 2009 è di 1.750 miliardi di dollari, quello del 2010 di 1.170 miliardi. La Fed sta tenendo i tassi a zero, compra bond statali e privati.

Alla nascita dell’euro, il 1° gennaio 1999, la moneta unica valeva 1,1667 dollari. Il 2 dicembre 1999 l’euro scese fino alla parità, il 27 gennaio 2000 andò anche sotto. Il minimo storico è stato di 82,3 centesimi di dollaro per un euro, il 26 ottobre 2000. La parità è tornata il 15 luglio 2002. Nel 2006 si è avviata una rapida ascesa che ha portato l’euro fino al massimo storico di 1,59 dollari (il 7 luglio 2008), mentre oggi il cambio è attorno a 1,3 dollari per un euro.

Nel novembre del 2007, quando l’euro valeva più o meno 1,4 dollari, la top model Gisele Bundchen chiese che le sue prestazioni fossero pagate in euro. Fece clamore anche il videoclip della canzone “Blue Magic” del rapper americano Jay-Z, dove si vedeva il cantante in giro per le strade di New York su una Rolls Royce con una valigetta piena di banconote da 500 euro.

Alcuni governi, come la Svezia o gli Emirati, hanno deciso di cambiare da dollari a euro parte delle loro riserve valutarie. Il cartello petrolifero dell’Opec – anche sobillato dagli estremisti anti-Usa di Iran e Venezuela – ha iniziato a parlare seriamente di fissare direttamente in euro il prezzo del petrolio.

Chi vuole sostituire il dollaro con un’altra valuta cardine del sistema monetario mondiale sa però che, al momento, non ci sono alternative. L’euro è la moneta di un sistema di banche europee ancora troppo frammentato, per regole e autorità nazionali. L’Europa non ha poi una politica unitaria di bilancio, il che genera non poche incertezze sul valore della valuta. L’ingresso dell’Inghilterra nell’Unione monetaria potrebbe aiutare, ma Londra non ha intenzione di rinunciare alla sterlina (anche se un movimento pro-euro è in crescita). Lo yuan renminbi, peraltro parecchio manipolato da Pechino negli ultimi anni, potrà ambire al posto di perno del sistema solo fra decenni.

Così Xiaochuan si è giocato la carta dei Dsp. Ma ha citato anche Keynes. L’economista inglese si era presentato a Bretton Woods con una serie di proposte sull’economia globale. Una era il Bancor: una moneta unica mondiale inizialmente fissata in base al valore di 30 materie prime. Il Bancor non sostituiva le valute, ma era il metro per valutare le importazioni e le esportazioni planetarie. Ogni stato doveva essere in grado di avere un saldo zero tra entrate e uscite, perché un organismo centrale – chiamato International currency union – avrebbe tassato i surplus o i deficit della bilancia commerciale. L’obiettivo era incoraggiare i sistemi nazionali a cercare l’equilibrio commerciale ed evitare che ci fossero nazioni debitrici o creditrici.

A Bretton Woods la proposta di Keynes non passò. Passò la soluzione rivale dell’americano White, che metteva il dollaro al centro. Per Keynes la sconfitta fu pesante. L’inglese morì due anni dopo, il dispiacere dell’esito di Bretton Woods, dicono alcuni, contribuì.

L’idea di una moneta unica mondiale non è passata solo per la testa di Keynes. Venne in mente anche al mercante-banchiere-saggiatore reggiano Gasparo Scaruffi, nel ‘500: la sua riforma monetaria era imperniata sull’Alitinonfo (dal greco “vero volume”) come unità di misura delle monete del mondo. E nel 1916 ripropose l’idea della moneta mondiale (l’avrebbe chiamata Oro) l’economista americano Edwin Kremmer. Dopo Keynes, a proporre l’unificazione monetaria mondiale fu Pierre Werner, primo ministro del Lussemburgo e padre dell’euro. La sua valuta avrebbe dovuto chiamarsi Mondo.

Nomi bizzarri, ma la moneta mondiale non è solo faccenda da aneddotica. A fine 2000, il Fondo monetario tenne un Economic Forum dal titolo: “One World, One Currency: Destination or Delusion?”. Nel 1998 l’Economist ha previsto l’avvento della moneta unica dei paesi ricchi entro il 2018, ma prima “ci vorranno ancora parecchie tempeste valutarie, un altro po’ di crolli in borsa, e probabilmente un collasso economico o due”. Mentre Paul Volcker, ex governatore della Federal Reserve, dichiarò nel 2000: “Se stiamo andando verso un’economia veramente globale, una valuta mondiale comune ha perfettamente senso”.

Per arrivare a una moneta unica serve molto tempo e diverse condizioni. C’è una teoria di “area valutaria ottimale” elaborata dal premio Nobel canadese Robert Alexander Mundell. Le condizioni che devono essere soddisfatte perché le monete di due o più Paesi possano fondersi in una sola sono: i Paesi devono avere già un fitto intreccio di scambi, devono avere economie simili nella struttura e nella congiuntura, ci dev’essere una sufficiente omogeneità nel grado di sviluppo e nelle istituzioni, devono avere condizioni di finanza pubblica non dissimili e tassi d’inflazione e d’interesse non troppo diversi.

Per arrivare al dollaro unico gli Stati Uniti ci misero 147 anni: fino al 1934. Il processo fu complesso. La Costituzione del 1787 aveva stabilito che «tutti i debiti e gli impegni esistenti a carico degli Stati confederati prima dell’entrata in vigore della Costituzione saranno validi nei confronti degli Stati Uniti, nell’ambito della nuova Costituzione, come lo erano nell’ambito della precedente Confederazione». I singoli Stati rimasero molto autonomi, ognuno con la sua valuta. Il Maryland all’inizio dell’Ottocento pose una tassa del 2% sui dollari emessi dagli altri Stati. Bocciata nel 1819 dalla Corte suprema. La Banca centrale federale, la Federal Reserve, fu creata solo nel 1913. Un valore unico e definitivo del dollaro arriva solo nel 1934, con il “Gold Reserve Act” del presidente Roosevelt.

L’Europa ci mise molto meno. Nel 1988 il Consiglio europeo affidò al comitato dei governatori delle banche centrali delle Comunità Europee il compito di progettare l’Unione economica e monetaria. Nel 1990 si arrivò alla liberalizzazione dei flussi di capitale tra gli Stati membri e nel 1992 il trattato di Maastricht stabilì i parametri per aderire all’euro. La Banca centrale europea si insedia nel 1998, dal 1° gennaio 1999 sono fissati i cambi tra le valute dell’Unione. Dal 1° gennaio 2002 l’euro entra in circolazione.

Anche altrove ci stanno provando. Ad esempio in Africa. Il primo ad arrivare – deve debuttare il 1° dicembre – sarà l’Eco. È la moneta della Zona Monetaria dell’Africa Occidentale, gruppo di cinque paesi (Gambia, Ghana, Guinea, Nigeria, Sierra Leone) che fanno parte della Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale, 16 Stati che, in tempi ancora da definire, potrebbero tutti adottare l’Eco. Monete uniche africane esistono già. C’è il Franco Cfa. Garantito in euro dal Tesoro francese, ha due versioni non intercambiabili: quella del Banco Centrale degli Stati dell’Africa Occidentale e quella del Banco degli Stati dell’Africa Centrale. Circola in quattordici stati, tutti ex colonie francesi. La sigla Cfa stava per Colonie francesi africane, mentre oggi significa Comunità francese d’Africa in una versione e Cooperazione finanziaria dell’Africa Centrale in un’altra. E c’è l’Afro, elaborato dall’Unione africana come valuta ufficiale della Comunità economica africana che raggruppa tutto il continente nero, escluso il Marocco. Istituito con un trattato (quello di Abuja, del 3 giugno 1991) che è precedente a quello di Maastricht, l’Afro dovrebbe entrare in circolazione per il 2028. Ma ci sono stati come l’Egitto, lo Swaziland e il Lesotho, che hanno già chiesto un rinvio.

La Banca per lo sviluppo asiatico lavora all’Acu, una specie di moneta unica asiatica basata su un paniere di valute locali. Il progetto è ancora molto generico. Non si sa, soprattutto, se la Cina sarà mai disposta a farne parte, magari rischiando di subire l’egemonia dello yen giapponese.

In America Latina entrerà in vigore a gennaio 2010 il Sucre. Sarebbe una moneta virtuale condivisa da Bolivia, Venezuela, Nicaragua e Cuba, Dominica, Saint-Vincent e Granadine (già riuniti nell’Alternativa bolivariana per l’America) oltre all’Ecuador. In futuro potrebbe diventare una moneta reale. Intanto in Ecuador la moneta corrente sono i dollari americani. Nel Nordamerica è stato ipotizzato l’Amero, che potrebbe fare da moneta unica per Canada, Stati Uniti e Messico. Tre Stati che oggi condividono un’area di libero scambio (il Nafta) e un accordo di protezione reciproca (il Spp).

I sei paesi arabi del Consiglio di cooperazione del Golfo (Gcc) nel 2001 avevano deciso di dar vita a un’unione monetaria fissando il lancio di una moneta comune, il Khaleeji (vuole dire “del Golfo”), al 1° gennaio 2010. I Paesi erano Bahrain, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. A seppellire il progetto, però, sono stati proprio gli Emirati, che non hanno gradito la decisione di assegnare la sede della futura banca centrale all’Arabia Saudita (si erano candidati loro per primi a ospitarla). «L’Unione monetaria – ha detto il 20 maggio scorso una fonte della banca centrale di Abu Dhabi – non ci interessa più se non possiamo avere nessuna voce in capitolo».

Oggi niente più dell’oro ha l’aspetto di una moneta unica mondiale. E si parla anche di tornare al “gold standard”, quello abbandonato da Nixon nel ’71. I finanzieri si stanno scambiando e-mail su un saggio intitolato Oro e libertà economica. È degli anni Sessanta, lo aveva scritto Alan Greenspan. «Sotto il regime di gold standard, il credito che una nazione può sostenere è determinato dagli asset tangibili dell’economia. Ma senza questo regime non c’è nessuno store value (bene rifugio, ndr). La spesa in deficit è semplicemente uno schema per la confisca della ricchezza. L’oro, in questo contesto, protegge il diritto di proprietà».

Tornare all’oro causerebbe uno choc. Ubs calcola che per reintrodurre il gold standard le riserve auree degli Usa sono così scarse che si dovrebbe quotare l’oro a 6.000 dollari l’oncia. Per implementare lo standard in Giappone, Cina e Stati Uniti il prezzo supererebbe i 9.000 dollari. Oggi un’oncia è quotata a 915 dollari.

Link di approfondimento:

Nuova moneta mondiale cercasi

Una moneta una sola banca centrale, il Sole 24 Ore

Sindaco Moratti alla presentazione del progetto “United Future World Currency”

La Moneta Copernicana

Il Nuovo Ordine Finanziario Mondiale: Verso la Moneta Unica Globale e il Governo Mondiale

Ora l’Acu asiatica allarma re dollaro

Un mondo chiamato Bric

Chavez announces new Latin American currency

Sucre, The New Latin American Currency To Replace US Dollar For Intra-Regional Trade

Latin American Leftists to trade in new virtual ‘sucre’ currency

Morales e Chavez pensano a una moneta alternativa al dollaro

L’Africa Occidentale verso la moneta unica

Afro (valuta)

Il Golfo avrà la sua moneta unica


http://www.osservatoriosulmondo.com/archivio/57-30_04_09.pdf



«il Cristiano, l’Ebreo, il Mussulmano, il Buddista, il seguace di Confucio e di Zoroastro possono unirsi come fratelli e accomunarsi nella preghiera al solo Dio che è sopra a tutti gli altri dei»
“Albert Pike,Morals and Dogma”(vol. III, pag. 153).

La Lucis Trust, originariamente Lucifer Publishing Company, fu fondata nel 1922 da Alice Bailey, erede degli insegnamenti Teosofici di Elena Petrova Blavatsky e profetessa ufficiale della religione della Nuova Era.
La Lucis Trust è un’organizzazione non governativa a statuto consultivo presso il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite, con sedi a new York, Londra e Ginevra.

La Lucis Trust fornisce un supporto finanziario mondiale alle sue diverse sezioni che sono:
-La Scuola Arcana
-La Buona Volontà Mondiale
-I Triangoli
-La Lucis Publishing
-La Lucis Production
-Le Biblioteche Lucis Trust
Il Nuovo Gruppo dei Servitori del Mondo
-Gestisce la Sala della Meditazione delle Nazioni Unite
Esiste anche un canale youtube consultabile qui

La Scuola Arcana

La Scuola Arcana fu fondata da Alice A. Bailey nel 1923 per rispondere a una richiesta manifesta e sempre crescente di un insegnamento e di una formazione più approfonditi nella scienza dell’anima.
La Scuola Arcana è stata creata per essere una scuola di formazione, rivolta agli adulti, sulle tecniche di meditazione e di sviluppo del potenziale spirituale. La scuola offre corsi progressivi di studio e meditazione, oltre a una formazione pratica al servizio di gruppo. L’intento della formazione esoterica offerto dalla Scuola Arcana è di aiutare lo studente nel suo sviluppo spirituale, aiutarlo ad accettare le responsabilità dello stato di discepolo e a servire il Piano servendo l’umanità. L’esoterismo è un modo di vivere pratico.

Buona Volontà Mondiale

Fondata nel 1932, l’organizzazione è riconosciuta dalle Nazioni Unite, oggi come una ONG. La Buona Volontà Mondiale lavora direttamente con i “federalisti del mondo”, ed è parte del lavoro di “Esternalizzazione della Gerarchia” di “menti illuminate”, che ci introduca in una “Age of Maitreya”.
La Buona Volontà offre numerose possibilità per sviluppare la partecipazione individuale e di gruppo al servizio dell’umanità in questo periodo cruciale della storia:

Triangoli

Fondati nel 1937, Triangoli è il nome di una rete globale di cellule, i cui membri pregano una “Grande Invocazione”, specialmente con la luna piena, quando i membri del triangolo possono essere influenzati dai segni astrologici dello Zodiaco.


Nel suo sito web la Lucis Trust smentisce di essersi mai chiamata Lucifer Trust ma ammette il fatto che, per un breve periodo di tempo, quando Alice e Foster Bailey erano agli inizi, pubblicavano i loro libri con la loro “Lucifer Publishing Company”, nel 1925 cambiata in “Lucis Publishng Company”. Dopo che gli autori della pagina web rimarcano la diversa radice, secondo loro, delle parole Lucis e Lucifer, essi dicono che non sanno (ma guarda!) le motivazioni del perchè i Bailey avevano scelto originariamente il nome di Lucifer, ma subito dopo affermano:” possiamo solo supporre che essi, come il grande maestro HP Blavatsky, per il quale avevano un enorme rispetto, abbiano cercato di ottenere una più profonda comprensione del sacrificio di Lucifero. Alice e Foster Bailey erano studenti e insegnanti seri della Teosofia, una tradizione spirituale che vede Lucifero come uno degli angeli solari, quegli esseri avanzati che la Teosofia dice essere discesi (e quindi “la caduta”) da Venere sul nostro pianeta, eoni fa, per portare il principio dello spirito a quello che allora era l’animale-uomo. Nella prospettiva teosofica, la discesa di questi angeli solari non è stata una caduta nel peccato o nella vergogna, ma piuttosto un atto di grande sacrificio, come suggerisce il nome “Lucifero“, che significa portatore di luce.…”
Se lo dite voi ci crediamo! Ma allora ci chiediamo se ci sia poi una reale distinzione di signicato profondo tra Lucis che significa “Luce” (light) e Lucifer, che deriva dal latino, Lux o Lucis (luce) e ferre (portare), e vuol dire Portatore di Luce. A proposito di portatori di luce non si può non citare la statua di Prometeo dinnanzi al Rockefeller Center di New York. Nell’incisione sovrastante la statua  si legge: “Prometeo maestro di ogni arte portò il fuoco che ai mortali si è rivelato un mezzo per intenti possenti. Saggezza e conoscenza saranno la stabilità dei tempi”.
Secondo Epiphanius, nel libro Massoneria e Sette Segrete (libro di ispirazione fondamentalista cristiana, fatto però che non sminuisce le documentatissime esposizioni), la Fondazione Rockefeller fa parte prorpio della Lucis Trust; del monumento di fronte alla Fondazione si dice:“Prometeo è rappresentato plasticamente in atto di slanciarsi a portare il fuoco – simbolo della luce iniziatica – agli uomini; curiosamente il volo del mitico eroe si colloca al centro di un anello che rappresenta lo Zodiaco, ed è rivolto in direzione delle costellazioni dei Pesci e dell’Acquario. Un insieme di facile lettura se in Prometeo riconosciamo uno degli emblemi chiave del New Age, quel Sole – Lucifero per antonomasia – che si muove nelle costellazioni e dirige teosoficamente i destini dell’umanità”
Terry Melanson scrive:
La Lucis Trust è controllata attraverso un consiglio fiduciario internazionale la cui composizione si dice che includa: John D. Rockefeller, Norman Cousins, Robert S. McNamara, Thomas Watson, Jr. (IBM, ex ambasciatore degli Stati Uniti a Mosca), Henry Clausen, Grand Comandante del Consiglio Supremo, 33 Grado, Distretto Meridionale del Rito Scozzese e Henry Kissinger. Questo consiglio terrebbe legata l’organizzazione occulta e influente della Bailey alla cospirazione internazionale di gruppi elitari, tra cui il Council on Foreign Relations (CFR), il Bilderbergs, e la Commissione Trilaterale.
Sono stato in grado di confermare alcune di queste connessioni attraverso il coinvolgimento della Lucis Trust nella Windsor International Bank and Trust Company, dove sul suo sito, la Banca Windsor afferma chiaramente che essa è “un membro di, un consulente, una consociata di, amico di, benefattore di, o collaboratore di, alcune Organizzazioni di seguito: ”

    * Fondo internazionale per lo sviluppo
    
* La Sala Family Foundation
    
* La Fondazione Rockefeller
    
* WHO / Habitat for Humanity
    
* Il Lucis Trust (ONG); delle Nazioni Unite
    
* National Resources Defense Council
    
* Capital Missioni Company
    
* Investors Circle
    
* The Coca-Cola Foundation
    
* Fellowship for International Education
    
* International Monetary Agency
    
* International Center for Educational Advancement
   
* Fondo Christian Children’s (Worldwide)
    
* BAMPAC (Black America’s Political Action)
    
* Fellowship per la Riconciliazione
    
* Istituto Nazionale per il Progresso delle Scienze
    
* Associazione internazionale per la cooperazione ambientale
    
* World Wildlife Federation
    
* Council on Foreign Relations (CFR)
    
* CARICOM
    
* NAFTA
    
* MERCOSOR
    
* Consiglio dei Paesi emergenti
    
* Freedom Communications, Inc.
    
* L’Istituto europeo (Affari esteri Magazine)
    
* United Nations Association degli Stati Uniti
    
* La NAACP (National Association of Colored People)
    
* The Royal Heritage Charitable Relief Fund

IMPORTANTE SVILUPPO Dopo aver postato questa scoperta, la Banca Windsor ha prontamente cambiato la loro pagina e ha cancellato tutte le tracce delle connessioni che ho esposto sopra. Al momento in cui scriviamo non hanno più una presenza sul web. Sono stato in grado di salvare una copia – grazie alla cache di Google – della pagina e di quanto apparso quando ho esposto questo sulla Lucis Trust:
http://www.conspiracyarchive.com/NewAge/windsor.htm”

David S. Katz, nel suo libro La Tradizione Occulta, parlando del lavoro della Blavatsky, tratteggia quella che è una vera e propria mitologia:

la Blavatsky ne getta le basi in Iside Svelata e vi apporta delle modifiche in La Dottrina Segreta, oltre ad ambientarli in India anzichè in Egitto. Il concetto sottostante è la presenza di un’ “antica saggezza” che non sarebbe mai venuta meno: “La gnosis aleggia ancora sulla terra, e i suoi devoti sono molti, ancorchè sconosciuti”. Questa forma di conoscenza era stata tramandata attravarso i secoli in varie società segrete, gli ermetici, i rosacroce, i sufi, i druisi. Inoltre, possiamo trovare echi di queste conoscenze nei miti, nelle leggende e negli insegnamenti religiosi di tutti i popoli: è per questo che esistono tante dottrine simili nelle diverse fedi. L’obiettivo della Teosofia è mettere insieme tutti questi elementi, per costrure un tutto coerente ed esaustivo. Madame Blavatsky ci dice che , lasciando da parte le forze studiate di solito dagli scienziati, c’è un altro sistema parallelo, non meno naturale, ma le cui dinamiche vengono comprese meglio da veggenti e sciamani, in grado di identificare l’energia che esiste in tutte le cose. Questa energia assume diversi nomi – etere, vril, forza odica, magnetismo animale e così via – ma in ogni caso può essere incanalata da coloro che sono in grado di apprenderne i segreti attraverso la padronanza di scienze come l’astrologia e di tecniche come la chiaroveggenza”.

  A destra il simbolo della Società Teosofica, si noti la svastica in alto


Il Culto di Lucifero è bene espresso dalla Blavatsky nel suo libro La Dottrina Segreta-Antropogenesi  (Milano, Bocca, 1953) Parlando di Dio nel Giardino dell’Eden la Blavatsky scrive: “L’Essere […] che fu il primo a pronunciare queste parole crudeli: “Vedete, l’uomo è divenuto come uno di noi, capace di conoscere il bene e il male” […] deve essere in realtà stato l’Ilda-baoth, il Demiurgo dei Nazareni, pieno di rabbia e invidia verso le sue proprie creature […]. In questo caso è naturalissimo, anche attendendosi letteralemnte, considerare Satana, il Serpente della Gnosi, come un vero Creatore e Benefattore, come il Padre dell’Umanità spirituale. Fu lui infatti il “Precursore della Luce”, il brillante e radioso Lucifero che aprì gli occhi all’Automa “creato”, come si pretende, da Geova. Fu lui il primo a sussurrare:”Il giorno in cui ne mangerete sarete come Elohim e conoscerete il bene e il male; perciò non può essere considerato che come un Salvatore”. […] il magnifico apostata, potente ribelle ch’è tuttavia nello stesso tempo il “Portaluce”, il Lucifero, “Stella del Mattino“…
Energia celeste invincibile e senza sesso… invincibile combattente virginale, rivestito… e al tempo stesso armato del gioci gnostico del “rifiuto di creare“.

 
La Teosofia rivela un vero e proprio pantheon di divinità, Epiphanius scrive:
Il Regno di Dio, seconda unità trinitaria, è di volta in volta descritto dai teosofi come centro dei Master of Wisdom, i Maestri di Saggezza, o come “Gran loggia Bianca”, dove l’amore di Dio si manifesta, o più frequentemente come Gerarchia, intesa quale insieme dei “Grandi Esseri” (ma non erano solo i sette della casa del Padre?) che attuano il Piano.
La guida della Gerarchia è affidata a due capi: l’uno riservato all’Occidente, detto “il Cristo”, di cui si attende il ritorno, l’altro all’Oriente, il Buddha, più consono alle esigenze di laggiu. Sembra peraltro che il primo abbia dei vantaggi sul secondo. Incontri annuali al vertice fra loro due fanno comunque parte del “Piano” “.

Una coincisa descrizione del Piano ce la da Foster Bailey che nel 1972 pubblicò un libro, Running God’s Plan dove dice:
“Il piano di Dio è consacrato all’unificazione di ogni razza, religione e credo. Questo piano, consacrato al nuovo ordine di cose, è di fare nuove tutte le cose – una nuova nazione, una nuova razza, una nuova civiltà e una nuova religione, una religione non settaria che è già stata individuata e chiamata la religione de “La Grande Luce” “.
La Nuova Religione Mondiale si proprone come un superamento di tutte le religioni tradizionali, che dovranno essere distrutte e abbandonate; nel manifesto della nuova religione, tradotto più sotto, leggiamo:”Gli uomini di chiesa devono ricordare che lo spirito umano è superiore a tutte le chiese e più grande del loro insegnamento. Nel lungo periodo, questo spirito umano li sconfiggerà e procederà trionfalmente nel Regno di Dio, lasciandoli molto indietro a meno che non entrino come parte umile della massa degli uomini. Niente sotto il cielo può arrestare il progresso dello spirito umano nel suo lungo pellegrinaggio dalle tenebre alla luce
Sempre dal libro di Foster Bailey si apprende che tra i membri della Gerarchia, oltre a entità disincarnate, ci sarebbero anche persone in carne e ossa: “un gruppo di dirigenti a livello mondiale esperti e specialisti nei vari campi […] grandemente abili nell’utilizzare il fattore tempo” interamente tesi a “combattere l’eresia della separatività tra gli uomini e (che) perciò riguardano con particolare atenzione soprattutto tre aspetti degli affari umani: religione, istruzione e governo”.
Epiphanis scrive:”Dalla Gerarchia deriverebbe ai maghi – e cioè alla parte della Gerarchia che vive in corpi fisici – la forza, L’AUTORITA’ necessaria per la realizzazione del “Piano”.
Foster Bailey chiama questa forza “Buona Volontà” con un significato affatto diverso peraltro da quello comunemente attribuitole. Foster Bailey, infatti, con la competenza indiscussa che gli deriva dal fatto di essere responsabile della “Buona Volontà Mondiale”, la definisce “energia che attinge al massimo dagli insegnamenti esoterici”, e che “scorre lungo un canale di comunicazione” dai Master of Wisdom agli uomini.
Dal che si evince che i Master of Wisdom incarnati, oltre che esperti nei vari campi, sono anche esoteristi acquariani e, in quanto tali, utilizzano quelle virtù che il settimo Raggio graziosamente depone ai loro piedi, cioè “Incantesimo, Magia, Rituale”. Non è pertanto azzardato ritenerci in realtà alla presenza di maghi in diretto contatto con entità che il Catechismo definisce inequivocabilmente demoniache
“.
Nel manifesto della Nuova Religione Mondiale della Lucis Trust, che trovate tradotto più sotto, è utile riportare ora un passaggio relativo alle tecniche di Invocazione ed Evocazione:
La Scienza dell’invocazione e dell’evocazione prenderà il posto di ciò che oggi chiamiamo “preghiera” e “culto“.
Questo nuovo lavoro invocativo sarà la nota dominante della prossima religione mondiale e si dividerà in due parti. Ci sarà il lavoro invocativo delle masse del popolo, ovunque, addestrate dal personale spirituale del mondo (che lavorano nelle chiese ove possibile, nell’ambito di un clero illuminato) ad accettare il fatto dell’avvicinamento delle energie spirituali, per mezzo di Cristo e la sua Gerarchia spirituale, e addestrate anche per esprimere la loro domanda di luce, di liberazione e di comprensione. Ci sarà anche il lavoro qualificato di invocazioni praticate da coloro che hanno formato la loro mente attraverso la meditazione, che conoscono la potenza delle formule, dei mantra e delle invocazioni e che lavorano coscientemente. Essi incrementeranno l’uso di certe grandi formule di parole, che in seguito saranno date alla razza, proprio come la preghiera del Signore è stata data dal Cristo, e come “La Grande Invocazione” è venuta dall’esterno dalla Gerarchia per essere usata in questo momento.”

Alla luce dei fatti esposti sopra queste Invocazioni ed Evocazioni assumono tutto un’altro significato. Tramite esse si invocherebbe “
Satana, il Serpente della Gnosi, come un vero Creatore e Benefattore, come il Padre dell’Umanità spirituale […] il Precursore della Luce, il brillante e radioso Lucifero […] o altre entità che il Catechismo definisce inequivocabilmente demoniache“.

L’elaborazione della Nuova Religione Mondiale da parte della Lucis Trust si spinge fino alla costituzione di Nuove Festività Mondiali in sostituzione delle vecchie:
1. La Festività di Pasqua. Questa è la festività del Cristo risorto vivo. Questa festività è determinata sempre dalla data della luna piena di primavera
2. La Festività del Wesak. Questa è la Festività del Buddha. Questa sarà fissata annualmente in relazione al plenilunio di maggio.
3. La Festività della Buona Volontà. Questa sarà la Festività dello spirito umano. Questa sarà fissata annualmente in relazione alla luna piena del mese di giugno.
Le restanti lune piene costituiranno festività minori ma saranno riconosciute anche’esse di vitale importanza. Esse stabiliscono gli attributi divini nella coscienza dell’uomo, così come le Festività più importanti stabiliscono i tre aspetti divini.
La scelta dei periodi di luna piena non è a caso, infatti la setta pensa che è proprio in questi periodi che si sperimenta un massimo di energia e di opportunità di contatto spirituale. Questo massimo non è dato dalla luna in se ma dal fatto che, in questo periodo, c’è un allineamento libero e senza impedimenti tra il nostro pianeta e il sole, il centro del sistema solare, la fonte di energia di tutta la vita sulla terra.
Anche qui si rivela il Culto del Sole Luciferino.
Non è qui possibile  delineare tutti i contori e le sfacettature della dottrina Teosofica della Lucis Trust, perchè non basterebbe un libro; mi limito a proporvi pertanto la lettura “illuminante” del loro documento

Manifesto Ufficiale della Nuova Religione Mondiale

Quella che presento sotto è la traduzione del documento ufficiale della Lucis Trust dal titolo “La Nuova Religone Mondiale” consultabile nel loro sito all’indirizzo:
http://www.lucistrust.org/en/service_activities/world_goodwill__1/key_concepts/the_new_world_religion

Mentre sono contrario a questa Unica Religione Mondiale non sono automaticamente contro tutti i movimenti spirituali che si stanno affrancando dalle Religioni Tradizionali viste ormai come oppressive e dogmatiche da molti.
I movimenti spirituali vanno valutati singolarmente.
La Nuova Religione Mondiale è un Falso Opposto. E’ anche una via seduttiva, fatta di parole eteree e celestiali. Il problema è che il potenziale movimento spirituale di risveglio delle persone viene deviato dalla Lucis Trust e reingabbiato in una forma di Oppressione Religiosa Mondiale Massificata. Questa nuova Oppressione rivela i contorni di una Monocultura della Mente, e un Monopolio Mondiale sulla Vita Spirituale; ci spinge ad abbracciare Nuovi Dogmi Mondiali e Nuove Gerarchie di Maestri Illuminati al cospetto dei quali noi siamo poveri discepoli sudditi e bisognosi. Ci dispensa Invocazioni ed Evocazioni Luciferine. Impone un Conformismo Mondiale anzichè sviluppare le diversità, anzi, le diversità religiose e culturali sono viste dalla setta solo come fonti di guerre e conflitti, e non come umana ricchezza. Questa Monocultura Luciferina della Mente probabilmente si svilupperà di pari passo alla costruzione di un Governo Mondiale, come espresso nelle dichiarazioni pubbliche di molti statisti, banchieri e potenti lobby.

p.s.
Sarebbe bizzarro che la gente accusasse il sottoscritto di cosiddetto “complottismo”; lo scrivente si limita a riportare documenti ufficiali della Lucis Trust liberamente consultabili sul loro sito www.lucistrust.org. Se proprio si vuole lanciare l’accusa di complotti lo si faccia verso la Lucis Trust il cui obiettivo è scritto nero su bianco nel loro sito e trascritto qua sotto in italiano.

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        LUCIS TRUST

The New World Religion – La Nuova Religione Mondiale

(Il testo di questo pamphlet è adattato da due libri di Alice A. Bailey – la riapparizione del Cristo e l’esternalizzazione della Gerarchia entrambi pubblicati da Lucis Publishing Company, New York e Lucis Press Limited, London.)

La religione è il nome dato all’appello invocativo dell’umanità e alla suggestiva risposta della più grande vita a quel grido.

Il vero spirito religioso è fondamentalmente più vivo oggi che in qualsiasi momento passato. Ovunque la gente è pronta per la luce ed è in attesa di una nuova rivelazione.
Solo i grandi principi fondamentali della vita possono davvero soddisfare le esigenze dell’umanità. La Religione nella nuova età deve essere basata su verità che sono universalmente accettate. Queste sono:

   1. Il fatto di Dio, sia trascendente che immanente.
   2. Il rapporto dell’uomo con Dio, siamo tutti figli “del Padre”.
   3. Il fatto dell’immortalità e della persistenza eterna, derivanti dalla divinità essenziale dell’uomo.
   4. La continuità della rivelazione e gli approcci divini, Dio non ci ha mai lasciato senza testimoni.
   5. Il fatto del nostro rapporto con l’altro, o di fratellanza umana.
   6. Il fatto della Via che porta a Dio, percorsa nel corso dei secoli da mistici, occultisti e santi di ogni fede religiosa.

La fonte di tutte le grandi religioni e filosofie del mondo è la Gerarchia spirituale del pianeta, i cui membri sono chiamati i custodi del piano divino.
Oggi è possibile un altro grande approccio di Dio all’uomo, una nuova rivelazione. L’umanità attende il ritorno del maestro del mondo, capo della Gerarchia spirituale, noto come il Cristo in Occidente e il Signore Maitreya in Oriente, e riconosciuto da molti nomi – Messia, Imam Mahdi, Zarathustra – nelle diverse religioni del mondo.

Il concetto di una religione mondiale e la fusione delle fedi è ormai un campo di discussione. Nel mondo futuro, tutti gli uomini di inclinazione e intenti spirituali non mancheranno di osservare gli stessi giorni Santi, mettendo in comune le loro risorse spirituali in una invocazione spirituale unita e simultanea.

Dio opera in molti modi, attraverso molte fedi e agenzie religiose. La piattaforma universale della nuova religione mondiale sarà costruita sottolineando le dottrine essenziali e l’unità e la comunione dello Spirito.

The New World Religion – La nuova Religione Mondiale

Gli esseri umani in tutto il mondo sono alla ricerca di liberazione spirituale e di verità, e il loro vero spirito religioso è più fondamentalmente vivo ora che  in qualsiasi altro momento precedente. Il fermento e il conflitto nel mondo ha permeato le chiese; gli uomini di Chiesa e i pensatori religiosi illuminati stanno cercando la fine della vecchia era dei conflitti tra sette diverse, e sono alla ricerca della realtà che vive dietro le forme esteriori. L’Ortodossia delle religioni del mondo sta rapidamente cadendo in fondo alla mente degli uomini, mentre ci stiamo indubbiamente avvicinando alla realtà spirituale centrale.

Alcune delle domande che vengono poste dalle persone spirituali, sia all’interno che all’esterno delle chiese e in tutte le fedi, possone essere espresse come segue:

Perché la Chiesa non ha potuto arrestare la schiacciante sopraffazione del male, come evidenziato durante l’ultima guerra mondiale?

Perché la religione si è rivelata inadeguata per i bisogni dell’umanità?

Perché tanti leader del mondo religioso si dimostrarono incapaci di favorire la soluzione dei problemi del mondo?

Perché, come esponenti del Dio d’Amore, i maestri cristiani non sono stati in grado di arrestare la crescita di odio senza precedenti nel mondo di oggi?

Perché gli insegnanti religiosi orientali, custodi di una psicologia spirituale e di un’arte della rivelazione individuale, non sono stati in grado di applicare questa saggezza per sollevare i loro popoli dalla fame, dalla povertà e dalla vita degradante?

Perché tanti giovani si rifiutano di andare in chiesa e perdono interesse nell’accettare le dottrine presentate dalla loro fede?

Perché sorgono così tanti nuovi culti e attirano via la gente dalle organizzazioni ortodosse di carattere religioso?

Perché c’è una crescente attenzione in Occidente alle teologie orientali, a diversi tipi di yoga, agli insegnamenti buddisti e alle religioni orientali?

Cosa c’è di sbagliato nella nostra presentazione delle realtà spirituali e delle verità di tutti i tempi?

Possono essere date molte risposte. La cosa più importante è che la presentazione della verità divina, come indicato dalle Chiese in Occidente e dagli insegnanti in Oriente, non ha tenuto il passo con il dispiegarsi dell’intelletto dello spirito umano. Sono ancora troppo spesso consegnate al richiedente le stesse forme antiche di parole e di idee, ed esse,  in un mondo più difficoltoso, non soddisfano più la sua mente né soddisfano la sua necessità pratica. Gli viene chiesta cieca convinzione e non di capire; gli viene chiesto di accettare le interpretazioni e le affermazioni di altre menti umane che affermano che capiscono e che hanno la verità. Egli non crede che le loro menti e le loro interpretazioni siano migliori delle sue.

Il male, oggi, non è così dilagante nel mondo, tale da impedire la rivelazione e ostacolare il dispiegarsi della vita spirituale. C’è il fallimento delle organizzazioni religiose in tutto il mondo nel preservare la verità nella sua purezza e nell’impedire l’idea fanatica che l’individuale interpretazione della verità di qualcuno debba necessariamente essere l’unica e corretta.

Nel linguaggio del cristianesimo:

La Chiesa oggi è la tomba del Cristo e la pietra della teologia è stata fatta rotolare fino alla porta del sepolcro.

Diciamo però che non ha senso attaccare il cristianesimo. Il cristianesimo non può giustamente essere attaccato; esso è l’espressione – in sostanza, se non ancora del tutto fattuale – dell’amore di Dio, immanente nel suo universo creato.

La Chiesa, tuttavia, si è aperta alle accuse, e la massa delle persone pensanti sono consapevoli di questo; purtroppo, le persone che pensano sono ancora una minoranza all’interno delle chiese. Tuttavia, è questa minoranza pensante che, quando diventerà maggioranza, segnerà il destino della Chiesa e sosterrà la diffusione del vero insegnamento di Cristo.

Si pone la questione se Cristo troverebbe casa nelle chiese se tornerebbe a Camminare ancora una volta fra gli uomini. I riti e le cerimonie, i fasti e le vesti, le candele, l’oro e l’argento, l’ordine classificato di papi, cardinali, arcivescovi, canoni e rettori ordinari, parroci e clero apparentemente sembrano non avere interesse per i semplici Figlio di Dio, che – quando sono sulla terra – non hanno nessun posto dove posare il capo.

Come possono i bambini affamati del mondo essere salvati da Lui quando le motivazioni sono il denaro per costruire cattedrali e per erigere sempre più chiese mentre,  in molte parti del mondo, le chiese esistenti, spesso restano quasi vuote? Come possono le necessità spirituali e intellettuali delle persone essere rispettate quando i seminari teologici che mandano i giovani a guidare l’umanità, si fondano in gran parte sulle interpretazioni del passato? Non è possibile che il Cristo non possa considerare la vita separativa delle chiese e l’arroganza dei teologi come sbagliata e inopportuna – dividendo (come fanno) il mondo in credenti e non credenti, in cristiani e pagani, in cosiddetti illuminati e in cosiddetti arretrati – e contraria a tutto ciò che egli stesso ha creduto quando ha detto, “ho altre pecore che non sono di questo gregge”. (Giovanni X: 16)

La presentazione della verità religiosa, in passato ha bloccato la crescita dello spirito religioso, la teologia ha portato l’umanità fino alle porte della disperazione, il fiore delicato della vita di Cristo è stato rachitico e si è arrestato nelle grotte oscure del pensiero dell’uomo; l’aderenza fanatica a interpretazioni umane ha preso il posto della vita cristiana; milioni di libri hanno cancellato la parola vivente di Cristo, gli argomenti e le discussioni dei sacerdoti hanno spento la luce che il Buddha ha portato, e l’amore di Dio, come rivelato dalla vita di Cristo, è stato dimenticato, mentre gli uomini hanno litigato su significati, su frasi e parole. Nel frattempo, gli uomini sono tormentati, affamati, sofferenti, chiedono aiuto e istruzione e, insoddisfatti, hanno perso la fede.

Oggi in tutto il mondo la gente è pronta per la luce, è in attesa di una nuova rivelazione e di una nuova dispensazione, e l’umanità stà avanzando così tanto verso la via dell’evoluzione che queste richieste e aspettative non sono formulate in termini di miglioramento solo materiale, ma in termini di una visione spirituale, di veri valori, diritto ai rapporti umani. Chiedono insegnamento e aiuto spirituale insieme alle richieste necessarie di cibo, vestiti e l’opportunità di lavorare e vivere in libertà; si trovano ad affrontare la fame in vaste aree del mondo e tuttavia essi sperimentano ancora (con sgomento uguale) la fame dell’anima.

Noi sicuramente non siamo in errore se possiamo concludere che questo smarrimento spirituale e questa esigenza spirituale, hanno assunto un posto preminente nella coscienza di Cristo quando egli riappare e quando la sua Chiesa, fino a quel momento invisibile, appare con Lui; che cosa possiamo fare per soddisfare questo grido esigente e questo atteggiamento intensificato della percezione spirituale con cui saranno accolti? Guardiamo l’intera immagine. Il grido del cristiano per un aiuto spirituale, il grido dei buddista per l’illuminazione spirituale, e il grido degli indù per la comprensione spirituale – insieme con il grido di tutti coloro che hanno la fede o non hanno la fede – devono essere soddisfatti. Le richieste dell’umanità stanno aumentando alle loro orecchie e il Cristo e i suoi discepoli non si fanno scrupoli settari, di questo noi possiamo esserne sicuri. E’ impossibile credere che essi siano interessati alla visone dei fondamentalisti o alle teorie dei teologi sulla nascita della Vergine, il Vicarious Atonement o l’infallibilità del papa. L’umanità ha un disperato bisogno e questo bisogno deve essere rispettato; solo grandi e fondamentali principi di vita, che coprano il passato e il presente e che forniscano una piattaforma per il futuro, potranno davvero rispondere a questa invocazione umana. Il Cristo e la Gerarchia spirituale non verranno a distruggere tutto ciò che l’umanità ha finora trovato “necessario per la salvezza”, e tutto ciò che ha incontrato la sua richiesta spirituale. Quando riapparirà il Cristo, il non-essenziale sicuramente scomparirà; i fondamenti della fede resteranno, su questi si potrà costruire quella nuova religione mondiale che tutti gli uomini stanno aspettando. La nuova religione mondiale dovrà basarsi su quelle verità che hanno superato la prova dei secoli e che hanno portato affidabilità e comfort agli uomini dappertutto. Queste sono sicuramente:

1. Il fatto di Dio

In primo luogo, ci deve’essere il riconoscimento del fatto di Dio. Che la Realtà centrale può essere chiamata con ogni  nome che l’uomo può scegliere in base alle sue inclinazioni mentali o emotive, la tradizione e il patrimonio razziale, perché non può essere definita o condizionata da nomi. Gli esseri umani usano per forza sempre i nomi, al fine di esprimere ciò che sperimentano, sentono e conoscono, sia nell’aspetto fenomenico e anche nell’intangibile. Consciamente o inconsciamente, tutti gli uomini riconoscono un Dio trascendente e un Dio immanente. Essi sentono Dio essere il creatore e l’ispirazione di tutto ciò che è.

Le fedi orientali hanno sempre sottolineato il Dio immanente, nel profondo del cuore umano, “più vicino di mani e piedi”, il Sé, l’Uno, l’Atma, più piccolo del piccolo, ma che tutto comprende. Le fedi occidentali hanno presentato un Dio trascendente, fuori dal suo universo, uno spettatore. Il Dio trascendente, prima di tutto, ha condizionato il concetto di Divinità degli uomini, per via dell’azione di questo Dio trascendente apparsa nel processo della natura; più tardi, nella dispensazione ebraica, Dio è apparso come il tribale Geova, come l’anima di una nazione. In seguito, Dio è stato visto come un uomo perfetto, e il divino Dio-uomo camminava sulla terra nella persona di Cristo. Oggi abbiamo una rapida crescita di enfasi su un Dio immanente in ogni essere umano e in ogni forma creata. Oggi, dovremmo avere le chiese che presentano una sintesi di queste due idee che sono state riassunte per noi nella dichiarazione di Shri Krishna nella Bhagavad Gita: “Avendo pervaso l’intero universo con un frammento di me, io rimango”. Dio, più grande di tutto il creato, ma Dio presente anche nella parte; Dio trascendente garantisce il piano per il nostro mondo ed è lo Scopo, condiziona tutta la vita dall’atomo più minuto, attraverso tutti i regni della natura, per l’uomo.

2. Il rapporto dell’uomo con Dio

La seconda verità a cui tutti danno fedeltà – non importa quale sia la fede – è quella del rapporto essenziale dell’uomo con Dio. Insita nella coscienza umana – spesso incompiuta e indefinita – è il senso della divinità. “Siamo tutti figli di Dio” (Gal. III, 26); “Uno è il nostro Padre, Dio”, dice il Cristo, e così dicono tutti gli Insegnanti e gli Avatar nel mondo nel corso dei secoli. Come Egli è, lo siamo anche noi in questo mondo” (1 Giovanni IV: 17) è un’altra affermazione biblica. Lui Più vicino del respiro, più vicino di mani e piedi”, cantano gli  Indù. “Cristo in noi, speranza di gloria” è l’affermazione trionfale di San Paolo.

3. Il Fatto dell’Immortalità e dell’Eterna Persistenza

In terzo luogo, c’è il senso della persistenza, della vita eterna e dell’immortalità. Da questo riconoscimento, non sembra esserci via di scampo; fa così tanto parte del comportamento dell’umanità quanto l’istinto di autoconservazione. Con questa convinzione interiore, ci troviamo di fronte alla morte e sappiamo che vivremo ancora una volta, che veniamo e andiamo e che persistiamo perché siamo divini e siamo i controllori del nostro destino. Sappiamo che ci siamo prefissati un obiettivo, e che l’obiettivo è “La vita in abbondanza” – da qualche parte, qui, là, e infine in tutto il mondo.

Lo spirito dell’uomo è immortale; esso rimane in eterno, progredendo da punto a punto da uno stadio all’altro sul Sentiero dell’Evoluzione, dispiegando costantemente e in modo sequenziale gli attributi e gli aspetti divini. Questa verità implica necessariamente il riconoscimento di due leggi naturali, la legge di rinascita e la legge di causa ed effetto. Le chiese in Occidente si sono rifiutate di riconoscere ufficialmente la legge di rinascita e di conseguenza hanno vagato in un vicolo cieco teologico e in un cul-de-sac dal quale non vi è alcuna possibile via d’uscita. Le chiese in Oriente hanno sovra-sottolineato queste leggi in modo che un’ atteggiamento negativo e acquiescente alla vita e i suoi processi, basato sulle possibilità continuamente rinnovate, controllasse il popolo. Il cristianesimo ha sottolineato l’immortalità, ma ha reso la felicità eterna dipendente dall’accettazione di un dogma teologico: professarsi un vero cristiano e vivere in un paradiso piuttosto fatuo o rifiutarsi di essere un cristiano che accetta, o un cristiano professionista  negativo, e andare in un inferno impossibile. Entrambi i concetti sono oggi ripudiati da tutta la gente sincera e pensante. Nessuna capacità di vero ragionamento o una qualsiasi vera fede in un Dio di amore accetta il cielo del clero o ha alcun desiderio di andare li.
Ancor meno essi accettano il lago “che arde con fuoco e zolfo” (Ap XIX, 20) o l’eterna tortura a cui un Dio d’amore dovrebbe condannare tutti coloro che non credono nelle interpretazioni teologiche del Medioevo. La verità essenziale è altrove. “Tutto ciò che l’uomo semina sarà ciò che pure mieterà” (Gal. VI: 7) è una verità che ha bisogno di essere sottolineata nuovamente. In queste parole, San Paolo esprime per noi l’antico e vero insegnamento della legge di causa ed effetto, chiamato in Oriente la legge del karma.

L’immortalità dell’anima umana, e l’innata capacità  spirituale, che all’interno dell’uono elabora la propria salvezza in virtù della legge di Rinascita, in risposta alla legge di causa ed effetto, sono i fattori che regolano tutti i comportamenti umani e tutte le umane aspirazioni. A queste due leggi nessun uomo può sottrarsi. Esse lo condizionano in ogni momento fino a quando non ha raggiunto gli obiettivi auspicati e la perfezione progettata e può manifestarsi sulla terra come un figlio di Dio correttamente sviluppato .

4. La continuità della rivelazione divina e gli approcci

La quarta verità essenziale, e quella che chiarisce tutto il lavoro pianificato del Cristo, è legata alla rivelazione spirituale e al bisogno che l’uomo ha di Dio, e Dio dell’uomo. Mai la divinità è alla sua sinistra in qualsiasi momento senza testimoni. Mai l’uomo ha chiesto la luce e la luce non è stata imminente. Non c’è mai stato un tempo, ciclo o periodo del mondo in cui non c’era il dono al di fuori dall’insegnamento e dall’aiuto spirituale che gli umani hanno bisognio di richiedere. Mai i cuori e le menti degli uomini sono andati verso Dio, ma è la divinità stessa che si avvicinò all’uomo. La storia dell’umanità è, in realtà, la storia della richiesta di luce e di contatto con Dio da parte dell’uomo, e in seguito, il dono della luce e l’approssimarsi di Dio verso l’uomo. Sempre il Salvatore, l’Avatar o il Maestro del Mondo usciva dal luogo segreto dell’Altissimo e portava all’uomo una nuova rivelazione, nuova speranza e un nuovo incentivo verso la vita spirituale più ampia.

Alcuni di questi approcci sono stati di natura più importante, riguardano l’umanità nel suo insieme e alcuni di essi sono meno importanti, i quali interessano solo una parte relativamente piccola del genere umano – una nazione o un gruppo. Quelli che vengono come rivelatori dell’amore di Dio, provengono dal quel centro spirituale a cui Cristo ha dato il nome “il Regno di Dio” (Mt VI.33). Qui abitavano gli “spiriti dei giusti portati della perfezione” (Eb XII: 23); qui si trovano le guide spirituali della razza e qui i Dirigenti spirituali del piano di Dio vivono, lavorano e controllano le cose umane e planetarie. Esse sono chiamate in molti nomi da molte persone. Se ne parlò come una Gerarchia spirituale, come la Sede della Luce, come il Centro, dove i Maestri di Saggezza si trovano, come la Great White Lodge. Da esso provengono coloro che agiscono come messaggeri della Sapienza di Dio, i depositari della verità come è in Cristo, e coloro il cui compito è quello di salvare il mondo, per impartire la rivelazione successiva, e per dimostrare la divinità.

Ci è stata data una nuova definizione di Dio quando il Buddha ha insegnato che Dio è luce e ci ha mostrato la via dell’illuminazione, e quando Cristo ci ha rivelato che Dio è amore attraverso la sua vita e il servizio sulla terra. Oggi l’aspetto della conoscenza dell’illuminazione è stato compreso, ma il significato interiore di amore solo ora è vagamente intuito. Però luce e amore sono stati rivelati al mondo da due grandi Figli di Dio in due diversi approcci.

Tutte le Scritture del mondo testimoniano l’esistenza di questo centro di energia spirituale. Più questa Gerarchia spirituale si è costantemente avvicina all’umanità, tanto più gli uomini sono diventati coscienti della divinità e più attrezzati per il contatto col divino.

5. Il fatto del nostro rapporto con L’Altro

Questa quinta essenziale verità  è tanto fondamentalmente spirituale come lo è Dio stesso, perché essa è collegata con la nostra conoscenza di Lui come Padre.

Questo rapporto noi lo chiamiamo “fratellanza” e si esprime, o finirà per esprimersi, attraverso la fratellanza umana e il diritto alle relazioni umane. Per questo lavoriamo, e l’umanità si sta muovendo verso questa relazione.

6. Il fatto del sentiero di Dio

La consapevolezza di questo è stata conservata per noi nel corso dei secoli da coloro che conoscevano Dio e che il mondo chiama mistici, occultisti e santi. Si apre davanti agli uomini che aspirano ad estendere la Via. La storia dell’anima umana è la storia della ricerca di quella Via e la scoperta del suo persistere. Questa è la sesta delle realtà e verità basilari che hanno condizionato le masse degli uomini per eoni.

In ogni razza e nazione, in ogni clima e parte del mondo, nella notte dei tempi, nel passato illimitato, gli uomini hanno trovato la via di Dio, essi hanno camminato e accettato le sue condizioni, sopportato le sue discipline, riposato in confidenza sulla sua realtà, hanno ricevuto la sua ricompensa e trovato il loro obiettivo. Arrivati lì, sono “entrati nella gioia del Signore”, hanno partecipato ai misteri del regno dei cieli, hanno abitato nella gloria della Presenza divina, e quindi sono ritornati al modo degli uomini, per servire. La testimonianza dell’esistenza di questa Via è il tesoro inestimabile di tutte le grandi religioni e queste testimonianze sono quelle che hanno trasceso tutte le forme e tutte le teologie, e sono penetrate nel mondo del significato che tutti i simboli velano.

Queste verità sono parte di tutto ciò che il passato dà all’uomo. Esse sono il nostro patrimonio eterno, e ad esse collegate, non vi è una nuova rivelazione, ma solo la partecipazione e la comprensione. Questi sono i fatti che gli insegnanti del mondo hanno portato a noi, adattati alle nostre esigenze e capacità in qualsiasi momento. Essi sono la struttura interiore dell’Unica Verità su cui tutte le teologie del mondo sono state costruite, tra cui le dottrine cristiane e i dogmi costruiti attorno alla persona di Cristo e del suo insegnamento.

Ora sono diventati possibili sia un diverso grande approccio alla divinità che un’altra rivelazione spirituale. Una nuova rivelazione aleggia sugli uomini e Colui Che porterà a compimento il disegno è sempre più vicino a noi. Ciò che questo grande approccio porterà al genere umano, noi non lo sappiamo ancora precisamente. Esso però porterà sicuramente a noi dei risultati concreti, come hanno fatto tutte le rivelazioni precedenti e le missioni di chi è venuto in risposta alle precedenti richieste dell’umanità. Un nuovo cielo e una nuova terra sono sulla loro via. Che cosa vuol dire quando il teologo ortodosso e ecclesiastico usa le parole “un nuovo cielo”? Queste parole non significano qualcosa di completamente nuovo e una nuova concezione del mondo e delle realtà spirituali? Non è possibile che Colui che Viene ci porti una nuova rivelazione per quanto riguarda la natura di Dio stesso? Possiamo ancora sapere tutto quello che si può conoscere su Dio? Se è così, Dio è molto limitato. Potrebbe non essere possibile che le nostre idee attuali di Dio, di Mente Universale, di Amore, possano essere arricchite da qualche nuova idea o qualità per la quale non abbiamo ancora alcun nome o parola, e di cui non abbiamo alcuna comprensione minima. Ciascuno dei tre concetti di divinità – della Trinità – era del tutto nuovo al momento della prima presentazione alla mente e alla coscienza dell’uomo.

Da alcuni anni ormai la Gerarchia spirituale del nostro pianeta si è avvicina all’umanità e il suo approccio è responsabile nei confronti dei grandi concetti di libertà, che sono così vicini nel cuore degli uomini in tutto il mondo. Il sogno della fratellanza, della solidarietà, della cooperazione mondiale e di una pace basata sul diritto alle relazioni umane, sta diventando sempre più chiaro nella nostra mente. Stiamo anche visionando una nuova e vitale religione del mondo, una fede universale, che avrà le sue radici nel passato, ma che renderà chiara la bellezza di una nuova alba e la prossima rivelazione vitale.

Di una cosa possiamo essere sicuri, questo approccio, in un certo senso – profondamente spirituale, già del tutto fattuale – dimostra la verità dell’immanenza di Dio. Le chiese hanno sottolineato e sfruttato l’extra-territorialità delle divinità e hanno postulato la presenza di un Dio che è creatore, sostenitore e creativamente attivo, ma allo stesso tempo fuori dalla sua creazione – uno spettatore imperscrutabile. Questo tipo di creatore trascendente deve essere dimostrato falso e questa dottrina deve essere combattuta con la manifestazione di Dio nell’uomo, la speranza della gloria. E ‘questo sicuramente l’approccio atteso che si dimostrerà, ma si rivelerà anche la stretta relazione col Dio trascendente e che “in Lui viviamo, ci muoviamo e siamo” perché, “dopo aver pervaso questo intero Universo con un frammento di se stesso, Egli rimane.” Dio è immanente nelle forme di tutte le cose create, la gloria che deve essere rivelata è l’espressione di tale divinità innata in tutti i suoi attributi e gli aspetti, le sue qualità e competenze, attraverso il mezzo dell’umanità.

La nuova religione mondiale si baserà sul fatto di Dio e sul rapporto dell’uomo con il divino, sul fatto dell’immortalità e sulla continuità della rivelazione divina, e sul fatto della costante comparsa di Messaggeri dal centro divino. A questi fatti si deve aggiungere l’umana conoscenza istintiva assicurata dell’esistenza di un percorso verso Dio e della sua capacità di percorrerlo, quando il processo evolutivo lo ha portato fino al punto di un nuovo orientamento alla divinità e all’accettazione del fatto del Dio trascendente e del Dio immanente in ogni forma di vita.

Mentre noi dobbiamo guardare avanti nel mondo di domani e cominciare a porre la domanda di quale struttura di fede l’umanità debba assumere e quali abilità dei conoscitori saranno erette a casa per lo spirito religioso dell’uomo, altre tre verità fondamentali sembrano emergere come appendici necessarie al corpo della verità rivelata:

   1. L’esistenza dimostrata di una Gerarchia Spirituale, la cui vita e il cui scopo è il bene dell’umanità. I membri della Gerarchia sono considerati i Custodi del Piano divino e le espressioni di amore di Dio.
   2. Lo sviluppo della scienza dell’Invocazione e dell’Evocazione come mezzo e metodo di approccio alla divinità.
   3. La consapevolezza che il cielo stellato, il sistema solare e le sfere dei pianeti sono tutte le manifestazioni della grande vita spirituale e che l’interrelazione tra queste Vite incarnate è reale ed efficace, come lo è il rapporto tra i membri della famiglia umana.

Invocazione e l’evocazione

Queste sono le verità fondamentali sulle quali riposa la religione universale del futuro. La chiave principale sarà l’Approccio Divino. “Avvicinatevi a Lui ed Lui si avvicinerà a voi” (Giovanni IV: 8) è la grande ingiunzione, emanata in toni nuovi e chiari da Cristo e dalla Gerarchia spirituale in questo momento.

Il grande tema della nuova religione mondiale sarà il riconoscimento dei molti approcci al divino e la continuità della rivelazione che ciascuno di essi trasporta; il compito delle persone spirituali del mondo di oggi è quello di preparare l’umanità per l’imminente e (forse ), il più grande di tutti gli Approcci. Il metodo utilizzato sarà l’uso scientifico e intelligente dell’Invocazione e dell’Evocazione e il riconoscimento della loro tremenda potenza.

L’uomo invoca l’Approccio divino in vari modi: in modo rudimentale, con un appello senza voce o tramite grida invocative delle masse; attraverso una pianificata, definita invocazione degli aspiranti spiritualmente orientati; col lavoratore intelligente convinto, col discepolo e con l’iniziato – tutti, infatti, costituiscono ciò che è stato chiamato “Il Nuovo Gruppo dei Servitori del Mondo”, che sono soggettivamente collegati al gruppo che sta portando l’umanità verso una nuova e migliore civiltà.

La Scienza dell’invocazione e dell’evocazione prenderà il posto di ciò che oggi chiamiamo “preghiera” e “culto”. Non abbiamo bisogno di essere disturbati dall’uso della parola “scienza”. Non è quella cosa fredda e intellettuale senza cuore  così spesso raffigurata. E’ in realtà l’organizzazione intelligente dell’energia spirituale e delle forze di amore, e questa, se efficace, evocherà la risposta di esseri spirituali, che possono di nuovo camminare apertamente fra gli uomini e, quindi, stabilire una stretta relazione e una comunicazione costante tra l’umanità e la Gerarchia spirituale.

Per chiarire meglio, si potrebbe dire che l’Invocazione è di tre tipi: vi è, come si è detto, la richiesta di massa inconsciamente espressa, e il ricorso a grida, che si strappano dal cuore degli uomini in tutti i momenti di crisi come quello attuale. Questo grido invocativo sale incessantemente da tutti gli uomini che vivono in mezzo ai disastri, è rivolto a questo potere al di fuori di loro e che essi sentono possa e debba venire in loro aiuto nel momento estremo. Questa grande invocazione senza parole è in aumento in tutto il mondo di oggi. Poi c’è lo spirito invocazionale, evidenziato dagli uomini sinceri, che partecipano ai riti della loro religione e sfruttano l’opportunità di culto e di preghiera unita alla deposizione delle loro richieste di aiuto di fronte a Dio. Questo gruppo, aggiunto alla massa di uomini, crea un enorme corpo di richieste invocative in questo momento, il loro intento è concentrato con grande evidenza e l’invocazione stà salendo verso l’Altissimo. Poi, infine ci sono i discepoli addestrati e gli aspiranti del mondo che fanno uso di determinate frasi, con alcune invocazioni accuratamente definite e che, mentre fanno questo, concentrano le grida invocative e gli appelli invocativi degli altri due gruppi, dandogli giusta direzione e potere. Tutti questi tre gruppi stanno, consciamente o inconsciamente, esprimendo queste attività in questo momento e il loro sforzo congiunto garantisce una conseguente evocazione.

Questo nuovo lavoro invocativo sarà la nota dominante della prossima religione mondiale e si dividerà in due parti. Ci sarà il lavoro invocativo delle masse del popolo, ovunque, addestrate dal personale spirituale del mondo (che lavorano nelle chiese ove possibile, nell’ambito di un clero illuminato) ad accettare il fatto dell’avvicinamento delle energie spirituali, per mezzo di Cristo e la sua Gerarchia spirituale, e addestrate anche per esprimere la loro domanda di luce, di liberazione e di comprensione. Ci sarà anche il lavoro qualificato di invocazioni praticate da coloro che hanno formato la loro mente attraverso la meditazione, che conoscono la potenza delle formule, dei mantra e delle invocazioni e che lavorano coscientemente. Essi incrementeranno l’uso di certe grandi formule di frasi che in seguito saranno date alla razza, proprio come la preghiera del Signore è stata data dal Cristo, e come “La Grande Invocazione” è venuta dall’esterno dalla Gerarchia per essere usata in questo momento.

Questa nuova scienza religiosa per la quale la preghiera, la meditazione e il rito hanno preparato l’umanità, formerà il suo popolo nel presentare – in periodi stabiliti durante tutto l’anno – la richiesta espressa dal popolo del mondo di un rapporto con Dio e di un rapporto spirituale più stretto gli uni agli altri. Questo lavoro, quando giustamente riportato, evocherà una risposta da parte della Gerarchia in attesa, e dal suo Capo, il Cristo. Attraverso questa risposta, le credenze delle masse saranno gradualmente cambiate nella convinzione dei conoscitori. In questo modo, la massa degli uomini sarà trasformata e spiritualizzata, e i due grandi centri di energia divina o gruppi – Gerarchia e umanità stessa – inizieranno a lavorare in completa at-one-ment e unità. Il Regno di Dio ci sarà effettivamente e si realizzerà in verità sulla terra.

E’ evidente che sarà possibile solo indicare le linee generali della nuova religione mondiale. L’espansione della coscienza umana, che avrà luogo a seguito della venuta del Grande approccio, consentirà all’umanità di cogliere non solo il suo rapporto con la vita spirituale del nostro pianeta, “l’Uno nel quale viviamo, ci muoviamo e sperimentiamo il nostro essere,” ma darà anche un assaggio della relazione del nostro pianeta al cerchio della vita planetaria, muovendosi all’interno dell’orbita del Sole, e un’ancora più grande cerchio di influenze spirituali che contatteranno il nostro sistema, come lo svolgimento dell’orbita nel Paradiso (le dodici costellazioni dello zodiaco). Indagini astronomiche e astrologiche hanno dimostrato questo rapporto e le influenze esercitate, ma vi è ancora molta speculazione, sciocche affermazioni e interpretazioni. Eppure le chiese hanno sempre riconosciuto questo e la Bibbia lo ha testimoniato. “Le stelle nel loro corso, combatterono contro Sisara” (giudici V: 20). “Chi può resistere alla dolce influenza delle Pleiadi?” (Job XXXVIII, 31). Molti altri passi confermano questa affermazione del Conoscitori. Molte Festività della chiesa sono fissate con riferimento alla luna o ad una costellazione zodiacale. L’investigazione dovrà dimostrare che fanno al loro caso e, quando la ritualità della nuova religione mondiale sarà universalmente stabilita, questo sarà uno dei fattori considerati importanti.

Festività Spirituali

La Costituzione di alcune importanti festività in relazione alla luna e in misura minore allo zodiaco porterà a un potenziamento dello spirito di invocazione e del conseguente afflusso di influenze evocate. La verità che si cela dietro ogni invocazione si basa sulla forza del pensiero, in particolare nella sua natura telepatica, nel rapporto e nell’aspetto. Il pensiero invocativo unificato delle masse e la concentrazione, diretta verso il Nuovo Gruppo dei Servitori del Mondo, costituiscono un flusso in uscita di energia. Questo flusso arriverà telepaticamente a quegli esseri spirituali che sono sensibili e reattivi a tali effetti. La loro risposta evocata, inviata come energia spirituale, a sua volta raggiungerà l’umanità, dopo essere stata immessa come energia del pensiero e in questa forma farà il suo dovuto effetto sulle menti degli uomini, convincendoli e trasportando l’ispirazione e la rivelazione. Questo è sempre avvenuto nella storia dell’evoluzione spirituale del mondo e la procedura segue per iscritto le Scritture del mondo.

In secondo luogo, la costituzione di una certa uniformità nei rituali religiosi del mondo aiuterà gli uomini dappertutto nel rafforzarsi a vicenda mentre lavorano e migliorano fortemente le correnti di pensiero rivolte all’attesa della Vita spirituale. Allo stato attuale, la religione cristiana ha le sue grandi festività, il buddismo tiene i suoi diversi set di eventi spirituali, e gli indù hanno un altro elenco di giorni santi. Nel mondo futuro, tutti gli uomini di inclinazioni e intenzioni spirituali terranno ovunque gli stessi giorni santi. Questo porterà a una fusione di risorse spirituali, e a un comune sforzo spirituale, oltre a una invocazione spirituale simultanea. La potenza di questo sarà evidente.

Ci saranno tre importanti festività ogni anno, concentrate in tre mesi consecutivi, le quali porteranno, di conseguenza, ad un  prolungato sforzo spirituale annuale che influenzerà il resto dell’anno. Queste saranno:

   1. La Festività di Pasqua. Questa è la festività del Cristo risorto vivo, il Maestro di tutti gli uomini e capo della Gerarchia Spirituale. Egli è l’espressione dell’amore di Dio. In questo giorno la Gerarchia spirituale, che Egli guida e dirige, sarà riconosciuta e sarà sottolineata la natura dell’amore di Dio. Questa festività è determinata sempre dalla data della luna piena di primavera, ed è la Grande Festività Occidentale e Cristiana.
   2. La Festività del Wesak. Questa è la Festività del Buddha, Intermediario spirituale fra il centro spirituale più alto, ShambalIa, e la Gerarchia. Il Buddha è l’espressione della saggezza di Dio, l’incarnazione della Luce e l’indicatore del disegno divino. Questa sarà fissata annualmente in relazione al plenilunio di maggio, come è attualmente. E’ la Grande Festività Orientale.
   3. La Festività della Buona Volontà. Questa sarà la Festività dello spirito umano – aspirante verso Dio, in cerca di conformità con la volontà di Dio, e sarà dedicata all’espressione dei giusti rapporti umani. Questa sarà fissata annualmente in relazione alla luna piena del mese di giugno. Sarà un giorno nel quale sarà riconosciuta la natura spirituale e divina dell’umanità. In questa Festività per duemila anni, il Cristo ha rappresentato l’umanità e si è fermato prima della Gerarchia e al cospetto di Shamballa come l’Uomo-Dio, il leader del suo popolo e “il più anziano in una grande famiglia di fratelli” (Romani VIII : 29). Ogni anno, in quel momento egli ha predicato l’ultimo sermone del Buddha, prima dell’unione della Gerarchia. In questo modo, quindi, sarà una festa di invocazione profonda e di fascino, di una aspirazione di base verso la comunione, di unità umana e spirituale, e che rappresenterà l’effetto nella coscienza umana dell’opera del Buddha e del Cristo.


Queste tre feste sono una parte del processo spirituale unificato dell’umanità, anche se non sono ancora collegate le une alle altre. Arriverà l’ora in cui tutte e tre le Festività saranno tenute in tutto il mondo e attraverso il loro significato sarà raggiunta una grande unità spirituale e gli effetti del Grande Approccio, così vicino a noi in questo momento, saranno stabilizzati con l’invocazione unita dell’umanità in tutto il pianeta.

Le restanti lune piene costituiranno festività minori ma saranno riconosciute anche’esse di vitale importanza. Esse stabiliscono gli attributi divini nella coscienza dell’uomo, così come le Festività più importanti stabiliscono i tre aspetti divini. Questi aspetti e qualità saranno valutati e determinati da un attento studio della natura di una particolare costellazione o costellazioni che influenzano quei mesi. Per esempio, Capricorno richiamerà l’attenzione sulla prima iniziazione, la nascita del Cristo nella grotta del cuore, e indica la formazione necessaria per realizzare quel grande evento spirituale nella vita del singolo uomo. Questa istanza indica la possibilità per uno sviluppo spirituale che potrebbe essere dato attraverso la comprensione di queste influenze e col di ravvivare la fede antica espandendo essa nei suoi più grandi rapporti immortali.

Così, le dodici festività annuali costituiranno una rivelazione della divinità. Esse rappresenteranno un mezzo per portare a rapportarsi tra di loro, prima di tutto, nel corso di tre mesi, i tre grandi centri spirituali, le tre espressioni della Trinità divina. Le festività minori sottolineeranno l’inter-relazione del Tutto, quindi innalzeranno la presentazione divina fuori dall’individuo e dal personale, verso quella di uno scopo divino universale, di un rapporto tra il tutto e la parte e tra la  parte e il tutto, che potrà essere in tal modo pienamente espresso.

L’umanità, quindi, invocherà il potere spirituale del Regno di Dio, la Gerarchia; la gerarchia risponderà, e piani di Dio saranno poi elaborati sulla Terra. La Gerarchia, su curve più alte della spirale invocherà il “Centro ove il Volere di Dio è conosciuto”, in tal modo invocando il proponimento di Dio. Così la volontà di Dio sarà attuata con l’amore e si manifesterà in modo intelligente; per questo l’uomo è pronto, e per questo la Terra attende. Così la nuova religione mondiale sarà costruita sulle basi delle verità fondamentali già riconosciute.

The New World Religion – La Nuova Religione Mondiale

La definizione di religione del futuro rivelerà una maggiore precisione rispetto a qualsiasi postulato già formulato dai teologi e potrebbe essere espressa come segue:

La religione è il nome dato all’appello invocativo dell’umanità e la risposta evocativa della Vita superiore a quel grido.

Essa è, infatti, il riconoscimento della parte nel suo rapporto con il tutto, oltre a una domanda sempre più crescente di una maggiore consapevolezza di tale relazione; essa trae il riconoscimento dal Tutto che la richiesta è stata fatta. Essa è l’impatto della vibrazione dell’umanità – orientata specificamente per la Grande Vita, di cui si sente una parte – su quella Vita e l’impressione in risposta a quel “Tutti-circondati da Amore” sulle vibrazioni minori. La religione, la scienza di invocazione e di evocazione, per quanto riguarda l’umanità, è l’approccio (nella prossima New Age) di un’umanità mentalmente polarizzata. In passato, la religione ha avuto un fascino del tutto emotivo. E ‘in questione il rapporto dell’individuo con il mondo della realtà, dell’aspirante ricercatore nella ricerca della divinità. La sua tecnica è stata il processo di costruzione di se stessi per la rivelazione di questa divinità, per raggiungere una perfezione che garantisce questa rivelazione, e sviluppare una sensibilità e una risposta di amore per l’uomo ideale, riassunti, per l’umanità di oggi, in Cristo. Cristo è venuto per terminare il ciclo di questo approccio emozionale che esisteva fin dai tempi di Atlantide. Ha dimostrato in se stesso la perfezione della visione e poi ha presentato all’umanità un esempio – in piena manifestazione – di ogni possibilità latenti nell’uomo fino a quel momento. Il raggiungimento della perfezione della coscienza di Cristo, è diventato l’obiettivo da sottolineare per umanità.

Oggi, lentamente, il concetto di una religione mondiale e la necessità della sua nascita è ampiamente desiderato e ci si stà lavorando. La fusione delle fedi è ormai un campo di discussione. I lavoratori nel campo della religioni formuleranno la piattaforma universale della nuova religione mondiale. Si tratta di un lavoro di amorevole sintesi e che porrà in rilievo l’unità e la comunione dello Spirito. Questo gruppo è, in un certo senso, un canale per le attività del Cristo, il Maestro del Mondo. La piattaforma della nuova religione mondiale sarà costruita da molti gruppi, che lavorano sotto l’ispirazione di Cristo.

Gli uomini di chiesa devono ricordare che lo spirito umano è superiore a tutte le chiese e più grande del loro insegnamento. Nel lungo periodo, questo spirito umano li sconfiggerà e procederà trionfalmente nel Regno di Dio, lasciandoli molto indietro a meno che non entrino come parte umile della massa degli uomini. Niente sotto il cielo può arrestare il progresso dello spirito umano nel suo lungo pellegrinaggio dalle tenebre alla luce, dall’irreale al reale, dalla morte all’immortalità e dall’ignoranza alla saggezza. Se i grandi gruppi religiosi organizzati delle chiese in ogni paese, comprendenti tutte le fedi, non offrono una guida spirituale e un aiuto, l’umanità li troverà un altro modo. Nulla può trattenere lo spirito dell’uomo da Dio.

Dio opera in molti modi, attraverso molte fedi e agenzie religiose, questo è uno dei motivi per l’eliminazione delle dottrine non essenziali. Sottolineando le dottrine essenziali e la loro unione, la pienezza della verità sarà rivelata. Questa, la nuova religione mondiale, sarà fatta, e la sua attuazione procederà rapidamente, dopo la ricomparsa del Cristo.


Riportiamo il Mantra principale della Lucis Trust:

LA GRANDE INVOCAZIONE *

Un Mantram per la Nuova Era e per tutta l’Umanità
Dal punto di Luce entro la Mente di Dio
Affluisca luce nelle menti degli uomini.
Scenda Luce sulla Terra.

Dal punto di Amore entro il Cuore di Dio
Affluisca amore nei cuori degli uomini.
Possa Cristo tornare sulla Terra.

Dal centro ove il Volere di Dio è conosciuto
Il proposito guidi i piccoli voleri degli uomini;
Il proposito che i Maestri conoscono e servono.

Dal centro che vien detto il genere umano
Si svolga il Piano di Amore e di Luce.
E possa sbarrare la porta dietro cui il male risiede.

Che Luce, Amore e Potere ristabiliscano il Piano sulla Terra.


Il World Political Forum

Pubblicato: gennaio 9, 2010 in Uncategorized

Il World Political Forum è un think tank globalista fondato dal Premio Nobel Mikhail Gorbachev nel 2003
Dal sito web del World Political forum leggiamo la mission del gruppo Globalista:

Mission
“Il World Political Forum, è stata l’idea originale del Premio Nobel Mikhail Gorbachev, con una missione specifica: favorire i contatti tra politici, scienziati, e personalità di alto livello nella vita culturale e religiosa dei diversi continenti, religioni, lingue e culture, al fine di analizzare la questione dell’interdipendenza, ma soprattutto proporre soluzioni per i problemi della governance della globalizzazione e dei problemi cruciali che riguardano l’umanità di oggi. L’attuale ordine internazionale è scardinato e instabile. Le istituzioni sovranazionali politiche ed economiche vengono cavalcate con conflitti e disaccordi tra i loro membri. La cooperazione tra gli Stati e il nuovo ordine mondiale auspicato alla fine della guerra fredda non è riuscito ad emergere. Gli affari internazionali sono ormai caratterizzati, invece, dal disordine del mondo, come i recenti eventi che hanno aggravato fondamentali differenze di opinione in tutto il mondo.

Il World Political Forum, si prefigge di esaminare il modo migliore di organizzare il coordinamento delle istituzioni internazionali, e quali modelli per il futuro ordine sono auspicabili e realizzabili per ridurre gli squilibri e le differenze nella ricerca di un nuovo spazio politico dove le civiltà si possano incontrare e trovare un accordo per la gestione del disordine internazionale. Solo sforzi determinati, concertati, multi-laterali e trans-sociali da parte degli attori internazionali saranno auspicabili per evitare questa spirale di disordine.

Il World Political Forum, mira a diventare un punto d’incontro e crocevia di culture, religioni, e leader, un forum aperto per il mondo intero che, attraverso l’analisi e la discussione fornirà orientamenti e fornirà nuove soluzioni ai problemi globali e tenderà verso una nuova civiltà mondiale e un quadro per un ordine democratico internazionale.

Nella sua conferenza di fondazione nel maggio 2003 e nell’inaugurale sessione di lavoro nel mese di ottobre 2003, nelle città simbolo di Alessandria e Torino, nella regione italiana del Piemonte, il World Political Forum, ha definito il percorso per una nuova cultura di pace globale. I leader mondiali passati e presenti hanno risposto all’invito del Presidente Gorbaciov e del comitato italiano di sponsorizzazione assemblato presso il World Political Forum, per la ricerca di nuove soluzioni per i problemi del mondo e per cominciare a costruire le basi per la loro risoluzione, esaminando le cause del disordine del mondo e come queste possono essere gestite e risolte.

L’obiettivo del Forum è quello di creare una struttura permanente per il dibattito internazionale, politico e culturale per quanto riguarda i problemi del 21 ° secolo, dedicando particolare attenzione alla strettissima interdipendenza geopolitica ed economica tra le diverse aree del pianeta. E ‘stato stabilito in occasione della conferenza di fondazione di proseguire i lavori del World Political Forum, nelle assemblee annuali e nelle sessioni regionali per esaminare le sfide del nuovo secolo. Il WPF non è, tuttavia, solo una riunione annuale di personalità eminenti ed autorevoli. I suoi membri fondatori hanno proclamato l’intenzione di trasformarlo in un vero e proprio centro di ricerca internazionale con sede nel Comlpesso di Bosco Marengo, al fine di affrontare i temi della governance e della globalizzazione. L’obiettivo del World Political Forum è quello di individuare, attraverso l’analisi e lo scambio intenso di esperienze diverse, soluzioni concrete e politicamente realizzabili alle sfide senza precedenti a livello mondiale del mondo multipolare, aprendo la strada verso una nuova civiltà.”

Tra i membri citiamo:
http://www.theworldpoliticalforum.net/category/bio/  

Structure and Members

Founding Members
Mikhail S. Gorbachev, President
Mercedes Bresso, Co-President
Luigi Guidobono Cavalchini
Andrea Comba
Francesco Cossiga
Enzo Ghigo
Fabrizio Palenzona
Rolando Picchioni
Gianfranco Pittatore (d. 2009)
Presidency Region of Piedmont
Presidency CRT Foundation
Presidency CRAL Foundation
Presidency Province of Alessandria
Presidency Province of Turin
Ordinary Members
Giulietto Chiesa
Andrei Grachev
Vincenzo Maddaloni
Emeritus Members
Giulio Andreotti
Jacques Attali
Aleksandr Bessmertnykh
Benazir Bhutto (d. 2007)
Bono
Boutros Boutros-Ghali
Michel Camdessus
Fernando Henrique Cardoso
Emilio Colombo
H. Em. Cardinal Andrea Cordero Lanza di Montezemolo
Ralf Dahrendorf
Hans Dietrich Genscher
Gianni De Michelis
Jacques Delors
Marshall Goldman
Inder Kumar Gujral
Gyula Horn
Wojciech Jaruzelski
Toshiki Kaifu
Li Peng
Jack Matlock
Federico Mayor Zaragoza
Tadeusz Mazowiecki
Keba Mbaye (d. 2007)
Goya Morimasa
Klaus Naumann
Nursultan Nazarbayev
Georgi Parvanov
Evgeni Primakov
Michel Rocard
Oscar Luigi Scalfaro
Rudolph Schuster
Tadahiro Sekimoto (d. 2007)
H.Em. Cardinal Achille Silvestrini
Lord Robert Skidelsky
Mario Soares
Archbishop Desmond Tutu
Hubert Vedrine
Antje Vollmer
Milos Zeman
High Direction Committee
Mikhail S. Gorbachev, President
Mercedes Bresso, Co-President
Luigi Guidobono Cavalchini
Andrea Comba
Fabrizio Palenzona
Rolando Picchioni
Executive Director
Rolando Picchioni
Executive Committee
Rolando Picchioni, President
Giulietto Chiesa
Maria Leddi
Roberto Moisio
Pierluigi Sovico
Board of Auditors
Carlo Frascarolo, President
Roberto Berzia
Marco Casale
Director External Relations
Roberto Savio
Chairman Scientific Committee
Andrei Grachev
Scientific Committee
Roberto Savio, Vice-President
Khaled Fouad Allam
Piero Bassetti
Anna Caffarena
Luigi Guidobono Cavalchini
Giancarlo Chevallard
Giulietto Chiesa
Andrea Comba
Edoardo Greppi
Francisco Jarauta
Thierry Jeantet
Flavio Lotti
Corrado Malandrino
Predrag Matvejevic
Roberto Moisio
Carlo Ossola
Fabrizio Palenzona
Riccardo Petrella
Francois Trémeaud

Notiamo dall’elenco sopra che di questo think tank d'”Avanguardia” fanno parte, tra gli italiani: Francesco Cossiga, Giulio Andreotti, Gianni De Michelis, Emilio Colombo; insomma, il Nuovo che Avanza, la crema della politica italiana che ci aiuterà a dare Soluzioni Globali ai Problemi Globali. Una vera associazione partecipativa fatta dal basso, dal popolo! Tra i membri italiani troviamo anche Giulietto Chiesa, il guru dell’antisistema italiano che sostiene il Global Warming. Adesso sappiamo chi glielo ispira. Per chi non ricorda Emilio Colombo, costui è il senatore che mandava i finanzieri della sua scorta a comprargli la cocaina.
Non è difficile scoprire un’organizzazione globalista che sostiene il Nuovo Ordine Mondiale, i motti di tutte sono infatti:
Problemi Globali, Soluzioni Globali.
Regole Globali
Mai che si dica Problemi Globali-Torniamo alle nostre Radici, alle nostre Comunità locali. No, il WPF vuole addirittura fondare una “New World Civilisation”, vuole diventare l’arena politica pubblica del Nuovo Ordine Mondiale. Quello che è strano è che uno come Giulietto Chiesa non può non essersi accorto di dove questo forum di elite ci vuole portare.
Secondo Gorbaciov, che si allinea “stranamente” alle opinioni del Council on Foreign Relation, il sogno del nuovo secolo americano è finito:Gli Usa con la loro posizione di supremazia ci hanno trascinato in una situazione pericolosa. Avevano vinto la guerra fredda. Hanno detto: lasciamo fare a Mosca la sua perestrojka (ndr.rivoluzione), noi non cambiamo nulla. E’ stato un peccato di presunzione, la malattia del vincitore. Occorre un nuovo ordine mondiale capace di riconoscere le esigenze di tutti. Invece la squadra del presidente Bush è convinta della superiorità totale del sistema liberale. Peccato che proprio lui sia diventato il socialista più convinto: invita a salvare le banche a spese dello stato. I suoi erano i teorici del superprofitto e del superconsumo senza limiti morali o razionali. Aggiungendo i costi delle guerre in Iraq e in Afganistan, hanno lanciato trilioni (ndr. migliaia di milioni) di dollari in una fornace senza senso”.
Tra parentesi anche i teorici del superprofitto come George Soros, dopo che hanno contribuito a distruggere il sistema finanziario globale, adesso “stranamente” chiedono Regole Globali sulla finanza.
Adesso scopriamo anche la funzione di Giulietto come demolitore della tesi ufficiale dell’attentato alle torri gemelle dell’11/9. Questa denuncia così accanita di Giulietto, seppur vera, serviva a far perdere consenso e credibilità agli Usa, e a far guadagnare consenso verso le istituzioni intenazionali.
Sempre secondo Gorbaciov si dovrà arrivare ad una forma di Governo Mondiale: Dovremmo attrezzarci a costruire in fretta agenzie sovranazionali, cui delegare una parte della sovranità degli Stati, affinché possano prevedere, controllare, gestire, i temi critici dello sviluppo del pianeta. Bisogna agire. Per la pace serve l’ONU. Proprio l’ONU è chiamata a essere l’anello decisivo nell’organizzazione di azioni collettive di dimensione planetaria. Però, occorre cambiare l’atteggiamento nei suoi confronti, assicurarle sostegno e mettere mano a una sua riforma. Un nuovo atteggiamento è indispensabile anche nei confronti delle altre organizzazioni internazionali, come il Fondo Monetario Internazionale e l’Organizzazione Mondiale per il Commercio, e probabilmente si renderà necessaria la creazione di nuove strutture sovranazionali in grado di occuparsi dei maggiori problemi globali. Proposte in tal senso sono state avanzate ma, per ora, senza risultato. Nel mondo globalizzato di oggi si fa sentire, in modo abbastanza inquietante, la tendenza al regionalismo, che si esprime nella formazione di ampi raggruppamenti economici e politici di Stati, a volte anche di dimensioni transcontinentali.”

Nell’esporre questo tipo di politica Gorbacioviana è utile dichiarare che non si è a favore di una restaurazione o mantenimento del potere degli Usa. Il piano del PNAC, o Project for New American Century dei neocon era solo una fase di un piano ben piu lungo. La politica espansionistica del PNAC ha posto le premesse del declino Usa, a causa del debito pubblico stratosferico cresciuto con le imprese guerrafondaie, e ha posto le basi di un ordine transnazionale di un elite non meno inquietante.
Gorbaciov e Chiesa sono allineati nel sostenere: “O nuovo modello di sviluppo, o apocalisse”

Il WPF ha fatto una conferenza insieme al Club di Roma, altro organo globalista, il 9 giugno del 2009 dal titolo From Global Warning to Global Policy” ; già traspare il motto: Problemi Globali – Soluzioni Globali – Politica Globale.
Il WPF sostiene infatti la Teoria Pseudoscientifica del Global Warming o Riscaldamento Globale, la quale afferma che se non riduciamo la produzione di CO2 del 60 % rispetto al volume delle emissioni del 1990, questa causerà un effetto serra che condurrà alla catastrofe globale nel giro di pochi anni.
Lo scopo della conferenza del giugno del 2009 non era quello di individuare problemi finanziari ed economici per ridurre il fantomatico Effetto Serra e quindi il Riscaldamento Globale ma, secondo il WPF il problema chiave è nell’ insufficieza di regole globali accettate da ognuno e nella debolezza delle soluzioni proposte dalle istituzioni politiche, le quali dovrebbero essere in grado di formare una comunità di Stati, di Businness Mondiale e di società civile internazionale per raggiungere questo comune obiettivo
Le grosse potenze, come gli Usa, la Cina, il Brasile e l’India, non accettano da sole di abbasare significativamente la produzione di CO2, pertanto avrebbero tutte bisogno di norme globali sovranazionali che glielo impongano.
Regole Globali per Soluzioni Globali = Governo Mondiale.

Uno dei più ferventi adepti di questa Setta globalista del global Warning è proprio il giornalista Giulietto Chiesa.
Da questo link estraiamo il concetto pseudoscientifico più volte ripetuto da Chiesa:
“la temperatura del pianeta sta aumentando e se continua a crescere con i livelli attuali noi andremo incontro nei prossimi 20 anni ad un aumento di 3,7 – 4 gradi. Questo comporterà veri e propri stravolgimenti sul pianeta, per esempio il Bangladesh, dove abitano 400 milioni di persone, andrà sott’acqua, come pure la nostra costa adriatica.
E questo non accadrà fra 200 anni, ma fra 20, e sarà un problema della prossima generazione, dei nostri figli. L’Africa nei prossimi 10 anni aumenterà a dismisura le zone desertiche, costringendo 250 milioni di persone a scappare, verosimilmente da noi.
Per impedire ciò occorrerebbe smettere di produrre anidride carbonica ai tassi attuali perché sta surriscaldando il pianeta attraverso l’effetto serra. Ma l’anidride carbonica è un prodotto di tutto il nostro modo di vivere: si produce con le automobili, i treni, le navi, il riscaldamento, le fabbriche. In più tutta la nostra società è basata sull’utilizzo dell’energia fossile che non è certamente infinita; la quantità d’idrocarburi che c’è sottoterra è definita e si può calcolare con una buonissima approssimazione. Tant’è che gli esperti avvertono, appunto, che a breve non ce ne sarà più. In un secolo e mezzo l’abbiamo consumata quasi interamente. “

Non importa per Giulietto che ben oltre 650 scienziati di tutto il mondo, decisi nel loro dissenso, abbiano presentato al Senato americano un dossier di 233 pagine che confuta il «global warming ». Con questo documento gli skeptical scientist hanno demolito la teoria dell’Ipcc, il gruppo di scienziati che alle Nazioni Unite si occupano delle ricerche sui cambiamenti climatici, i quali sostengono un’influenza umana del 90% nelle variazioni del clima. Il Guru della Fine del Mondo Giulietto però va avanti lo stesso col suo Riscaldamento.
AliceOltreLoSpecchio ha fatto un ottimo articolo raccogliedo tutti i dati che smentiscono questa teoria:
Copenhagen, il Climagate e la bufala del Riscaldamento Globale
Il World Political Forum, in una conferenza del 10-11 Ottobre del 2008 a Venezia dal titolo “Dal Global Warming al Media Alert” si era anche preoccupato di come meglio propagandare l’allarmismo del “Global Warming” in tutti i mass media del mondo. “Giornalisti e dirigenti di testate da 29 paesi rappresentanti di 6 continenti si sono incontrati a San Servolo (Venezia), il 10 e l’11 Ottobre per sfidare i media internazionali a migliorare la comprensione da parte del pubblico degli effetti del cambiamento climatico.” Secondo loro “Il ruolo dell’informazione è fondamentale per raggiungere una maggiore consapevolezza del pubblico sui rischi gravi che dobbiamo affrontare, al fine di ostacolare l’impatto del cambiamento climatico. Si tratta di una sfida globale che deve essere affrontata con uno sforzo globale.” Sfida Globale, Sforzo Globale, ormai è una litania. La Conferenza si è conclusa Con Esperti del Clima e Rappresentanti dei media che hanno approvato una dichiarazione finale chiedendo alti standard di reporting di notizie sulle opzioni strategiche per evitare i danni irreversibili causati agli ecosistemi.
Chissa se tra questi alti standard rientra anche la notizia degli hackers che hanno rubato, e rivelato al pubblico, 160 megabites di e-mail dai server della Climatic Research Unit (CRU) della East Anglia University, la centrale «scientifica» principale dell’ideologia del Global Warming? In queste mail rubate gli scienziati di tale istituzione parlano continuamente di come hanno manipolato, falsificato, sottratto  files, e nascosto informazioni sulle reali temperature del pianeta.
Il World Political Forum si è occupato anche del problema dell’acqua:
da un estratto di un articolo di Riccardo Petrella, anch’egli membro del Worl Political Fomun leggiamo:
“Secondo i lavori dell’Ipcc, le conseguenze più gravi del cambiamento climatico riguardano l’acqua. (8) L’acqua è già in crisi crescente attraverso il mondo (in termini di disponibilità e di accessibilità, soprattutto sul piano qualitativo). A causa dello scioglimento dei ghiacciai e delle calotte polari, l’acqua dolce diventerà sempre più rara. Nel 2050, il 60 % della popolazione mondiale rischia di abitare nelle regioni con una forte penuria d’acqua. La rarefazione dell’acqua dolce avrà delle ripercussioni gravi soprattutto sulla salute (9), la produzione agricola e l’alimentazione (10). Tutte le attività industriali necessitano d’acqua. La penuria di acqua farà aumentare i costi dei prodotti industriali. Siccità e carestia si diffonderanno nel mondo. I conflitti tra paesi e, all’interno di questi, tra le diverse regioni e località, si moltiplicheranno. La proprietà e l’uso dell’acqua saranno destinate a diventare, in mancanza di un radicale cambio di prospettiva, una delle principali cause di guerre del XXIÊsecolo”
In sostanza, sempre secondo l’ipcc, il problema dell’acqua sarebbe una conseguenza del Riscaldamento Globale, che abbiamo già visto essere un mito.
Dal loro sito leggiamo;
Il World Political Forum ha preso parte alla Convenzione delle Nazioni Unite sui Cambiamenti del Clima tenuta nel Dicembre del 2009 in Danimarca, dove ha portato all’attenzione dei partecipanti il suo Memorandum for a World Water Protocol che è stato elaborato dalla conferenza internazionalePace con l’Acqua”, tenuta il febbraio del 2009 con la collaborazione dei Gruppi Parlamentari Europei.
Il WPF chiede che l’acqua sia inserita nell’agenda delle discussioni del COP 15, dal momento che la “crisi mondiale dell’acqua” è al centro dei problemi ambientali in cerca di soluzione negli incontri dell’UNFCC. ll Memorandum espone infatti il ragionamento che giustifica l’urgenza di una iniziativa a favore di una nuova politica delle acque in tutto il mondo, ispirata ad un nuovo paradigma politico. Esso rappresenta un contributo ai negoziati internazionali governativi in corso di definizione, in vista dei contorni e dell’approvazione di un nuovo accordo post-Kyoto 2013.”
Il WPF afferma che il problema dell’acqua è esploso ovunque: Cina, Stati Uniti, Regioni Mediterranee, Asia Centrale, Australia, Africa.
In questo documento indovinate un pò cosa propone il WPF per affrontare la crisi?
Il punto 5 afferma:

“5. La Crisi dell’aqua è di portata globale.
Questa crisi richiede una risposta politica globale”. Amen! E poi continua col World Water Plan o il World pact for Water: tra i punti di questo piano, a parte la retorica buonista e pacifista, apparentemente solidale e partecipativa, ci preme sottolineare questi punti:
“-Centralità di un’economia sociale basata sulla ricchezza collettiva e il patrimonio comune. Le spese relative al diritto di base all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari, devono essere coperte dal finanziamento pubblico. Viene introdotta una tariffa pubblica , che va oltre il livello dei diritti dell’acqua, per orientare gli usi equi e sostenibili delle risorse idriche;”
Si vuole introdurre una tassa mondiale sull’acqua?
Altro punto:
“- Sarà impossibile “salvare l’acqua”, senza una vera e propria politica di ingegneria istituzionale a livello mondiale. L’azione in favore di un piano dell’acqua nel mondo implica la promozione di una nuova architettura politica mondiale (NEWPA) che accresca le condizioni di vita e le aspettative del 21esimo secolo a livello mondiale.”
Il conclusione al piano si auspica anche una creazione all’interno delle Nazioni Unite di una “United Nations Water Authority” (UNWA), un’organo che “dovrebbe monitorare la situazione per quanto riguarda l’uso e il consumo di acqua e risolvere le controversie per quanto riguarda questi temi. Il UNWA dovrebbe essere basato su una reale autonomia nei confronti degli interessi economici, finanziari e commerciali privati, nonché dagli interessi dei paesi più potenti.” Tombola!

E’ sempre il solito meccanismo:
Problema: Riscaldamento Globale (con conseguenza di Penuria di Acqua Potabile)
Reazione: Panico mondiale per la catastrofe
Soluzione: Regole Globali, Nuovo Ordine Mondiale


Da AliceOltreLoSpecchio vedi anche:
Il World Political Forum: analisi del simbolo

Il Governo Mondiale di Pino Arlacchi

Pubblicato: gennaio 8, 2010 in Uncategorized

Dedico questo post a Pino Arlacchi e alla sua tesi di Governo Mondiale esposta nell’articolo “Il Governo Mondiale, l’Europa e il declino degli Stati Uniti”.
Arlacchi dal luglio 2009 è europarlamentare, eletto nelle fila di Italia dei Valori con oltre 20mila voti di preferenza. E’ stato Vice-Presidente della Commissione bicamerale antimafia.
Dal 1997 al 2002 è stato Vice-Segretario Generale dell’ONU e Direttore Esecutivo del Programma per il controllo delle droghe con sede a Vienna. E’ professore ordinario di sociologia all’Università di Sassari. Ha insegnato alla Columbia University di New York ed all’Università della Calabria e di Firenze.
Questo articolo di Pino Arlacchi dimostra che all’interno delle sfere ufficiali l’ipotesi di un Governo Mondiale è presa molto sul serio.
L’articolo è molto esplicino e articolato; salta subito all’occhio il fatto che per farci accettare il Governo Mondiale, la propaganda ufficiale di Arlacchi, ce lo pone come una cosa bella e desiderabile, una favola intrisa di idealismo, un traguardo ambito, raggiunto il quale supereremo molti, se non tutti i problemi dell’umanità. Arlacchi dice: “Dobbiamo però avere il coraggio delle grandi idee“. Di grandi idee sicuramente di tratta ma il problema è vedere a vantaggio di chi.
Esplicita la frase di Arlacchi che dice: Quanti sanno che l’architettura stessa dell’ONU – con la sua Costituzione, la sua Assemblea, il suo Gabinetto di Governo e la sua Corte Costituzionale – fu concepita avendo in mente non solo le istituzioni americane ma un’idea, il governo mondiale, che tra il 1945 e l’inizio degli anni ’50 era condivisa da milioni di persone e da alcune delle maggiori menti dell’epoca come Bertrand Russell e Albert Einstein?”
Arlacchi, ricordiamolo, non è un teorico della cospirazione; se qualsiasi altro ricercatore o giornalista indipendente avesse detto cose del genere sarebbe stato subito accusato di “complottismo”.
Una delle frasi più inquietanti è questa:
La maggior parte degli esperti di relazioni internazionali concordano sul fatto che il più grande ostacolo all’eliminazione dei conflitti internazionali è l’assenza di una autorità legittima centrale capace di imporre regole contro la guerra. E questa capacità, aggiunge chi scrive, deve essere resa indipendente dal progresso etico, il cui sviluppo non è lineare e può conoscere lunghi periodi di arretramento.
Abbiamo bisogno di un centro universale della coercizione legittima in grado, per il fatto stesso di esistere, di proibire il ricorso alla violenza “privata” (cioè all’aggressione tra stati e alla guerra) e i intervenire a difesa dei diritti umani fondamentali.

Arlacchi ci spaccia le sue soluzioni come quelle che ci daranno un mondo migliore ma in pratica il monopolio centralizzato della coercizione significa la creazione di un esercito mondiale, che si opporrà a tutti gli stati o regioni reputate “violente” per qualsiasi ragione.
Ricordiamo a questo proposito come sono state inventate ad arte le prove sulle presunte armi di distruzione di massa irachene per giustificare l’intervento statunitense. Arlacchi dice:”Gli europei hanno visto sempre più l’America di Clinton e poi di Bush preoccupata di crearsi nemici da combattere con l’uso della forza: stati delinquenti e gruppi terroristici sempre all’opera in complotti anti-occidentali e sempre in procinto di procurarsi armi di distruzione di massa”.
Però ci chiediamo: non sarà anche possibile che un domani, un qualsiasi paese disobbediente allo sfruttamento da parte di una ricca elite internazionalista riunita in un Governo Mondiale, possa essere attaccato attraverso un unico esercito mondiale? L’invasione potrà poi essere giustificata all’opinione pubblica Mondiale come un’Operazione di Pace, in perfetto stile Orwelliano; operazione che verrebbe spacciata come l’opera dei “Buoni” contro i “Cattivi” paesi che sostegno un fantomatico terrorismo internazionale o possiedono diaboliche armi di distruzione di massa da usare contro il Governo Mondiale.
Il Governo delle finte Democrazie Occidentali ha avuto in fondo sempre questo scopo: garantire profitti e potere ad una ricca elite nazionale, fare qualche elemosia alle masse di schiavi lavoratori in cambio della pace sociale e reprimere i dissidenti attraverso il monopolio della coercizione (il)legittima.
Questo sarà il vero volto del Governo Mondiale, al di la delle belle parole di Arlacchi per farcelo desiderare: il potere e i soldi per un’elite sovranazionale, e la schiavitu per tutti gli altri.
Per approfondire i piani dell’ONU consiglio questo forum del sito Luogocomune.net:
Verso il Governo Mondiale, il volto oscuro delle Nazioni Unite.

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Il Governo Mondiale, l’Europa e il declino degli Stati Uniti  

UNA SINTESI DELLA MIA VISIONE DI POLITICA ESTERA.
di Pino Arlacchi
26 agosto 2009

Governo Mondiale e proibizione della guerra
Non siamo in pochi a ritenere che tra le cause principali della guerra e della violenza di maggiori dimensioni che affliggono il mondo attuale ci sia la mancanza di un monopolio centrale della forza. Cioè di una autorità al di sopra dei singoli stati in grado di far rispettare la proibizione del genocidio e della guerra.
Quanto è realistica, allora, l’idea del governo mondiale? Vale la pena di riprendere questo concetto? E come andrebbe riproposto? Sotto forma di un processo di crescita del mandato dell’ONU, oppure secondo percorsi interamente nuovi?

La proposta del governo mondiale è più realistica di quanto sembri. Ed è più attuabile di quella della riforma dell’ONU a piccoli passi. Siamo alla fine dell’epoca post- 11 settembre, e l’Europa e la Cina si delineano sempre più nitidamente come poli alternativi all’egemonia USA. Entrambe vedono in una ONU opportunamente trasformata la sede più consona per lo sviluppo della pace globale.
Dobbiamo però avere il coraggio delle grandi idee, e dobbiamo perciò tornare indietro. Sì. Indietro. Perché ci sono stati dei momenti, nel recente passato, nei quali gli orizzonti del cambiamento erano più vasti, e si volava molto più alto nei progetti sull’ordine internazionale. Gli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, per esempio, sono stati uno di questi momenti. Fu una stagione breve, terminata con il sorgere della guerra fredda, ma ricca non solo di idee audaci ma anche di concreti tentativi di attuarle.
Uno dei risultati più deleteri del catastrofismo oggi dominante sul futuro delle relazioni internazionali è la riduzione della scala delle proposte di cambiamento. Anche le proposte dei movimenti new global, a ben guardare, sono concezioni di riforma su singoli problemi, spesso slegate tra loro e ciascuna con una sua constituency separata. I progetti di nuove architetture globali sono oggi dominati da un modo di pensare minimalista, frutto delle disillusioni degli ultimi decenni.
Ma negli anni immediatamente successivi al 1945 la piattaforma su cui le proposte di cambiamento si elevavano era più alta. La questione dell’ordine internazionale era posta nei termini di un vero e proprio governo del mondo, e le Nazioni Unite e le istituzioni di Bretton Woods erano parte di un sistema ancora più ampio di riferimento. La pace e la sicurezza erano obiettivi strategici, ma non venivano trascurati gli obiettivi economici e sociali. Oggi può sembrare un eresia, ma il pieno impiego era considerato tra i diritti fondamentali, e come un obiettivo da perseguire in ogni parte del sistema internazionale.
Non si trattò di un ondata di demagogia e di radicalismo irrazionale. I fondatori dell’architettura globale del dopoguerra avevano in mente degli scopi molto precisi, perché erano passati attraverso terribili esperienze. Nell’avanzare piani anche molto arditi, non si domandavano quanto tasso di socialismo o di liberismo questi contenessero, ma di quanto essi li proteggessero dalla triade sciagurata della crisi economica, del fascismo e della guerra.
Non è difficile comprendere le ragioni di questo atteggiamento. La storia aveva appena dato loro una durissima lezione sul prezzo dell’assenza di una governance globale. La crescita economica e la relativa pace dell’ottocento erano terminate nelle tragedie del fascismo, dello stalinismo e delle due guerre mondiali. La catastrofe era stata determinata dallo smantellamento delle regolazioni economiche e del mercato del lavoro, ed era culminata con il collasso dell’economia mondiale negli anni trenta del novecento.
Il trionfo delle forze di mercato senza che vi fosse alcun tentativo di proteggere la società aveva sparso insicurezza e disoccupazione tra i lavoratori, rendendoli facile preda delle forze politiche più estreme. Gli esseri umani non sono delle merci, e non possono essere trattati come delle merci senza mettere a repentaglio l’intero ordine sociale. I mercati sono il contrario di quanto pensava Adam Smith. Sono dei meccanismi profondamente innaturali, e senza delle potenti salvaguardie sociali, sono in grado di distruggere qualsiasi società: «Permettere al meccanismo di mercato di essere l’unico elemento direttivo del destino degli esseri umani e del loro ambiente naturale – ci ha ammonito Polanyi – porterebbe alla distruzione della società».
La grande trasformazione di Polanyi vide la luce nel 1944, l’anno nel quale si tenne la conferenza di Bretton Woods con lo scopo di ricostruire l’economia mondiale in modo da evitare un altro disastro. E fu l’interpretazione di Polanyi della reazione alla globalizzazione dell’ottocento che ispirò i dirigenti politici del dopoguerra. Essi volevano creare un economia internazionale a guida americana che permettesse l’espansione finanziaria, industriale e commerciale del pianeta dentro una cornice istituzionale capace di proteggere il benessere dei cittadini dalle defaillances del mercato. Ed erano anche acutamente consapevoli della connessione tra guerra e depressione economica.
La crescita economica successiva alla seconda guerra mondiale non fu, perciò, il risultato di una incontrollata libertà di mercato, ma il prodotto di una serie di decisioni politiche lungimiranti prese all’indomani della guerra dai leader occidentali. Gli interessi degli Stati Uniti dominarono l’intrapresa da cima a fondo, ma molti non vedevano allora una contraddizione tra questi e gli interessi del mondo occidentale. L’idea rooseveltiana degli USA come governo mondiale attraeva la maggior parte dei gruppi dirigenti del “mondo libero”, e nei primi tempi esercitò anche una forte attrazione sulla Russia di Stalin e sulla galassia dei paesi poveri.
Nel campo dell’economia, l’influenza di Keynes era molto forte. Quanta gente oggi ricorda o sa che il Fondo Monetario Internazionale – prima di essere degradato ad una estensione del Tesoro americano e prima di diventare un medico che conosce una sola terapia (disastrosa) per tutti i mali – fu una sua creatura, concepita per essere la Banca Centrale Mondiale avente in carico la stabilità finanziaria universale? Il Fondo doveva essere dotato di una sua moneta di riserva, il Bancor, con un accesso a risorse pari alla metà della importazioni mondiali, mentre il Fondo non ha mai controllato una liquidità superiore al 3% delle stesse.
Quanti sanno che l’architettura stessa dell’ONU – con la sua Costituzione, la sua Assemblea, il suo Gabinetto di Governo e la sua Corte Costituzionale – fu concepita avendo in mente non solo le istituzioni americane ma un’idea, il governo mondiale, che tra il 1945 e l’inizio degli anni ’50 era condivisa da milioni di persone e da alcune delle maggiori menti dell’epoca come Bertrand Russell e Albert Einstein?
Nonostante siano trascorsi più di sessanta anni da allora, viviamo in un epoca nella quale alcune delle basi della sicurezza mondiale non sono cambiate, ed è per questo che occorre ritornare a quel tipo di fervore intellettuale e politico. Il problema delle armi atomiche è sempre lì, con il suo corredo di questioni legate alla proliferazione. L’instabilità dei mercati è diventata ancora più minacciosa per via della loro espansione globale, ed essi hanno un bisogno ancora più acuto di regole ed istituzioni capaci di farli funzionare senza danni. Al centro della crisi finanziaria internazionale che stiamo attraversando c’è il fatto che abbiamo mercati finanziari globali senza avere alcun sistema globale di regolazione degli stessi.
Le minacce militari alla sicurezza umana sono molto diminuite rispetto ad allora, ma abbiamo bisogno di fare finalmente il salto di qualità verso la proibizione formale della guerra e verso il monopolio centrale della forza. In questo modo disporremo di maggiori energie e risorse per affrontare le sfide interamente nuove, sconosciute nel 1945, come quella della sicurezza ambientale.
Il punto centrale è politico e non è eludibile. Il bisogno di un nuovo sistema di governance non può essere soddisfatto lasciando, per così dire, libero sfogo alla creatività della società civile internazionale. Non è sufficiente che mille associazioni spontanee fioriscano e ci portino per mano nella direzione giusta. Non sarà la moltiplicazione delle NGOs che ci condurrà ad un assetto superiore della pace e della sicurezza.
Per raggiungere questo scopo è necessaria una architettura istituzionale dai contorni definiti, con regole precise e meccanismi decisionali appropriati. Una nuova governance globale non si crea prescindendo dal contesto delle organizzazioni internazionali già esistenti. Sono queste il campo di battaglia cruciale. Pieno di ambiguità e di ostacoli, ma ineludibile. La difficoltà consiste nel fatto che le istituzioni globali servono a promuovere, in molti casi, un mondo migliore, ma sono nello stesso tempo unaccountable, mancano di trasparenza e sono manipolate dalle forze responsabili delle più sfacciate violazioni delle norme internazionali.
L’arena principale della governance mondiale è la stessa di 60 anni fa, ed è quella delle Nazioni Unite e delle cosiddette “istituzioni di Bretton Woods” con i loro derivati: Banca Mondiale, Fondo Monetario, WTO, Banche Regionali di Sviluppo. Ciò significa che dobbiamo democratizzare e rafforzare i loro mandato originari. Aggiungendo, se necessario, nuove funzioni e mandati. Ed abolendo anche i rami secchi e le inefficienze più evidenti.
Questa è la stessa arena del governo mondiale, e non dobbiamo avere timore di evocarne lo spirito. Le due maggiori obiezioni all’idea del governo mondiale sono: a) il profilo autoritario che esso potrebbe assumere; b) l’allargamento del gap tra i cittadini ed i processi democratici che la sua realizzazione potrebbe comportare.
La seconda critica è superabile attraverso la proposta di creazione del Parlamento Universale, e di ciò parleremo più avanti.
La risposta alla prima obiezione è che basta limitare le prerogative centrali di un governo democratico del mondo al controllo del processo di disarmo ed allo scoraggiamento attivo dei conflitti attraverso un corpo di polizia mondiale.
Il resto del sistema internazionale non ha bisogno di una parallela centralizzazione. L’economia internazionale, soprattutto nel suo lato finanziario, necessita di un meccanismo di regolazione universale semplice, “leggero” e fair verso i paesi più deboli. Il compito di correggere squilibri e disuguaglianze può essere lasciato ad entità regionali e locali, espresse direttamente dai soggetti interessati e che accrescono anche la trasparenza e l’accountability dei processi decisionali. Ed è precisamente questo che sta accadendo, sulla scia dell’aumento dei prezzi del petrolio che ha determinato un monumentale travaso di ricchezza dal Nord al Sud e all’Est del pianeta.
I cambiamenti in questo campo sono diventati tumultuosi: Lo shock dei prezzi petroliferi è stato preceduto dalla crisi asiatica del 1997-98, ed è stato seguito a ruota dalla più grave crisi finanziaria dai tempi del 1929. Il Fondo Monetario Internazionale è stato messo alle corde in primo luogo da se stesso, cioè dalla sua faziosità pro-USA, e in secondo luogo dall’affluenza finanziaria di alcune nazioni del Terzo Mondo che non sono costrette più a ricorrere alle sue terapie. Il Fondo Monetario non è più in grado di dettare legge alla maggior parte dei paesi in difficoltà. Le nazioni bruciate dalla crisi asiatica del 1997-98 hanno accantonato riserve di valuta pregiata enormi, e non mendicano più aiuti a Washington.
L’intera America Latina – quasi 500 milioni di persone – è in rivolta. Il volume dell’assistenza economica internazionale del solo Venezuela ha superato, in America Latina, quello degli Stati Uniti. Brasile, Argentina e Venezuela hanno creato una banca multilaterale regionale, il Banco do Sur, in diretta concorrenza con le banche di Bretton Woods e il FMI.
Il declino del portafoglio prestiti del FMI negli ultimi quattro anni ha superato i più radicali auspici dei manifestanti new global: è passato da 105 a 10 miliardi di dollari, la maggior parte dei quali va a due soli paesi: la Turchia e il Pakistan.
Il Fondo è diventato l’ombra di se stesso per via dell’emergere del BRIC – il blocco Brasile, Russia, India e Cina – come polo più onesto ed amichevole di aiuto internazionale. I governi dell’Asia Orientale, dopo il fallito tentativo di dare vita all’AMF (l’Asian Monetary Fund) proposto dal Giappone, hanno formato il meccanismo finanziario dell’ “ASEAN Plus Three” che esclude gli Stati Uniti e che condurrà molto probabilmente alla creazione di una vera e propria agenzia finanziaria regionale completamente autonoma da Washington e dal FMI.
Non stiamo suggerendo, quindi, niente di stravagante. Questa strada dell’evoluzione della governance finanziaria globale è la stessa di quella che si è affermata all’interno delle democrazie liberali più avanzate: un monopolio centrale della forza fisica da un lato, ed una panoplia di combinazioni organizzative nel campo economico e finanziario dall’altro.
I teorici della governance democratica – che è una corrente di pensiero impegnata a disegnare le istituzioni della futura democrazia cosmopolita – negano con forza qualunque parentela dei loro concetti con quello del governo mondiale o di uno stato mondiale centralizzato: «La democrazia cosmopolita non deve essere confusa con il progetto di un Governo Globale – che deve necessariamente basarsi sulla concentrazione della forza in una sola istituzione – al contrario, si tratta di un progetto che auspica delle alleanze volontarie revocabili tra istituzioni governative e metagovernative, e dove la disponibilità del potere di coercizione viene in ultima istanza condivisa tra gli attori e soggetta a controllo giuridico» scrive Archibugi .
Sono in disaccordo con questa versione della governance futura che esclude il disarmo globale e il monopolio universale della violenza. E’ troppo ingenua, perché presuppone una capacità auto-affermativa delle norme che non esiste nella realtà dei comportamenti umani e di quelli degli stati. O meglio, non esiste nel grado richiesto dagli scopi della democrazia cosmopolita.
La maggior parte degli esperti di relazioni internazionali concordano sul fatto che il più grande ostacolo all’eliminazione dei conflitti internazionali è l’assenza di una autorità legittima centrale capace di imporre regole contro la guerra. E questa capacità, aggiunge chi scrive, deve essere resa indipendente dal progresso etico, il cui sviluppo non è lineare e può conoscere lunghi periodi di arretramento.
Abbiamo bisogno di un centro universale della coercizione legittima in grado, per il fatto stesso di esistere, di proibire il ricorso alla violenza “privata” (cioè all’aggressione tra stati e alla guerra) e i intervenire a difesa dei diritti umani fondamentali.
Se invochiamo “alleanze volontarie revocabili che condividono il potere coercitivo” ci esponiamo alla facile obiezione – già mossa da Hegel a Kant a proposito del progetto di Federazione degli stati avanzato nella “Pace Perpetua” – secondo la quale, non sottoposta ad un potere coattivo al di sopra delle parti capace di far osservare il patto fondamentale di non violenza, la democrazia cosmopolita è obbligata a consentire ad ognuno dei membri di uscire a suo piacimento dall’ambito della democrazia stessa, lasciando il sistema delle relazioni internazionali in balìa della provvisorietà e dell’incertezza.
E’ qui che la cosiddetta “analogia domestica”, quella con la vita interna agli stati sovrani, mostra la sua efficacia. La pacificazione tra i cittadini degli stati più efficienti, e in particolar modo tra i cittadini delle democrazie, ha raggiunto livelli molto alti, inferiori a due vittime di omicidio per ogni 100mila abitanti. Questo genere di pace è stata conseguita dagli stati-nazione attraverso l’eliminazione della violenza privata e l’affermazione di un’amministrazione pubblica della giustizia. Lungo questo processo, il potere di uso della forza è stato svincolato dalle fluttuazioni di “alleanze volontarie e revocabili” tra i detentori dei mezzi di coercizione, e non è stato disperso tra gli attori, bensì concentrato in una unica, stabile fonte di legittimità.
E’ per queste ragioni che, a livello internazionale, il disarmo generale, la proibizione legale della guerra e la creazione di una forza permanente di polizia sotto l’autorità di un ente democratico universale devono essere le architravi di ogni sforzo di governance democratica.
In queste condizioni, il pericolo della tirannia universale viene largamente scongiurato. L’origine del processo di disarmo e di concentrazione dei mezzi di distruzione non è in questo caso la forza sovrastante di uno stato egemone, superiore a tutti gli altri dal punto di vista economico e militare, cui essi finiscono col soggiacere, ma un patto federativo. Un atto giuridico-politico non dissimile da quello stipulato tra le tredici colonie degli Stati Uniti d’America, o dai trattati costitutivi dell’Unione Europea.
La messa fuori legge della guerra e la creazione di un monopolio dei mezzi di coercizione ci consentono di mettere al sicuro i progressi avvenuti dopo il 1945 con la fine del colonialismo, la diffusione della democrazia e l’affermazione della pace internazionale come valori supremi e come dati di fatto irreversibili. Ci consentono di rendere non più aleatorio l’evoluzione etico-politica che ha reso obsoleta la guerra, distruggendone una delle sue funzioni storicamente più importanti: il suo essere lo strumento di verifica dei rapporti di forza tra le grandi potenze e il veicolo dell’ascesa della nuova potenza egemone. Il fatto che la strategia di ascesa della Cina a nuova potenza egemone si svolga sul terreno della crescita economica e della tessitura di relazioni internazionali pacifiche, è un prezioso segno di questa evoluzione.

L’esempio dell’Unione Europea
Qual’è l’incentivo ad avallare un simile progetto per l’attuale quasi-monopolista della forza mondiale, gli Stati Uniti d’America, uno stato la cui presenza nello spazio, negli oceani, e sulla terraferma tramite un rete di oltre 700 basi militari che abbracciano il pianeta rende appropriato l’uso del termine “stato globale”?
Se accettiamo l’idea che l’obiettivo del governo mondiale non ha senso perché esso già esiste in quanto l’America si comporta come il governo mondiale del ventunesimo secolo, il discorso è presto concluso. Ma per accettare questo argomento dobbiamo concordare con chi sostiene che gli Stati Uniti non sono un impero come quelli del passato perché non predano risorse dai sottoposti e forniscono gratuitamente un bene pubblico di importanza suprema quale la sicurezza internazionale. In questo volume abbiamo denunciato questo modo ingannevole di concepire il ruolo degli Stati Uniti, creatori di minacce inesistenti dalle quali pretendono di proteggerci a prezzi diventati altissimi.
Chi crede che gli USA siano il governo mondiale del ventunesimo secolo deve essere preparato a condividere la logica di Michael Mandelbaum, il noto politologo americano che ha elaborato questa idea. Egli sostiene che gli USA forniscono sicurezza al mondo allo stesso modo del proprietario di una residenza patrizia che paga le guardie che gli proteggono la casa, e così facendo protegge le più umili abitazioni che la circondano, e che usufruiscono gratuitamente del servizio di protezione. Gli Stati Uniti del ventunesimo secolo, secondo Mandelbaum, «non sono il leone del sistema internazionale, che terrorizza e rapina gli animali più piccoli e più deboli per sopravvivere. Sono piuttosto l’elefante, che sostenta un’ampia varietà di altre creature – mammiferi più piccoli, uccelli ed insetti – generando del nutrimento per loro mentre si occupa di nutrire se stesso».
Bene. Chi non si trova a proprio agio nei panni di un parassita dell’elefante globale ha a disposizione tre ulteriori argomenti a favore di un monopolio mondiale della forza in grado di attrarre il sostegno degli Stati Uniti: il “dividendo della pace”, l’esempio dell’Unione Europea e il progresso della sicurezza globale.
E’importante rendersi conto di quanto sia immenso il “dividendo della pace” che una istituzione globale, capace di mantenere la pace tra gli stati, sarebbe in grado di distribuire ai cittadini americani in primo luogo, ed a quelli della terra poi, per effetto della riduzione al minimo delle spese militari. Il bilancio americano per la difesa ammonta oggi a metà delle spese militari mondiali, avendo raggiunto la cifra di oltre 500 miliardi di dollari nel 2007. Come abbiamo visto, queste sono le cifre ufficiali, ma l’esborso effettivo supera i mille miliardi di dollari.
La drastica riduzione di questo bilancio che si accompagnerebbe alla costruzione di una autentica sicurezza globale, rappresenta un forte incentivo per tutti i cittadini americani ad unirsi nell’appoggio alla creazione di un monopolio mondiale della violenza. Mi rendo conto che non è facile convincerli del fatto che il loro paese non è sul punto di essere invaso o attaccato da nessun altro stato, e che la protezione da pericoli come il terrorismo islamico non richiede di pagare il pedaggio richiesto dal complesso militare-industriale.
Ma sulla stessa lunghezza d’onda possono essere trasmessi anche altri messaggi. Come quello che non è necessario fuggire nel regno dell’utopia per trovare esempi di strategie di difesa collettiva che non si basano sulla costruzione di armi sempre più potenti, ma al contrario prevedono la riduzione dei mezzi di distruzione e la loro sostituzione con strumenti più adeguati ed efficaci.
Non è necessario andare molto lontano. Basta guardare a cosa ha fatto e sta facendo l’Unione Europea in termini di creazione di una polizia sovranazionale, di una forza di intervento rapida, e di diminuzione degli armamenti tradizionali.
L’Unione Europea sta procedendo verso la creazione di uno spazio giuridico unificato, dove disposizioni giuridiche sovranazionali come il mandato di cattura europeo, agenzie sovranazionali investigative e giudiziarie come EUROPOL ed EUROJUST stanno duplicando per il momento le corrispondenti entità a livello degli stati membri, ma all’interno di una coerente direttiva di marcia.
Il modello di una forza di intervento sovranazionale più forte delle strutture del peacekeeping delle Nazioni Unite, è la Forza di Reazione Rapida in via di costituzione in seno all’Unione Europea: 60mila soldati pronti ad intervenire nei luoghi a rischio per operazioni di risoluzione dei conflitti, e che assomigliano all’esercito permanente dell’ONU che fu istituito per pochi mesi ai tempi del primo Segretario Generale.
La trasformazione dell’Europa in un esempio di democrazia cosmopolita si sta svolgendo tramite il processo del suo allargamento a nuovi stati. L’espansione dell’Unione da un semplice accordo tra sei stati agli attuali 27 paesi con una popolazione di oltre 500 milioni di persone è avvenuta nel contesto di una accentuata diminuzione dei budget militari. L’ultima decade del ventesimo secolo sarà ricordata come un epoca di consistenti tagli dei bilanci della difesa, di riduzione della produzione di armi e di smantellamento degli arsenali in Europa e in Russia.
Gli Stati Uniti spendono oltre il doppio dei 27 stati membri dell’Unione Europea in materia di difesa. Gli USA hanno pianificato una ulteriore espansione delle spese militari nei prossimi anni, mentre l’Unione Europea ha deciso di mantenerle invariate. Il gap transatlantico è perciò destinato ad allargarsi ancora di più.
Questo gap è all’origine di una controversia infinita, e viene interpretato in due modi molto diversi tra di loro. Henry Kissinger, i neo-cons e vari altri sostenitori della concezione dell’ hard power ricordano di frequente agli europei che la potenza militare raggiunta dagli USA rispetto al resto del mondo non ha precedenti, e che non esiste perciò alcun paese o gruppo di paesi – adesso e nel prevedibile futuro – in grado di mettere in atto una sfida militare agli Stati Uniti.
Il modo di vedere che prevale in Europa è che questa interpretazione è corretta nella lettera, anche se sbagliata nello spirito a causa dell’arroganza che vi traspare. In effetti, nessun paese sta sfidando gli USA. Ma ciò avviene perché nessuno è interessato a sprecare risorse in navi e cannoni, e l’impegno emulativo prevalente nella comunità internazionale non avviene sotto forma di una corsa agli armamenti ma in termini di competizione economica e di miglioramento delle condizioni di vita dei propri cittadini. I cittadini europei e del resto del pianeta preferiscono costruire la pace attraverso strumenti diversi dalla preparazione della guerra.
La sicurezza internazionale, con il suo costante miglioramento dopo la fine della guerra fredda, rafforza ogni giorno di più questo modo di pensare, che si traduce in una crescente avversione alla guerra.
Esistono perciò diverse motivazioni razionali perché gli Stati Uniti accettino l’idea di un monopolio mondiale della forza esterno ai loro confini. Si può dire, allora, che esistono due strategie contrapposte di difesa, quella europea e quella degli Stati Uniti, l’una militare e l’altra civile?
Si, certo. Nel corso degli ultimi decenni si sono formate due concezioni della sicurezza: una è impersonata dalla “potenza militare” americana che pretende di fornire sicurezza su scala globale attraverso una macchina bellica che non ha paragoni nella storia; l’altra risiede nella “potenza civile” dell’Unione Europea che basa questa pretesa sugli accordi commerciali, l’assistenza economica, la promozione dello sviluppo internazionale e le missioni di mantenimento della pace.
Le concezioni della sicurezza non sono altro che un aspetto delle visioni complessive del futuro. Jeremy Rifkin ha spiegato nel 2004 come l’Europa ha creato una nuova visione del futuro che ha lentamente eclissato il sogno americano. Queste due concezioni hanno finito col contrapporsi in modo netto lungo gli anni ‘90. Gli europei hanno visto sempre più l’America di Clinton e poi di Bush preoccupata di crearsi nemici da combattere con l’uso della forza: stati delinquenti e gruppi terroristici sempre all’opera in complotti anti-occidentali e sempre in procinto di procurarsi armi di distruzione di massa. Il governo USA non si è curato di investire in trattative diplomatiche e compromessi politici in grado di stimolare transizioni dall’autoritarismo e dalla “delinquenza” verso la democrazia.
Gli americani hanno visto gli europei sempre più impegnati a procurarsi dei vantaggi commerciando con i nemici degli Stati Uniti (come l’Iran e la Libia). Senza incomodarsi ad investire negli armamenti necessari a confrontarsi con i regimi ostili. Tanto, c’era il bastone americano dietro l’angolo, pronto a colpire nei casi di emergenza o di fallimento delle strategie soft.
Ma gli europei sono pronti a replicare che contro un paio di casi come la Bosnia e il Kosovo negli anni ’90, dove gli Stati Uniti hanno fornito la forza aerea necessaria per prevalere in quelle guerre, c’è l’apporto decisivo alla soft security mondiale fornito dalla massiccia assistenza allo sviluppo di origine europea. L’Unione Europea provvede al 55% del totale dell’assistenza internazionale, e ai due terzi dell’aiuto sotto forma di contributi a fondo perduto. Ma anche in Bosnia e Kosovo gli europei hanno messo in campo, dopo le guerre, l’80% delle forze di mantenimento della pace ed oltre il 70% dei fondi per la ricostruzione.
Gli europei pensano che la loro politica di sicurezza sia più efficace di quella americana, anche perché è più adatta al tipo di minacce che oggi prevalgono. Se le guerre internazionali sono sempre più rare, e sono i conflitti a bassa intensità quelli dominanti, allora sono più utili strumenti differenti. La politica della sicurezza internazionale dell’Europa di oggi si basa sull’impiego di aiuti economici nelle aree in conflitto, sulla costruzione di dispositivi legali e costituzionali democratici, e sull’uso delle forze armate solo come forze di interposizione, di protezione dei diritti umani e di intervento umanitario.
Questo approccio è espresso con nettezza da Solana, il responsabile europeo per la politica estera e di sicurezza comune: «In contrasto con le minacce grandi e visibili della guerra fredda, nessuna delle nuove minacce è esclusivamente militare, né può essere fronteggiata solo con mezzi militari. Ciascuna richiede un mix di strumenti».

Il Parlamento Mondiale
La proposta del governo mondiale, inoltre, deve andare di pari passo con quella del parlamento universale. Anche qui, è l’Europa l’esempio da seguire. Il Parlamento Europeo è un parlamento sovra-nazionale con ampi poteri, che esprime la volontà di mezzo miliardo di persone. Perché non estenderne l’esempio al pianeta? Ogni essere umano ha diritto ad essere rappresentato nelle sedi democratiche dove si decidono sempre più i suoi destini.
L’attuale crisi delle Nazioni Unite nasce precisamente da qui, dalla loro incapacità di rispondere al loro mandato originario che le obbligava a riferirsi non solo agli stati ma anche ai singoli individui. La dimensione universalistica dell’organizzazione – “noi, il popolo delle Nazioni Unite” – non si riflette adeguatamente nella sua configurazione istituzionale. La sorgente di legittimità dell’ONU è nei diritti dell’individuo come membro della razza umana, come cittadino del pianeta, e ciò deve riflettersi in ogni progetto di nuova architettura.
C’è un largo deficit democratico da colmare, dando ai cittadini del mondo, senza riguardo alla loro nazionalità, una voce diretta negli affari mondiali. Un numero crescente di persone sono frustrate dal fatto che decisioni cruciali per la loro vita non vengono più prese da istituzioni sulle quali essi hanno influenza, ma si sono spostate verso organi internazionali che non rendono conto ad alcuna costituente democratica. Le organizzazioni multilaterali sono delle macchine diplomatiche, politiche e militari molto lontane dal controllo popolare.
Qualunque serio tentativo di riformare le Nazioni Unite tenendo conto del loro deficit democratico deve perciò prendere in considerazione l’idea di un organismo popolare eletto globalmente, e capace di trasformare le relazioni internazionali da un campo di esclusiva pertinenza governativa ad una arena democratica, dove rappresentanti popolari eseguono mandati democratici.
Prima della globalizzazione, una idea come questa poteva essere considerata utopica. Ma la rivendicazione di partecipazione diretta dei cittadini alle questioni internazionali non può più essere ignorata. Specialmente dagli stati membri dell’ONU che vanno orgogliosi delle loro procedure democratiche.
Si dice spesso che i governi che non vengono eletti liberamente mancano di legittimità politica. Ma noi ci troviamo a vivere in un ordine globale squisitamente non-democratico, dove decisioni cruciali vengono prese da funzionari che non sono stati eletti da nessuno, e che non rispondono a nessuno dei loro atti. Tutti i cittadini dei regimi democratici godono di una fondamentale prerogativa che li intitola a partecipare alle decisioni che riguardano la loro vita. Perché questa prerogativa deve essere limitata al campo della politica interna, e non deve riguardare processi globali che influenzano direttamente la vita collettiva?
Sebbene il potenziale politico per iniziare una democratizzazione dell’ONU sia già in corso di crescita, ciò non è sufficiente. Come realizzare, allora, un Parlamento Mondiale, un parlamento di tutti gli abitanti della terra da associare alla attuale Assemblea Generale composta di stati, dando luogo ad una specie di legislatura bicamerale mondiale?
Uno strumento utile può essere quello adoperato negli anni ’90 per il conseguimento di importanti successi come il Trattato di Kyoto sul global warming, la convenzione contro le mine antiuomo, il Trattato che istituisce la Corte Penale Internazionale e la Convenzione di Palermo contro la criminalità organizzata transnazionale.
Voglio dire un Trattato promosso da una alleanza tra la società civile (organizzazioni senza fine di lucro, associazioni volontarie, business groups, ecc.) ed i cosiddetti middle powers. Guardiamo un po’più da vicino i soggetti di questa alleanza.
Iniziamo dalla società civile universale, un entità che ha iniziato a giocare un ruolo talvolta determinante nella politica internazionale. Il numero delle NGOs internazionali è cresciuto esponenzialmente negli anni ’90, passando da 6mila a 26 mila, e comprendendo entità che vanno dal WWF, il Fondo Mondiale per la Natura con 5 milioni di aderenti, a piccole associazioni di nicchia. Le NGOs sono diventate una potenza economica, e sono ormai in grado di trasferire più risorse della stessa ONU. SI tratta di una componente nuova del sistema internazionale, che critica spesso le manchevolezze della globalizzazione, e che si batte per la trasparenza delle organizzazioni multilaterali.
L’alleanza tra la società civile e un gruppo di piccoli e medi stati value-oriented, sensibili cioè ai valori ed ai richiami della solidarietà umana, è cruciale per il programma di democratizzazione delle Nazioni Unite e per la realizzazione del Parlamento Universale.
All’interno dell’ONU si è formato un gap piuttosto rilevante tra i middle powers, le “medie potenze” come esse si definiscono, da una parte, e le nazioni che perseguono strategie più orientate verso la massimizzazione del proprio potere e della propria ricchezza dall’altro. Le medie potenze sono paesi come quelli scandinavi più il Canada, l’Australia, la Nuova Zelanda e un numero variabile di nazioni in via di sviluppo come il Messico, il Brasile ed altri.
I middle powers sono stati che hanno deciso di andare oltre il ruolo di luogotenenti delle grandi potenze, hanno rinunciato alla corsa agli armamenti nucleari, ed hanno un curriculum di mediatori e risolutori di problemi negli affari internazionali. Poiché essi ambiscono alla leadership morale della comunità internazionale, essi sono molto sensibili alle questioni che le grandi potenze si rifiutano di trattare. I middle powers sono campioni della giustizia internazionale e della pace mondiale, dei diritti umani, del disarmo e dell’eliminazione delle armi atomiche. Si battono contro i bambini-soldato, il turismo sessuale, le mine antiuomo e le bombe a frammentazione.
L’alleanza tra questi stati e la società civile universale può produrre il testo di un Trattato che istituisce una assemblea, e sulla base di questo testo si possono iniziare dei negoziati. Il processo che può portare alla realizzazione di questo Trattato è stato descritto da Falk e Strauss: «La società civile potrebbe organizzare una campagna di pubbliche relazioni e persuadere gli stati (attraverso dei compromessi se ciò si rendesse necessario) a firmare il Trattato. Come nel processo che ha portato infine alla Convenzione contro le mine antiuomo, un piccolo gruppo di paesi potrebbe aprire la strada. Ma a differenza di quel Trattato, che ha richiesto la ratifica di 40 stati prima di entrare in effetto, un numero relativamente più ristretto di paesi (diciamo 20) potrebbe fornire la base costituente di una assemblea di questo tipo. Questo gruppo è solo una frazione di quanto sarebbe necessario perché una simile assemblea abbia qualche pretesa di legittimità democratica globale. Ma una volta che questa assemblea diventasse operativa, il compito di guadagnare membri addizionali diventerebbe più facile. Ci si troverebbe di fronte ad una organizzazione alla quale i cittadini potrebbero chiedere ai loro governi di aderire. Man mano che gli stati iniziassero ad aderire, aumenterebbero le pressioni sugli stati membri per spingerli a partecipare. L’assemblea verrebbe a questo punto incorporata nell’ordine costituzionale internazionale in evoluzione».
L’avvento di un organo democratico internazionale come il Parlamento Mondiale incontrerebbe ostacoli formidabili: i regimi autoritari lo osteggerebbero perché esso li costringerebbe a far votare i propri cittadini secondo standard elettorali avanzati. Gli stati che fanno parte del Consiglio di Sicurezza non gradirebbero un potente competitore nel campo della risoluzione dei conflitti internazionali.
Tuttavia, dal momento che il numero dei regimi non democratici si contrae di anno in anno su scala mondiale, e l’unico paese non democratico appartenente al Consiglio di Sicurezza (la Cina) beneficerebbe largamente di un sistema elettorale per l’Assemblea Universale basato sul principio “un individuo, un voto” (non importa quanto “corretto”), questo ostacolo non sarebbe, nel lungo periodo, insormontabile.
La più forte opposizione al Parlamento Universale arriverebbe quasi sicuramente dal governo degli Stati Uniti. Anche se la seconda camera delle Nazioni Unite verrebbe alla luce senza poteri deliberativi, l’unilateralismo degli USA nelle questioni internazionali non favorirebbe la creazione di un organismo mondiale dotato di un grado di legittimità senza precedenti. Un Parlamento Globale democraticamente eletto dai cittadini del pianeta deterrebbe una tale autorità morale da rendere estremamente difficile, anche per una superpotenza, contrastare le sue raccomandazioni.
Il governo americano lo considererebbe come una seria minaccia alla sua predominanza internazionale e mobiliterebbe le sue risorse contro ogni piano per crearlo. Per superare una simile preclusione da parte statunitense, l’alleanza tra middle powers e società civile potrebbe non essere sufficiente. Dovrebbe emergere un centro alternativo di potere in grado di sostenere il progetto della democrazia globale. Secondo alcuni scienziati politici come Levi, è ragionevole pensare che l’Europa potrebbe giocare tale ruolo.
L’Unione Europea è la regione del mondo dove un prototipo del Parlamento Universale opera da ben 40 anni. Il Parlamento Europeo è stato creato nel 1957. Insieme alla Commissione Europea e al Consiglio dell’Unione Europea, è uno dei tre organi dell’Unione.
In una prima fase, i delegati al Parlamento Europeo erano nominati dai parlamenti nazionali, ma dal 1979 in poi i cittadini hanno eletto direttamente i loro rappresentanti. Sebbene abbia iniziato ad operare come un entità largamente consultiva, la sua natura di organo la cui rappresentanza è espressione diretta degli elettori ha finito col creare un inarrestabile spinta verso l’assunzione di poteri. Nell’anno 2000 il Parlamento Europeo ha fatto cadere la Commissione Europea con un voto di sfiducia. Adesso, dopo i Trattati di Maastricht, Amsterdam e Nizza degli ultimi dieci anni, il Parlamento Europeo ha conquistato poteri di veto sull’80% della legislazione dell’Unione. Lo stesso Parlamento ha già approvato una mozione in favore di un piano per la costituzione del Parlamento Mondiale.
L’unificazione europea si è svolta durante un processo di superamento sia dello stato-nazione che della sua tendenza verso la rivalità e il dominio degli altri stati. Gli stati membri dell’Unione sono democrazie avanzate, dove le tendenze militariste ed aggressive si trovano ad un minimo storico. Il blocco di potere intorno alla spesa militare ha un peso molto scarso nell’opinione pubblica e nella politica di tutti i paesi. L’embrionale politica estera dell’Unione Europea non ha perciò aspirazioni egemoniche.
Si può assumere, quindi, che l’obiettivo dell’Europa non sarà la sostituzione degli Stati Uniti come superpotenza mondiale. E’ più probabile che il vecchio continente persegua una politica di cooperazione con gli USA, tentando di gestire insieme l’ordine mondiale, in alleanza con la Cina, l’India, le altre potenze emergenti e i raggruppamenti regionali. Questo processo può generare una forza sufficiente a convincere gli Stati Uniti a cessare la loro opposizione al Parlamento globale e alla crescita di un ordine democratico universale.

autore dell’articolo e della traduzione: Federico
Alcuni credono persino che facciamo parte di una congiura segreta che lavora contro gli interessi degli Stati Uniti, caratterizzando la mia famiglia e me come ‘internazionalisti’ e che cospiriamo con altri in tutto il mondo per costruire una struttura politica ed economica globale integrata – un unico mondo, se volete. Se questa è l’accusa, mi dichiaro colpevole e sono fiero di esserlo.”
David Rockefeller
 

In questo articolo presento e commento il documento ufficiale del Council on Foreign Relations (CFR) dal titolo “Istituzioni Internazionali e Programma di Global Governance, Ordine Mondiale nel 21esimo Secolo” pubblicato il primo maggio del 2008.

Questo documento è stato da me tradotto in italiano, vi prego di segnalarmi eventuali errori.
Il documento è a tutti gli effetti un Manifesto degli obiettivi del circolo elitario in questione.
Questo manifesto si contrappone al documento del settembre del 2000 dal titolo “Rebuilding America’s Defenses”, un altro manifesto elitario elaborato dal PNAC (Project For New American Century), un think tank neoconservatore con sede a Washington. Il piano che il PNAC delineava era quello di un dominio globale incontrastato degli Usa sul mondo intero per il secolo avvenire. Gli Usa avrebbero agito con la forza e unilateralmente per conseguire questo obiettivo e avrebbero scalzato qualsiasi potenza rivale. Tra i fondatori del PNAC ci sono Dick Cheney e Donald Rumsfeld. Questi personaggi poco dopo avrebbero preso il potere e avrebbero messo in pratica il progetto del PNAC.
Ma il PNAC era solo una strategia momentanea all’interno di un processo ben più lungo. Gli obbiettivi “collaterali” del PNAC erano quelli di dimostrare nella pratica i disastri provocati da un’unica Super Potenza Globale che si erge, sopra le altre, a paladina dell’Ordine Mondiale. Ed è proprio a questo punto che entra in scena il CFR con il suo Programma di Governance Globale del 2008. Nel programma del CFR leggiamo: “Questo scetticismo istintivo (degli Usa, ndr) verso la cooperazione multilaterale , che è stato particolarmente pronunciato al termine del primo mandato dell’amministrazione di George W. Bush, è improbabile che scompaia. Tuttavia, i primi anni del nuovo millennio hanno dimostrato i limiti dell’ azione unilaterale degli Stati Uniti, militare o no, per mitigare le minacce e sfruttare le opportunità poste dalla globalizzazione. Indipendentemente dal fatto che l’amministrazione che entrerà in carica nel gennaio 2009 sia democratica o repubblicana, la direzione della politica estera statunitense è probabile che sia multilaterale in misura significativa.” Questo non vuol dire che improvvisamente gli USA abbandoneranno le azioni unilaterali, anche perchè, secondo il documento, questi “probabilmente resteranno l’attore più importante del mondo almeno fino al 2050“, ma che nel complesso ci sarà uno spostamento verso azioni multilaterali. Il Programma ha come fondamento la costruzione di un Nuovo Ordine Mondiale basato sul Multilateralismo con il contemporaneo ridimensionamento del potere degli Stati nazionali. L’esecutore materiale attuale di questo progetto di lungo corso è l’intera amministrazione di Barak Obama, di fatto un feudo del CFR, che sostituisce l’amministrazione PNAC-Bush alla presidenza degli Stati Uniti.
Prima di procedere nell’analisi facciamo una piccola introduzione al CFR.
Il CFR, è bene ricordarlo, non è parte del governo degli Stati Uniti, ma è un organismo privato non eletto, una specie di lobby superpotente che condiziona dall’alto tutte le politiche statunitensi e non solo. Il C.F.R. ( http://www.cfr.org/) fu fondato a Parigi nel 1921 da Edward Mandell House, consigliere del presidente Wilson alla Conferenza per la Pace, grazie al finanziamento della famiglia Rockefeller. All’atto di fondazione parteciparono 650 membri, il Gotha del mondo degli affari americano, e, negli anni, hanno finanziato il C.F.R. giganti economici del peso di American Express, American Security Bank, Archer Daniel Midland Foundation, Cargill Inc., Chase Manhattan Bank, Coca Cola C., Coopers & Librand, Elf Aquitane, Exxon Corp., Finmeccanica S.p.a., General Electric Foundation, General Motors Corp., Hill & Knowlton, ITT Corp., Johnson & Johnson, Levi Strauss Fdt., Manufacturers Honover Trust, McKinsey, Mobil, PepsiCo, RJR Nabisco, Salomon Inc., Shearson Lehman Brothers, Smithkline Beecham Corp., Volvo Usa, Young & Rubicam.
…il CFR ha vigorosamente appoggiato al debutto con tutta la sua potenza economica e finanziaria la costituzione dell’ONU, considerata come una tappa maggiore verso la realizzazione del Governo mondiale…” ( Carroll Quigley, “Tragedy and Hope”)
Paul Scott, cronista del Washington Post, parlando dell’uomo politico più potente che il CFR abbia mai annoverato tra le sue fila disse: “Kissinger crede che controllando gli alimenti si può controllare il popolo e controllando l’energia, il petrolio, si possono controllare le nazioni e i loro sistemi finanziari. E’ convinto che mettendo il cibo e il petrolio sotto un controllo internazionale e istituendo un nuovo ordine monetario internazionale è possibile che un governo mondiale, almeno agli inizi sotto l’egida delle Nazioni Unite, diventi una realtà…
Il Programma di Governance Globale dice:
”  L’ agenda globale di oggi è dominata da una serie di questioni, dal terrorismo ai cambiamenti climatici alla proliferazione delle armi di distruzione di massa che nessun singolo paese, non importa quanto potente, può affrontare da solo”.
Il senso del documento del CFR è che a fronte nuovi problemi e minacce globali, cioè di carattere sovranazionale, come il terrorismo, la proliferazione delle armi di distruzione di massa, le malattie infettive, le crisi economiche e la distruzione dell’ambiente, dovranno esserci risposte globali, attraverso la riforma di istituzioni storiche mondiali e la riduzione del potere degli stati nazione. Il documento dice esplicitamente: ”  il programma potrebbe raccomandare riforme a una serie di “istituzioni ”  fondamentali”   dell’ Ordine Mondiale, tra cui le Nazioni Unite (in particolare la composizione del Consiglio di Sicurezza), il G-8, la NATO, e le istituzioni di Bretton Woods, così come alle principali organizzazioni regionali, come l’Unione europea (UE), l’Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico (ASEAN), l’Unione africana (UA), e l’Organizzazione degli Stati Americani (OAS). Dove appropriato, il Consiglio esaminerà anche la possibilità di meccanismi di governance globale, che siano meno stato-centrici”. Cioè il CFR spinge per una riduzione di potere dello Stato nazione e un aumento di potere degli organismi transnazionali nella governance globale. Di fatto un Governo Mondiale.
E’ interessante analizzare i problemi e le minacce sovranazionali che il CFR propone; tra queste troviamo:
– Il terrorismo di matrice salafita-islamico, al-Qaeda e le organizzazioni affiliate.
– La proliferazione delle armi di distruzione di massa.
– La diffusione delle tecnologie catastrofiche.
– L’aumento di reti terroristiche transnazionali
– L’emergere di più di trenta agenti patogeni sconosciuti, compreso l’HIV / AIDS, Ebola, SARS e l’influenza aviaria, per i quali non sono ancora disponibili cure, come pure il riemergere e la diffusione di più di venti malattie conosciute, tra cui la tubercolosi, la malaria e il colera, spesso in modo più virulento e resistenti ai farmaci.
– I cambiamenti climatici, l’esaurimento delle risorse marine come le scorte di pesce e le barriere coralline, la deforestazione e la desertificazione, la perdita di biodiversità e la minaccia di estinzione delle specie , l’inquinamento atmosferico, l’esaurimento dello strato di ozono.
– L’Insicurezza Energetica; l’aumento drammatico dei prezzi del petrolio a livello mondiale, l’esaurimento di molte riserve petrolifere accertate, l’insaziabile appetito cinese per i combustibili fossili, l’instabilità politica in regioni produttrici di petrolio come Nigeria e Iraq, e l’ascesa delle ”  petro-autocrazie” come Russia e Venezuela.
– Il sistema finanziario internazionale.

Molti seri ricercatori indipendenti, studiosi di questi problemi e minacce, sono arrivati, dopo un attento studio, alla conclusione che si tratta di minacce controverse se non letteralmente costruite. Il terrorismo di Al-Qaeda, secondo Chossudovsky, è stato letteralmente creato e finanziato dalla Cia per interessi Statunitensi fin dall’epoca della guerra in Afghanistan contro l’URSS nel 1979. Ci sono prove schiaccianti che l’attentato dell’11 settembre, addebitato al terrorismo internazionale di matrice islamica, sia stato in realtà un lavoro interno dell’elite Occidentale. Interessante poi la citazione di agenti patogeni sconosciuti un anno prima della dichiarazione di Pandemia da parte dell’OMS a causa del virus H1N1, pandemia letteralmente inventata dalle case farmaceutiche al fine di imporre a tutto il pianeta i loro costosi, inutili e dannosi vaccini. Questo allarme pandemico è anche un perfetto esempio di gestione centralizzata delle emergenze, avente come centro operativo l’OMS (che ha dichiarato la Pandemia cambiando la definizione della stessa) e non più gli USA. Per quanto riguarda infine il cambiamento climatico, la sua natura antropica sembra ormai confutata, soprattutto dopo lo scandalo suscitato dalla pubblicazione delle email private dell’IPCC rubate da hacker che si sono infiltrati nel sistema di questa organizzazione. Nei blog
AliceOltreloSpecchio, Luogocomune, e Nuovo Ordine Mondiale, potrete approfondire tutte queste presunte minacce.
Adottando la più classica delle strategie per manipolare l’opinione pubblica, cioè quella del Problema-Reazione-Soluzione, si può senz’altro proporre che la creazione di questi “presunti” problemi Globali abbia il fine di suscitare un allarme internazionale con una conseguente richiesta da parte dell’opinione pubblica mondiale di interventi globali. Ed è a questo punto che il CFR arriva con la sua soluzione, che è quella di “Riformare le Istituzioni Fondamentali dell’Ordine Mondiale”. In ogni settore il CFR non dice di avere delle soluzioni già definite ma dice che sono stati creati gruppi di studio appositi; tutti i gruppi di studio però sono indirizzati verso un Ordine Mondiale Multilaterale. Per quanto riguarda Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ad esempio: “il programma (del CFR, ndr) esaminerà le prospettive e le condizioni per un rinnovato sforzo di riforma che possa rispondere alle aspirazioni di giocatori critici (tra cui Giappone, India, Germania e Brasile), mentre estenderebbe la rappresentanza del Consiglio di Sicurezza all’Africa e al Medio Oriente.”   Per G8 il CFR dice: “L’obsolescenza degli attuali meccanismi di governance globale è sempre più evidente nella gestione dell’economia mondiale, visibile durante l’ultimo summit annuale del G-8. E’ semplicemente un non senso escludere da questo Direttorato globale le più grandi economie emergenti del mondo, tra cui Cina, India e Brasile, nonché molteplici altre medie potenze. Il programma dovrà esaminare la fondatezza delle recenti proposte per ampliare la composizione del G-8 (come la proposta di un ”  L 20″   sostenuta dall’ex primo ministro canadese Paul Martin), nonché la creazione di gruppi  discrezionali su questioni politiche, economiche o funzionali (ad esempio, l’energia o la migrazione ).”
E’ anche molto interessante valutare la strategia che il CFR ha adottato riguardo alla guerra.
Dove il PNAC proponeva una decisa azione unilaterale degli USA, il CFR sottolinea i limiti e le critiche alle azioni unilaterali: “
..i primi anni del nuovo millennio hanno dimostrato i limiti dell’ azione unilaterale degli Stati Uniti, militare o no, per mitigare le minacce e sfruttare le opportunità poste dalla globalizzazione e “La situazione di stallo diplomatico null’Iraq nel 2002-2003 – come la crisi del Kosovo precedente del 1999 – hanno sollevato questioni fondamentali per il ricorso all’uso della forza da parte degli Stati Uniti, dopo il disaccordo tra i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza. A seguito di entrambi gli episodi, alcuni osservatori hanno suggerito la necessità di alternative (o surrogati) alle fonti per la legittimazione della forza armata, mentre altri hanno messo in guardia contro un precedente pericoloso.”   E’ anche interessante notare la similitudine tra il PNAC e CFR riguardo all’identificazione delle minacce derivanti da stati “violenti” e all’elaborazione di una dottrina per contrastarle: ”  Allo stesso tempo, c’è stato un crescente sostegno internazionale, in particolare tra i governi occidentali, a una dottrina della sovranità contingente, in base alla quale i paesi colpevoli di genocidio, terrorismo, e di ricerca di armi di distruzione di massa, perderebbero la loro presunzione contro l’intervento esterno.
Ricordiamo tutti le storielle inventate a proposito delle armi di distruzione di massa irachene per giustificare la guerra preventiva. Il documento poi afferma: “Oggi, più di 100.000 caschi blu vengono distribuiti in una ventina di operazioni in tutto il mondo – più che in qualsiasi altro momento della storia delle Nazioni Unite.Tuttavia, la complessità e il ritmo di tali sforzi multidimensionali hanno esaurito le capacità modeste del Dipartimento dell’Onu per le Operazioni di Mantenimento della Pace“. E poi: “
Fino ad oggi, tuttavia, la ”  guerra globale al terrorismo”   ha spesso avuto un francobollo ”  made in USA”,  piuttosto che rappresentare un’impresa davvero multilaterale”“. A questo punto possiamo delineare i contorni del Nuovo Ordine Mondile della Guerra, secondo il CFR. Esso dovrà comprendere, ad esempio, azioni di un’ONU riformata, più potente e decisa, e una diminuzione di influenza delle decisioni dei singoli stati nazionali. E’ possibile quindi che a qualsiasi stato o regione “disobbediente” all’ Ordine Mondiale per qualsiasi ragione, verrà affibiata l’etichetta di “stato violento” attraverso l’invenzione o la manipolazione di storie sulla condotta di questo stato o regione; queste storie giustificheranno l’uso della forza multiaterale da parte del Nuovo Ordine Mondiale, che, attraverso una polizia internazionale o un unico esercito mondiale, ristabilirà l’Ordine nella regione “violenta”.
Dopo questa ultima considerazione vi propongo la lettura del documento.
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Istituzioni Internazionali e Programma di Governance Globale
Ordine Mondiale nel 21esimo Secolo

Una nuova iniziativa del Council on Foreign Relations
1 maggio 2008

Il Council on Foreign Relations (CFR) ha avviato un ampio programma di cinque anni sulle istituzioni internazionali e la governance globale. Lo scopo di questa iniziativa trasversale è quella di esplorare le esigenze istituzionali per l’ordine mondiale nel XXI secolo. L’impresa riconosce che l’architettura della governance globale, riflettendo in larga misura il mondo come era nel 1945, non ha tenuto il passo con i cambiamenti fondamentali nel sistema internazionale, incluso ma non limitato alla globalizzazione. Gli accordi multilaterali esistenti in tal modo forniscono una base inadeguata per affrontare le più pressanti minacce e opportunità di oggi e per promuovere l’interesse nazionale degli Stati Uniti e più ampi interessi globali. Il programma mira ad individuare i punti deboli critici nei quadri attuali per la cooperazione multilaterale; propone riforme specifiche, adeguate alla nuova situazione mondiale, e promuove una leadership Statunitense costruttiva nella costruzione delle capacità delle organizzazioni esistenti e nella sponsorizzazione di nuove e più efficaci istituzioni regionali e globali e
di partnerships . Questo programma è reso possibile da una generosa donazione della Fondazione Robina.
Il programma si basa su risorse del CFR David Rockefeller Studies Program per valutare gli attuali meccanismi di governance globale e regionale e offre raccomandazioni concrete ai responsabili politici degli Stati Uniti sia sulle riforme specifiche necessarie per migliorare le loro prestazioni, sia per promuovere gli interessi nazionali americani, che per garantire la fornitura di beni pubblici critici a livello mondiale
. Il programma avrà un approccio settoriale, concentrandosi sugli accordi che regolano il comportamento dello Stato e la cooperazione internazionale e riunisce quattro set di sfide: (1) Lotta contro le minacce transnazionali, compreso il terrorismo, la proliferazione delle armi di distruzione di massa, e le malattie infettive; (2) tutela dell’ambiente e promozione della sicurezza energetica; (3) gestione dell’economia globale, e (4) prevenzione e risposta a conflitti violenti. In ognuno di questi ambiti, il programma prenderà in considerazione se il quadro più promettente per la governance è un’ organizzazione formale con l’adesione universale (per esempio, le Nazioni Unite), una regionale o sub-regionale, una più ristretta coalizione informale di paesi , o una combinazione di tutti e tre. Sulla base di queste indagini, il programma prenderà in esame anche la possibilità di adeguare le istituzioni fondamentali (ad esempio, l’ONU, il G8, NATO, FMI) per affrontare le sfide di oggi, così come la possibilità di creare nuovi quadri. Si affronterà anche la partecipazione di attori non statali.
Il programma rientra esattamente nella missione storica CFR come un’organizzazione indipendente nopartisan, think tank, editore impegnato ad essere una risorsa per i suoi membri, funzionari di governo, dirigenti d’azienda, giornalisti, educatori e studenti, leader civili e religiosi, e altri soggetti e cittadini interessati al fine di aiutarli a comprendere meglio il mondo e le scelte di politica estera negli Stati Uniti e in altri paesi. Nello svolgimento del suo mandato, il programma si basa su attributi unici del CFR come un think tank di primo piano su questioni di politica estera, come un forum importante per la convocazione di statisti americani e internazionali e di opinion leader, e come piattaforma per forgiare un consenso bipartisan sulle priorità, i termini e le condizioni di un impegno globale della nazione. Nel corso della sua attività, CFR impegnerà le parti interessate e collegi elettorali negli Stati Uniti e all’estero, compresi i governi, le organizzazioni non governative (ONG), i rappresentanti della società civile, e il settore privato, il cui ingresso e la specializzazione sono fondamentali per garantire l’appropriatezza e la fattibilità di eventuali riforme istituzionali. Il programma è condotto da Senior Fellow Patrick Stewart. La presente nota riassume le motivazioni del programma, descrive le potenziali aree di ricerca e di impegno politico, e delinea prodotti e attività. Noi crediamo che la ricerca e l’agenda politica descritta qui costituisca un contributo potenzialmente significativo per gli Stati Uniti e per le deliberazioni internazionali circa i requisiti per l’ordine mondiale nel XXI secolo.
Motivazione e contesto
la rilevanza della questione
La creazione di nuovi quadri per la governance globale sarà una sfida determinante per il mondo del XXI secolo, e l’atteggiamento degli Stati Uniti sara tra i fattori più importanti nel determinare la forma e la stabilità dell’ordine del mondo che risulta da questi sforzi. La necessità di una riforma, con un robusto sistema di cooperazione multilaterale non è mai stata più evidente. L’ agenda globale di oggi è dominata da una serie di questioni, dal terrorismo ai cambiamenti climatici alla proliferazione delle armi di distruzione di massa che nessun singolo paese, non importa quanto potente, può affrontare da solo. Le sfide di domani e i programmi politici saranno sempre più di portata transnazionale. Allo stesso tempo, le istituzioni multilaterali esistenti sono sempre più separate dalla realtà globale, e ostacolano la loro capacità di fornire beni pubblici globali e ridurre i “mali” a livello mondiale. Dalla fine della Guerra Fredda, la politica mondiale è stata trasformata in modi fondamentali. Come indicato nel box sotto, questi cambiamenti includono uno spostamento di potere a livello mondiale verso i paesi non occidentali, l’aumento delle minacce transnazionali al top delle agende sulla sicurezza globale e sullo sviluppo, una crescente preoccupazione per la debolezza dello Stato, in contrasto con la forza dello Stato, l’emergere di agili e sempre più potenti attori non statali (sia maligni e benigni), l’evoluzione di nuove norme della sovranità statale e nuovi criteri per l’intervento armato, la proliferazione delle organizzazioni regionali e sub-regionali, la crescente importanza di reti transfrontaliere e il ruolo crescente di opportune “coalizioni di volenterosi” in aggiunta e talvolta in sostituzione di più formali organismi internazionali.

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Un Nuovo Mondo Il punto di partenza per il programma è un riconoscimento che il mondo dal 1945 si è evoluto notevolmente, a fondo, e irrevocabilmente. Saranno necessarie nuove regole e istituzioni di governance globale per tener conto dei diversi cambiamenti fondamentali nella politica mondiale. Questi includono:

    – uno spostamento del potere mondiale al “Sud” . Mentre gli Stati Uniti rimangono al vertice del sistema internazionale, la distribuzione globale del potere – politico, economico, demografico, tecnologico, e in qualche misura militare – si sta spostando verso il mondo in via di sviluppo, guidato dalla crescita di Cina, India, Brasile e altre nazioni (e il relativo declino d’Europa). I nuclei delle istituzioni internazionali, dal Consiglio di sicurezza dell’ONU al Gruppo degli Otto paesi industrializzati (G-8), non si sono ancora adattati per ospitare questi spostamenti sismici, riducendo sia la loro legittimità percepita e la loro efficacia pratica.
    – L’aumento delle minacce transnazionali. Mentre le guerre di grande potenza saranno sempre possibili in un sistema di stati sovrani, le principali sfide di politica estera del ventunesimo secolo sono probabilmente le minacce di carattere transnazionale, dal terrorismo alle pandemie ai cambiamenti climatici. Tali sfide richiedono nuove forme di cooperazione istituzionalizzata e rappresentano una sfida particolare per gli Stati Uniti, storicamente ambivalente nei confronti delle istituzioni multilaterali.     – Lo spettro dei deboli e degli Stati deboli. Per la prima volta nella storia moderna, le principali minacce alla sicurezza mondiale provengono meno da Stati con grande potere (ad esempio, la Germania nazista) e più da Stati che ne hanno troppo poco (per esempio, in Afghanistan). L’obiettivo della sicurezza collettiva è quindi spostato dal contro-bilanciamento del potere aggressivo verso l’assistenza di paesi fragili e post-bellici nella realizzazione effettiva uno stato sovrano, compreso il controllo degli “spazi senza governo”.   
    – La crescente influenza di attori non statali. Un corollario della debolezza dello stato è l’aumento di gruppi non statali e di persone che sono in grado di operare su più giurisdizioni sovrane. Questi includono organizzazioni illecite motivate dalla rivendicazione politica (ad esempio, al-Qaeda) o semplice avidità (ad esempio, i sindacati russi del crimine). Ma gli attori non statali includono anche le forze più benigne, come le ONG umanitarie e gli attori della società civile, istituzioni filantropiche, come la Fondazione Gates, e individui “super-potenti” come Bono, tutti chiedono a gran voce di entrare nei processi decisionali che sono stati tradizionalmente la competenza dei soli stati. Come integrare questi nuovi soggetti nelle decisioni multilaterali rimane una grande sfida per la governance globale.   
    Norme in evoluzione per sovranità e interventismo. Vi è un crescente riconoscimento che ogni Stato deve alcuni obblighi fondamentali ai propri cittadini e alla società internazionale in generale. Queste responsabilità includono l’obbligo di non commettere atrocità contro la propria stessa popolazione, il divieto di sponsorizzare o fornire un rifugio sicuro per gruppi terroristici transnazionali e il dovere di prevenire la proliferazione delle armi di distruzione di massa. Eppure, lo sforzo di rendere queste nuove norme operative ed esecutive rimane una sfida erculea.   
    La diffusione di organizzazioni regionali e sub-regionali. Anche se la Carta delle Nazioni Unite del 1945 ha espressamente approvato le organizzazioni regionali, questi organismi cominciato veramente a fiorire solo con la fine della guerra fredda, sia come complementi di organizzazioni associative universali e sia come sostitute di esse. Il compito dei politici americani è quello di valutare i vantaggi comparati delle varie istituzioni e incoraggiare una divisione razionale del lavoro (tra, diciamo, l’ONU e l’Unione africana), che assicura una ripartizione degli oneri efficace, piuttosto che una ingiustificata “onere shifting”.   La crescente importanza delle reti di governo transnazionale. Negli ultimi decenni, il processo di cooperazione multilaterale e la regolamentazione in materia tendevano ad essere gerarchiche e centralizzate, come riflesso di negoziati formali tra le delegazioni nazionali di alto livello. Nel ventunesimo secolo, la cooperazione multilaterale si svolge spesso in maniera distribuita e in rete, attraverso la collaborazione di reti transnazionali di funzionari governativi di agenzie di regolamentazione, esecutive, legislative, e dei tribunali.   
    Il ruolo crescente delle coalizioni dei volenterosi. Una tendenza recente nella governance globale è stata quella di fare meno affidamento su grandi organizzazioni formali (come le Nazioni Unite), che sono vulnerabili alla paralisi e l’inazione, e più ad azioni collettive tra paesi che la pensano allo stesso modo su un tema , come la Proliferation Security Initiative (PSI) . Un dilemma per i politici americani sarà quello se sfruttare la flessibilità di tali coalizioni, senza sottovalutarle, perchè queste sono grandi organizzazioni associative la cui competenza tecnica, la legittimità, e le risorse saranno necessarie agli Stati Uniti a lungo raggio.
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    Nonostante questi enormi cambiamenti nei contesti, contenuti, e nelle condotte delle relazioni internazionali, non vi è stato alcun “atto di creazione” analogo a quella raffica di rafforzamento delle istituzioni che si è verificata negli anni 1940 e nei primi anni 1950. Infatti, molte delle istituzioni centrali di governance globale, come l’ONU, l’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico (NATO), la Banca Mondiale e il Fondo monetario internazionale (FMI), rimangono sostanzialmente invariate dai tempi di Roosevelt, Truman, Churchill , e Stalin. Le recenti iniziative per riformare l’architettura della governance globale, come il Vertice delle Nazioni Unite del settembre 2005, hanno prodotto nel migliore dei casi cambiamenti incrementali, perchè gli Stati non sono d’accordo su come ridistribuire il potere e l’autorità in queste organizzazioni esistenti e portare le vecchie regole in linea con le nuove realtà. La comunità mondiale tende così a fare i conti con un meccanismo istituzionale cigolante , che è sempre più obsoleto, inefficace, e non rappresentativo, e che dà poche garanzie al ruolo potenziale del settore privato e della società civile globale per definizione e affrontare l’ordine del giorno a livello mondiale. Molto difficile è anche la creazione di regole di governance globale, e ancora più difficile è riscrivere quelle delle istituzioni già esistenti.
    Gli Stati Uniti e i suoi partner hanno una finestra critica di opportunità per aggiornare l’architettura della cooperazione internazionale per riflettere il mondo turbolento di oggi. La creazione di un quadro più efficace per la governance globale dipenderà da una comprensione chiara e comune tra le nazioni più importanti del mondo delle nuove dinamiche e le forze in gioco nella politica mondiale, e il loro riconoscimento che non vi può essere una soluzione one-size-fits-all per la gestione dei problemi transnazionali. Essa dipenderà anche dalla volontà degli Stati Uniti di esercitare la stessa creativa leadership illuminata che ha esercitato nella metà del ventesimo secolo, quando ha scelto di sostenere e difendere le nuove forme di cooperazione internazionale.
    Una nuova era di American Leadership?
    Tra i fattori più importanti per determinare il futuro della governance globale sarà l’atteggiamento degli Stati Uniti, che probabilmente resternno l’attore più importante del mondo almeno fino al 2050. Storicamente, gli americani hanno adottato un atteggiamento ambivalente e selettivo verso la cooperazione multilaterale. Da un lato, nessun paese ha fatto così tanto per creare l’infrastruttura istituzionale di ordine mondiale, comprese le istituzioni fondamentali risalenti al 1940, come le Nazioni Unite, le istituzioni di Bretton Woods, e la NATO. Negli ultimi sei decenni, gli Stati Uniti hanno tratto enormi benefici da questa architettura, che ha contribuito alla legittima leadership globale degli Stati Uniti, ha migliorato la prevedibilità negli affari mondiali, e permesso la messa in comune di obiettivi condivisi attraverso una vasta gamma di paesi. D’altra parte, pochi paesi sono stati così sensibili come gli Stati Uniti alle restrizioni alla loro libertà d’azione o gelosi e guardinghi verso le loro prerogative sovrane. Questo orientamento ambivalente può essere attribuito ad almeno tre fattori: la potenza schiacciante Americana, la sua unica cultura politica e le sue tradizioni costituzionali. In primo luogo, dato il suo peso enorme, gli Stati Uniti godono di impareggiabili opzioni unilaterali e bilaterali, nonché una richiesta di speciale esenzione da alcune norme vincolanti per gli altri, in quanto fungono da ultimo custode e garante dell’ ordine mondiale. In secondo luogo, la lunga tradizione del paese di liberale “eccezionalità” ispira la vigilanza degli Stati Uniti nel proteggere la sovranità nazionale e le istituzioni dalle incursioni degli organismi internazionali. Infine, la separazione dei poteri sanciti dalla Costituzione americana, che dà al Congresso una voce critica nella ratifica di trattati e approvazioni delle istituzioni globali, complica l’assunzione da parte degli Stati Uniti di nuovi obblighi internazionali.
    Questo scetticismo istintivo verso la cooperazione multilaterale, che è stato particolarmente pronunciato al termine del primo mandato dell’amministrazione di George W. Bush, è improbabile che scompaia. Tuttavia, i primi anni del nuovo millennio hanno dimostrato i limiti di azione unilaterale degli Stati Uniti, militare o no, per mitigare le minacce e sfruttare le opportunità poste dalla globalizzazione. Indipendentemente dal fatto che l’amministrazione che entrerà in carica nel gennaio 2009 sia democratica o repubblicana, la direzione della politica estera statunitense è probabile che sia multilaterale in misura significativa. Il multilateralismo può avvenire in molte forme, tuttavia. Dal punto di vista degli Stati Uniti, il veicolo ideale per la cooperazione internazionale in una determinata istanza dipenderà da una serie di fattori, tra cui anche se gli altri paesi condividono una comune concezione della natura della sfida politica (per non parlare del suo rimedio appropriato). Anche se le Nazioni Unite hanno vantaggi distinti, data la loro legittimità internazionale e l’adesione universale, esse non saranno sempre lo strumento di scelta; organizzazioni regionali o gruppi di affinità più stretta nella condivisione di obiettivi comuni possono avere un vantaggio comparato. Gli Stati Uniti e altri paesi è probabile che richiedano una gamma diversificata di strutture formali e informali, universali e regionali, e funzionali per affrontare compiti particolari. In alcuni casi, una governance efficace può richiedere partenariati pubblico-privato che coinvolgono una vasta gamma di soggetti interessati, comprese le società private e le organizzazioni non governative. Di conseguenza, la governance globale nel XXI secolo può venire ad assomigliare a quello che Francis Fukuyama chiama “multi-multilateralismo.”
    Nuovo Pensiero per una nuova era
    Il programma sulle istituzioni internazionali e la governance globale mira ad aiutare gli architetti della politica estera degli Stati Uniti e i loro omologhi in altri paesi e nelle organizzazioni regionali e globali, nella redazione di progetti dettagliati di nuove strutture di cooperazione internazionale che siano più idonee alle realtà globali, coerenti con gli interessi nazionali americani a lungo termine, e sensibili alle preoccupazioni americane storiche sulla sovranità nazionale e sulla loro libertà d’azione internazionale. L’approccio del programma per la governance globale rimarrà pragmatico e flessibile, sottolineando soluzioni personalizzate, piuttosto che risposte “one-size-fits-all”. Il processo di formulazione di raccomandazioni politiche sarà aperto e consultivo. I ricercatori del CFR si incontreranno e solleciteranno gli input dai principali organi costituenti – americani e stranieri, pubblici e privati – con una loro partecipazione alle relative deliberazioni. Per esempio, le discussioni sul rafforzamento dell’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPAC) coinvolgerebbero, tra gli altri, sia le organizzazioni per il controllo delle armi, sia le grandi aziende chimiche. In modo analogo, deliberazioni su un quadro post-Kyoto per fronteggiare il cambiamento climatico potrebbero sollecitare opinioni dei gruppi ambientalisti, dei rappresentanti dell’industria, dei funzionari dei paesi in via di sviluppo e della società civile, e dei funzionari degli Stati Uniti a livello federale, statale, provinciale e comunale. Tali consultazioni sono indispensabili per garantire una comprensione globale degli ostacoli al cambiamento, il trade-off di opzioni alternative istituzionali, e la fattibilità di nuove disposizioni. Il CFR riconosce che l’identificazione di dove le istituzioni internazionali sono carenti e dove quelle nuove sono adeguate è l’approccio per riformare la governance globale. Il compito più difficile è convincere le parti interessate ad adottare un nuovo modo di fare business, tra cui (in alcuni casi) la perdita dei privilegi attuali. Per questo motivo, CFR includerà in tutte le raccomandazioni la propostoa di una strategia pratica per ottenere il sostegno multilaterale per i cambiamenti necessari, così come forgiare il consenso interno tra le principali parti in causa negli Stati Uniti.
    DESCRIZIONE DEL PROGRAMMA   L’ordine del giorno del programma sulle istituzioni internazionali e la governance globale è potenzialmente molto vasto. Per renderlo più trattabile, abbiamo adottato un approccio settoriale, in cui si intendono valutare gli accordi istituzionali che disciplinano specifiche sfide globali. In ogni caso selezionato, il programma di lavoro con i borsisti del CFR è esaminare (a) come la natura di questa particolare sfida sia cambiata negli ultimi decenni; (b) quali dei regolamenti internazionali – formali e informali, permanenti e temporanei, a livello mondiale e regionale – esistono per regolare il comportamento o avvantaggiare la cooperazione in questo settore; (c) se questi meccanismi sono sufficienti e a portata di mano per il compito o devono essere modificati, e (d) quali riforme istituzionali e nuove divisioni del lavoro sarebbero opportune, in linea con gli interessi a lungo termine degli Stati Uniti, e sostenibili nel contesto nazionale statunitense. Nel condurre questa analisi, il programma si baserà sulle competenze di molti dei cinquantacinque borsisti a tempo pieno pieno e part-time del gruppo di studio del CFR. Il CFR cercherà anche all’esterno competenze nei settori in cui non esistono attualmente al suo interno. Il programma si avvarrà di diversi standard per valutare l’adeguatezza e l’appropriatezza dei regimi esistenti, le organizzazioni e le altre disposizioni di governance globale. Tali criteri comprendono:
    Efficacia, in termini di prestazioni reali nel conseguire l’obiettivo(i) dichiarato(i), idealmente misurata attraverso il monitoraggio e la valutazione indipendente.
    Legittimità, valutata in termini di quanto gli accordi esistenti rispecchiano fedelmente l’attuale distribuzione del potere politico globale e degli interessi, se sono coerenti con regimi giuridici internazionali, e riflettono le procedure ampiamente accettate per decisioni multilaterali.
    Responsabilità, valutati in base al fatto se gli agenti istituzionali possano essere chiamati a rispondere delle loro prestazioni e se le istituzioni forniscono opportunità di espressione di volontà democratica sia negli Stati Uniti e all’estero.
    Coerenza con gli interessi e i valori degli Stati Uniti, valutazione se il quadro proposto promette di promuovere la sicurezza nazionale e il benessere degli Stati Uniti, legittima gli Stati Uniti all’estero, ed è in sintonia con la volontà democratica espressa del popolo americano.
    Costruendo sulla base di questi settori controlli e analisi, il programma potrebbe raccomandare riforme a una serie di “fondamentali” istituzioni dell’ Ordine Mondiale, tra cui le Nazioni Unite (in particolare la composizione del Consiglio di Sicurezza), il G-8, la NATO, e le istituzioni di Bretton Woods, così come alle principali organizzazioni regionali, come l’Unione europea (UE), l’Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico (ASEAN), l’Unione africana (UA), e l’Organizzazione degli Stati Americani (OAS). Dove appropriato, il Consiglio esaminerà anche la possibilità di meccanismi di governance globale, che siano meno stato-centrici. Le raccomandazioni per le grandi riforme istituzionali procederanno a partire da (piuttosto che precederanno) questa analisi del problema. Inoltre, laddove tali riforme sono raccomandate, il CFR dovrà includere una strategia plausibile per vincere il sostegno internazionale per questo nuovo quadro di governance.
    Temi e settori di analisi
    Il programma ha individuato quattro aree critiche della governance globale, dove quadri attuali per la cooperazione multilaterale sono sempre più obsoleti. Questi includono (1) lotta contro le minacce transnazionali; (2) Protezione dell’ambiente e promozione della sicurezza energetica; (3) gestione dell’economia globale, e (4) prevenzione la risposta a conflitti violenti. In questa sezione, evidenziamo quelli che riteniamo essere i temi più interessanti all’interno di questi quattro grandi gruppi, e dove il programma potrebbe aggiungere valore attraverso la ricerca e l’impegno della politica rispetto alla sua cornice di tempo di cinque anni. Questi raggruppamenti includono:
    (I) Elenco delle Minacce Transnazionali  Terrorismo. La lotta contro il terrorismo di matrice salafita-islamico è probabile che sia generazionale per gli Stati Uniti e la comunità mondiale, e una risposta efficace richiede una serie di partnership internazionali. Fino ad oggi, tuttavia, la “guerra globale al terrorismo” ha spesso avuto un francobollo “made in USA”, piuttosto che rappresentare un ‘impresa davvero multilaterale. Le Nazioni Unite hanno fatto qualche progresso a coinvolgere gli Stati membri nella lotta contro al-Qaeda e le organizzazioni affiliate, anche attraverso il Consiglio di Sicurezza dell’Onu la risoluzione 1373, che ha istituito il Comitato Contro il Terrorismo delle Nazioni Unite, e con gli sforzi multilaterali per combattere il finanziamento del terrorismo. Gli Stati Uniti hanno inoltre ampliato la loro collaborazione in materia di intelligence antiterrorismo, con decine di Stati. Tuttavia, la campagna globale anti-terrorismo è stata meno multilaterale di quanto potevamo aspettarci, sia in termini di consolidamento delle nuove norme (ad esempio, una definizione comune di terrorismo) sia per garantire una robusta risposta operativa per la minaccia (ivi compreso il rafforzamento della capacità antiterrorismo di Stati deboli ma volenterosi). Il programma lavorerà con Borsisti del CFR nella promozione di iniziative multilaterali e riforme necessarie, sia all’interno delle Nazioni Unite che nelle organizzazioni regionali che sono essenziali se la lotta contro il terrorismo è quella di diventare uno sforzo più efficace.
    La proliferazione delle armi di distruzione di massa. La diffusione delle tecnologie catastrofiche ha posto la capacità di uccidere un gran numero di persone nelle mani di un numero crescente di governi e attori non statali. Allo stesso tempo, i regimi e le istituzioni internazionali incaricate di controllare la diffusione delle armi nucleari, biologiche, e chimiche – dal trattato di non proliferazione (TNP) alla International Atomic Energy Agency (IAEA) alla Convenzione sulle armi biologiche e tossiche – sono sempre più sotto pressione. Nonostante le grandi speranze, il documento finale del Gruppo ad alto livello delle Nazioni Unite nel vertice del settembre 2005, ha omesso di includere una riforma di significativo globale sulla non proliferazione. Frustrati dalle carenze delle strutture consolidate per fermare la proliferazione, gli Stati Uniti negli ultimi anni hanno sperimentato coalizioni con diversi raggruppamenti flessibili, come la Proliferation Security Initiative (PSI). Questa ha adottato una risposta differenziata ai proliferatori – più rilevante nel caso del programma nucleare indiano – che concede un trattamento speciale per i regimi che Washington ritiene ci si possa fidare. Il programma di lavoro con gli esperti CFR nel controllo degli armamenti e della sicurezza internazionale valuterà le riforme necessarie per gli esistenti trattati di non proliferazione, compresa la potenziale creazione di una struttura internazionale per la facilitazione nella forntura di combustibile nucleare ai partecipanti al regime TNP. Il programma valuterà anche il giusto equilibrio tra tali organizzazioni formali, trattati come l’AIEA e TNP e accordi informali di organismi come PSI, il Nuclear Suppliers Group, e il regime di non proliferazione nel settore missilistico.
    Sicurezza del territorio. L’aumento di reti terroristiche transnazionali e la diffusione delle tecnologie catastrofiche hanno fatto della sicurezza del territorio una priorità per tutte le nazioni, in particolare per le democrazie occidentali. Gli Stati Uniti e altri paesi sono messi di fronte a una serie di sfide comuni, incluse quelle di polizia marittima di frontiera terrestre e dello spazio aereo nazionale; protezione dell’aviazione civile; miglioramento del controllo delle frontiere; regolamentazione dell’immigrazione; indurimento delle infrastrutture critiche; ispezione di carichi; marcatura e monitoraggio di persone sospette e spedizioni. Una efficace sicurezza del territorio nazionale si basa sempre di più su creativi partenariati multilaterali, quali la Container Security Initiative, che tra l’altro, implica la collocazione di funzionari doganali degli Stati Uniti nei porti stranieri (e viceversa). Richiede anche una più profonda intelligenza e condivisione delle informazioni e una cooperazione più intensiva nel rafforzamento della legge. Tali collaborazioni innovative dovranno costringere gli Stati Uniti e i suoi alleati a tollerare qualche sacrificio della sovranità nazionale, dovranno conciliare diverse tradizioni costituzionali e giuridiche, e (a volte) dovranno superare le percezioni divergenti di minaccia. Il programma lavorerà con studiosi CFR per valutare le aree più promettenti per l’espansione e formalizzare la cooperazione multilaterale in questo campo.
    Malattie Infettive, biologiche, e Salute Pubblica Globale. Tra le preoccupazioni che più fanno riflettere sul programma di sicurezza globale c’è lo spettro della morte di massa per origine naturale o per agenti patogeni antropici. Negli ultimi tre decenni, il mondo ha conosciuto l’emergere di più di trenta agenti patogeni sconosciuti, compreso l’HIV / AIDS, Ebola, SARS e l’influenza aviaria, per i quali non sono ancora disponibili cure, come pure il riemergere e la diffusione di più di venti malattie conosciute , tra cui la tubercolosi, la malaria e il colera, spesso in modo più virulento e resistenti ai farmaci. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti e altri governi sono sempre più allarmati dalla progettazione e dal rilascio mirato di tossine biologiche da parte di terroristi internazionali. Purtroppo, come la risposta tardiva alla SARS ha rivelato, ci sono gravi carenze nei sistemi nazionali e globali per la sorveglianza epidemiologica, la preparazione e la risposta. Il programma lavora con i borsisti CFR per individuare quali riforme in ambito di governance della salute globale, compresa l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono tenute a rispondere a questa fiorente minaccia.
    (2) tutela dell’ambiente e garanzia della sicurezza energetica
    I cambiamenti climatici. Nuove istituzioni internazionali, per mitigare il degrado del patrimonio mondiale saranno probabilmente una caratteristica distintiva della governance globale nel XXI secolo. L’agenda globale dell’ambiente include una vasta gamma di sfide oceaniche, terrestri e atmosferiche, dall’esaurimento delle risorse marine come le scorte di pesce e le barriere coralline fino alla deforestazione e alla desertificazione, dalla perdita di biodiversità e delle specie minacciate di estinzione, all’inquinamento atmosferico, e all’esaurimento dello strato di ozono. Mai come ora la necessità di un nuovo patto globale è più imperativa, come nel caso dei cambiamenti climatici, che se non corretti modificheranno irrevocabilmente la biosfera dalla quale dipende tutta l’umanità. Inoltre, gli effetti del riscaldamento globale, si prevede che incidano più drammaticamente su alcuni dei più fragili, poveri e instabili paesi in via di sviluppo che sono meno attrezzati per adattarsi. Il programma lavora con i borsisti CFR per esaminare i presupposti istituzionali per un accordo quadro post-Kyoto su cui gli Stati Uniti ed i principali paesi in via di sviluppo, compresa la Cina, l’India, e Brasile, possano essere d’accordo, così come una potenziale espansione della Global Environmental Facility nel creare incentivi per lo sviluppo senza carbonio.
    Insicurezza Energetica. Il recente aumento drammatico dei prezzi del petrolio a livello mondiale, combinato con l’esaurimento di molte riserve petrolifere accertate, l’insaziabile appetito cinese per i combustibili fossili, l’instabilità politica in regioni produttrici di petrolio come Nigeria e Iraq, e l’ascesa delle “petro-autocrazie” come Russia e Venezuela, ha focalizzato l’attenzione dei politici degli Stati Uniti sulla sicurezza degli approvvigionamenti energetici del mondo. Gli Stati Uniti ei suoi partner internazionali hanno bisogno di nuove norme sui combustibili fossili per garantire un’adeguata produzione globale, raffinazione, capacità di trasporto, e nuove strategie per evitare l’interruzione delle forniture. Vi è anche una crescente consapevolezza che spostare l’economia degli Stati Uniti lontano dalla sua attuale forte dipendenza dai combustibili fossili, in particolare dal Medio Oriente, sia buon senso strategico. Nuovi quadri di cooperazione multilaterale saranno componenti essenziali di ogni strategia degli Stati Uniti per migliorare la sicurezza energetica globale e creare gli incentivi per il movimento internazionale verso forme più pulite e più affidabili di energia. Il programma lavora con i borsisti del CFR per esaminare le misure promettenti, anche attraverso l’Agenzia internazionale dell’energia, che servono a migliorare a lungo termine la sicurezza energetica sia livello mondiale sia degli Stati Uniti.
    (3) Gestione dell’economia globale
    Il sistema finanziario internazionale. Il programma sosterrà il lavoro del Centro di Studi Geoeconomici (CGS), per uno sguardo sobrio sul quadro attuale delle relazioni finanziarie e monetarie a livello mondiale, comprese le norme che disciplinano i tassi di cambio, le proposte di creare unioni monetarie regionali, e le iniziative da parte dei singoli paesi per dollarizzare o euro-izzare. Esso promuoverà il lavoro da parte dei borsisti del CFR per valutare le tendenze in corso nel sistema finanziario mondiale, compresi i ceppi causati dal deficit gemelli degli Stati Uniti, il ruolo emergente della Cina nel sistema monetario globale, e l’ascesa di valute alternative (compreso l’euro) — e studiare i mezzi che promettono di migliorare il coordinamento tra i governi più importanti al mondo e le banche centrali nel trattare le carenze strutturali. Il programma sosterrà anche il lavoro del CFR nel rivalutare il mandato del FMI, che ha perso molta della sua importanza con la crescita dei mercati dei capitali privati.
    Commercio internazionale: La stagnazione della corrente del Doha Round dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) e l’espansione in atto degli accordi commerciali bilaterali e regionali hanno messo in discussione l’impegno degli Stati Uniti e altri importanti paesi per la visione di un aperto, reciproco, e non discriminatorio sistema di commercio internazionale e di pagamento. Gli scontri nei round del WTO comprendono la resistenza dei paesi ricchi dell’Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo (OCSE) nel liberalizzare il commercio dei prodotti agricoli protetti e la riluttanza dei paesi in via di sviluppo ad accelerare il proprio abbraccio di standard occidentali in materia di investimenti esteri, proprietà intellettuale, e commercio di manufatti. In assenza di un costante movimento in avanti sulla liberalizzazione degli scambi a livello mondiale, è probabile vedere una crescente frammentazione del commercio mondiale in blocchi regionali potenzialmente discriminatori e protezionistici. Il programma sosterrà i lavori in corso del CGS per esaminare i presupposti per un compromesso Nord-Sud, e per valutare il trade-off agli Stati Uniti negli approcci bilaterali, regionali e globali alla liberalizzazione degli scambi. Il programma cercherà anche di far avanzare i lavori CFR sui nuovi quadri regionali e internazionali per disciplinare la mobilità del lavoro globale. – Investimenti internazionali. I vantaggi economici da investimenti transfrontalieri sono grandi come quelli degli scambi transfrontalieri e gli investimenti aziendali in supply chain multi paese sono un grande driver di crescita dei flussi commerciali. Inoltre, la rapida crescita della ricchezza dei fondi di molti paesi dell’Asia orientale e quella di Stati esportatori di energia complicano il quadro. Le enormi eccedenze di capitali ora nelle mani di governi stranieri possono innescare una violenta reazione politica nei paesi in cui tali fondi sono investiti. Eppure, gli investimenti internazionali, non sono ancora soggetti ad alcun regime multilaterale paragonabile alla World Trade Organization. Invece di folli trattati bilaterali sugli investimenti, ci si dovrebbe riunire insieme ad un impegno OCSE condotto dall’OCSE, nel tentativo di stabilire norme globali per le gli investimenti. Nel 1990 uno sforzo per aggiornare questo quadro con un accordo multilaterale sugli investimenti è stato sconfitto dalla critica della società civile. Il programma sosterrà le attività dei borsisti CFR per esaminare la necessità di un accordo globale sugli investimenti, nonché analizzare la necessità di regole per governare i fondi sovrani e i destinatari dei loro capitali.
    Politiche di sviluppo globale. Il discorso politico moderno in materia di sviluppo a livello mondiale è stato dominato da due campi estremi: i sostenitori delle spese enormi in aiuti stranieri per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, da un lato, e gli scettici verso gli aiuti allo sviluppo, dall’altro, i quali sostengono che è uno spreco, ridondante (Considerate le fonti private di investimento) e spesso controproducente (dal momento che crea dipendenza delle razze). Spesso in questo dialogo tra sordi manca un’attenta valutazione dell’uso mirato che gli aiuti stranieri possono (e non possono) realizzare, nonché un riconoscimento che l’aiuto è solo una componente e raramente la più importante nei risultati di sviluppo. Il programma sosterrà gli sforzi dei borsisti CFR nella valutazione della rilevanza e della missione della Banca mondiale, delle banche multilaterali regionali dello sviluppo, del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite, e di altre agenzie di sviluppo delle Nazioni Unite, con un occhio nel valutare come le loro capacità di aiuto e le loro competenze tecniche si completano insieme alle capacità dei governi donatori. L’analisi prenderà in considerazione anche gli argomenti per le riforme istituzionali, come trasformare la struttura di governo della Banca mondiale e correggere l’approccio frammentato delle Nazioni Unite per lo sviluppo globale. Si studierà i modi per sfruttare il crescente interesse del settore privato nei programmi di responsabilità sociale delle imprese nei paesi in via di sviluppo. Mentre la spesa da parte delle imprese multinazionali in materia di sviluppo è in crescita, la raffinatezza con cui questi fondi sono erogati è forse due decenni indietro a quella del settore pubblico. Questo lavoro sarà svolto in collaborazione con il CGS.
    (4) prevenzione e risposta a conflitti violenti
    – prevenire il fallimento dello Stato e il conflitto interno. In un’epoca di minacce transnazionali, gli stati che non possono controllare i propri confini e territori e che collassano nella violenza interna, costituiscono un pericolo non solo per le proprie popolazioni, ma in realtà per il mondo intero. Purtroppo, la comunità internazionale continua a lottare nei suoi sforzi per impedire agli Stati di scivolare in fallimenti e violenze interne. Fino ad oggi, nessun attore internazionale di grande rilievo, dagli Stati Uniti, agli altri principali governi o istituzioni internazionali come le Nazioni Unite, la Banca Mondiale e l’Unione africana, ha fatto della prevenzione una priorità strategica. Nonostante l’impegno della retorica da parte delle Nazioni Unite per la prevenzione dei conflitti, la sua politica attuale rimane modesta, ad hoc e reattiva, in genere limitata ai sporadici “buoni uffici” degli sforzi del Segretario generale. Il G8, allo stesso modo, ha dedicato poca attenzione alla riduzione delle fonti critiche di insicurezza e instabilità nel mondo in via di sviluppo, che includono il taglio dei flussi di introiti illeciti alimentando dal carburante della corruzione e della violenza negli Stati deboli e in zone di conflitto, l’argine al commercio illegale di armi, la chiusura di paradisi finanziari offshore che servono a guadagni illeciti, e l’insistere su una gestione trasparente dei proventi che derivano dalle risorse naturali. Il programma collaborerà con il Centro CFR per l’azione preventiva (CPA) per valutare le riforme istituzionali che possono essere fatte per migliorare la capacità delle Nazioni Unite, del G8, della Banca Mondiale, dell’Unione africana e di altri ambiti internazionali e partnership nell’ affrontare le cause sottostanti dell’ instabilità e per attenuare e gestire i conflitti nei paesi più vulnerabili al mondo, attraverso una miscela di mezzi diplomatici, economici, politici e militari. Esso indirizzerà il settore privato e pubblico-privato verso iniziative di riduzione dei conflitti, come l’ Iniziativa per la Trasparenza delle Industrie Estrattive (EITI) e il Processo di Kimberley per i conflitti per i diamanti.
    L’uso della forza. Oggi più che in qualsiasi altro momento negli ultimi sessant’ anni, sono in palio le norme che disciplinano l’uso della forza armata. La situazione di stallo diplomatico null’Iraq nel 2002-2003 – come la crisi del Kosovo precedente del 1999 – hanno sollevato questioni fondamentali per il ricorso all’uso della forza disposto dagli Stati Uniti, dopo il disaccordo tra i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza. A seguito di entrambi gli episodi, alcuni osservatori hanno suggerito la necessità di alternative (o surrogati) alle fonti per la legittimazione della forza armata, mentre altri hanno messo in guardia contro un precedente pericoloso. Allo stesso tempo, c’è stato un crescente sostegno internazionale, in particolare tra i governi occidentali, a una dottrina della sovranità contingente, in base alla quale i paesi colpevoli di genocidio, terrorismo, e di ricerca di armi di distruzione di massa, perderebbero la loro presunzione contro l’intervento esterno. Nonostante questi cambiamenti normativi, tuttavia, gli Stati Uniti e i suoi partner internazionali hanno fatto pochi progressi nel determinare le circostanze in cui il Consiglio di sicurezza potrebbe essere legittimamente bypassato e quali siano i criteri probatori necessari a giustificare l’intervento armato in uno stato sovrano. Il programma funziona con i borsisti CPA e CFR per chiarire questi criteri, basandosi sui lavori precedenti del CFR su tali questioni, anche per quanto riguarda la dottrina “responsabilità di proteggere”.
    Operazioni di Pace e Costruzione della Pace Post-Conflitto. Nonostante le contrarietà e le carenze nelle operazioni di pace delle Nazioni Unite dopo la fine della Guerra Fredda, le Nazioni Unite sono chiamati come mai prima d’ora a mantenere – e in alcuni casi, ad applicare – la pace tra le parti in conflitto, nonché a raccogliere i cocci quandola ripresa si ferma. Oggi, più di 100.000 caschi blu vengono distribuiti in una ventina di operazioni in tutto il mondo – più che in qualsiasi altro momento della storia delle Nazioni Unite.Tuttavia, la complessità e il ritmo di tali sforzi multidimensionali hanno esaurito le capacità modeste del Dipartimento dell’Onu per le Operazioni di Mantenimento della Pace, che lotta con il suo modesto bilancio, e le sue capacità di sviluppare una dottrina solida, di procurare il supporto logistico degli Stati membri, al fine di garantire la qualità e la disciplina delle truppe che vi contribuiscono; di negoziare un efficace divisione del lavoro con le organizzazioni regionali (come ad esempio l’Unione africana), e di realizzare la visione di “missioni integrate” che uniscono la componente umanitaria, di ricostruzione, di governance, e di protezione degli interventi internazionali. Nel frattempo, la Commissione ONU Per la Costruzione della Pace – uno dei pochi risultati significativi del vertice di Alto Livello delle Nazioni Unite del 2005- ha finora fallito nel far vivere la sua promessa di garantire una efficace ricostruzione dello Stato e il recupero sostenibile di società devastate dalla guerra. Il programma collaborerà con il Centro per l’azione preventiva e borsisti CFR sulle proposte per approfondire le recenti riforme dell’ONU, nonché per esplorare il potenziale dei partenariati tra l’ONU e l’Unione africana, nonché con altri organismi regionali e sub-regionali. Nel portare avanti questa ambiziosa agenda, il programma si baserà sul personale di entrambi i settori di base e anche sui cinquantacinque altri membri permanenti e aggiunti del CFR’s Studies Program. Ciò consentirà al programma di generare un flusso costante di ricerca, di pubblicazioni e di impegno politico in tutti e quattro i raggruppamenti nel periodo di cinque anni del programma.
    Riformare le Istituzioni Fondamentali dell’Ordine Mondiale
    Sulla base di questa area di indagini e sulla base delle carenze individuate nelle organizzazioni e delle strutture esistenti, il programma, nell’arco di cinque anni, cerca di proporre riforme in alcune delle istituzioni fondamento dell’ordine mondiale, tra cui le Nazioni Unite , le organizzazioni regionali, e le principali associazioni ad hoc.
    – Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Tra le delusioni più grandi del vertice di alto livello delle Nazioni Unite del settembre 2005 c’è stato il fallimento degli Stati membri delle Nazioni Unite nel tagliare il nodo gordiano rispetto ai Soci del Consiglio di sicurezza dell’ONU, in particolare l’estensione dei membri permanenti (o semi-permanenti) per accogliere lo spostamento dell’equilibrio del potere mondiale dal 1945. Anche se il Segretario generale ONU del Pannello di Alto Livello ha delineato due alternative realistiche ed equilibrate per l’allargamento, dopo il progresso è stato bloccato da una combinazione di rivalità regionali, dalle differenze intra-europee, e dal disimpegno degli Stati Uniti. Il programma esaminerà le prospettive e le condizioni per un rinnovato sforzo di riforma che possa rispondere alle aspirazioni di giocatori critici (tra cui Giappone, India, Germania e Brasile), mentre estenderebbe la rappresentanza del Consiglio di Sicurezza all’Africa e al Medio Oriente.   – Il Gruppo degli Otto. L’obsolescenza degli attuali meccanismi di governance globale è sempre più evidente nella gestione dell’economia mondiale, si è resa più visibile durante l’ultimo summit annuale del G-8. E’ semplicemente un non senso escludere da questo Direttorato globale le più grandi economie emergenti del mondo, tra cui Cina, India e Brasile, nonché molteplici altre medie potenze. Il programma dovrà esaminare la fondatezza delle recenti proposte per ampliare la composizione del G-8 (come la proposta di un “L 20” sostenuta dall’ex primo ministro canadese Paul Martin), nonché la creazione di gruppi discrezionali su questioni politiche, economiche o funzionali (ad esempio, l’energia o la migrazione ).
    Organizzazioni Regionali e sub-Regionali. Uno dei tratti distintivi degli ultimi due decenni è stata la formazione, l’approfondimento e allargamento di organizzazioni formali regionali in molti angoli del globo. I mandati, le competenze, le capacità e l’efficacia di questi corpi eterogenei variano enormemente. Gli Stati Uniti hanno un interesse critico e un ruolo centrale da svolgere, per fare in modo che questi enti svolgano pienamente il loro ruolo nella gestione dell’insicurezza globale e nella fornitura di beni pubblici per le loro rispettive regioni. Il programma si propone di esaminare lo stato attuale e il potenziale ruolo degli organismi multilaterali in almeno alcuni delle seguenti regioni, da parte di rilevanti studiosi del CFR:
    Europa, tra cui il North Atlantic Treaty Organization, l’Unione europea e l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE).
    Asia-Pacifico, tra cui l’Asia-Pacific Economic Cooperation (APEC) forum, l’Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico (ASEAN), il Forum regionale dell’ASEAN, e la sub potenziale architettura di sicurezza regionale per l’Asia nordorientale.
    Africa, in particolare l’Unione africana (compreso il suo nuovo Consiglio di pace e sicurezza), il Nuovo partenariato per lo sviluppo dell’Africa (NEPAD), la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS), la Southern African Development Community (SADC), e gli altri organi.
    Asia del Sud e Asia centrale, tra cui l’Associazione dell’Asia meridionale per la cooperazione regionale (SAARC), la Shanghai Cooperation Organization (SCO), e altri potenziali accordi multilaterali per queste due sub-regioni.
    America Latina, tra cui l’Organizzazione degli Stati americani, il Vertice delle Americhe, sub-raggruppamenti commerciali regionali (ad esempio, il NAFTA, CAFTA, Mercosur), e gruppi di potenziali like-minded paesi per la gestire delle sfide transnazionali come la sicurezza energetica, la migrazione e gli stupefacenti.
    Medio Oriente, incluso il Forum per il Futuro sponsorizzato dal G-8, la Lega Araba e l’Organizzazione della Conferenza islamica (OIC).
    La Grande Immagine dei Problemi
    Qui esploriamo i più appropriati contesti internazionali per affrontare l’agenda globale di oggi, il programma cercherà di aggiungere un nuovo tassello su tre questioni di grande importanza: la natura mutevole della sovranità in un’epoca di globalizzazione, la sfida di ospitare attori non statali nei processi decisionali globali, e la premesa per la responsabilità democratica delle istituzioni multilaterali.
    Re-concettualizzazione della “sovranità” in un’epoca di globalizzazione. Il post-Guerra Fredda ci ha posto di fronte alle sfide ai concetti tradizionali della sovranità dello stato in almeno quattro aspetti. In primo luogo, alcuni stati fallimentari e post-conflitti sono diventati parti della comunità internazionale, inserendosi nelle Nazioni Unite in una forma di “neo-amministrazione fiduciaria”. In secondo luogo, alcuni paesi con il loro comportamento hanno perso la loro immunità da interventi esterni, come parte di una dottrina emergente di “sovranità contingente.” In terzo luogo, quasi tutti gli Stati – tra cui gli Stati Uniti – hanno volontariamente abbandonato qualche storica libertà d’azione per gestire le minacce transnazionali e sfruttare le opportunità internazionali. Infine, alcuni paesi, in particolare l’Unione europea, hanno scelto di “fondere” la loro sovranità in cambio di benefici economici, sociali e politici. Il programma potrebbe fornire un valido contributo intellettuale, tracciando la portata e le implicazioni di queste trasformazioni.
    – Accogliere gli attori non statali nella governance globale. Anche se gli Stati rimangono il fondamento dell’ordine internazionale, si trovano ad affrontare la concorrenza sempre maggiore di attori non statali come detentori di influenza e (spesso) legittimità. Nella progettazione di nuove strutture di governance globale, gli Stati Uniti e altri governi devono fornire l’opportunità di collaborare e contribuire a soggetti interessati, compresi gli attori della società civile, gruppi di pressione, e corporazioni, senza permettere che l’agenda globale sia dirottata da interessi non rappresentativi. Il programma può individuare gli insegnamenti derivanti dalle esperienze recenti a proposito di come trovare questo equilibrio delicato.
    Superare il “deficit democratico” in regime di governance globale. Gli sforzi verso una cooperazione internazionale, in particolare di carattere sovranazionale (come nel resto dell’Unione europea), divergono spesso dalle volontà democratiche dei pubblici nazionali degli Stati membri. Con l’esame di istituzioni multilaterali, in una varietà di settori, il programma può generare indicazioni utili su come migliorare il controllo democratico degli organismi multilaterali. Si potrebbe inoltre valutare la frequente affermazione  che un’Alleanza delle Democrazie rappresenta un quadro plausibile per l’ordine mondiale e una realistica alternativa alle Nazioni Unite (che comprende, ovviamente, regimi sia autoritari che democratici).
    IL VALORE AGGIUNTO DEL PROGRAMMA
    Il programma del CFR sulle istituzioni internazionali e la governance globale mira a fornire un contributo significativo per far comprendere, sia a livello internazionale, che negli Stati Uniti, la necessità di infrastrutture istituzionali per un’efficace cooperazione multilaterale nel ventunesimo secolo. Il programma è concepito come un multi-sforzo di anni, piuttosto che uno o due anni di progetto orientato verso un evento specifico o ciclo elettorale. Questa relativa permanenza si spera che permetta al CFR di diventare un centro di eccellenza nel pensare la governance globale, e un deposito di conoscenze utili e di lezioni apprese e messe a disposizione di altri studiosi e istituzioni. Sarà agevolato anche il difficile processo di costruzione del consenso politico interno nei poteri esecutivo e legislativo, nella comunità politica e nell’informazione del pubblico, circa i parametri appropriati di impegno degli Stati Uniti nella cooperazione multilaterale. La posizione del programma all’interno del Council on Foreign Relations si rivelerà preziosa nel favorire i suoi obiettivi ambiziosi. Il programma sfrutterà la potenza dei convegni del CFR, che offrono forum a New York, Washington, e in tutto il paese in cui gli opinion leader nazionali e internazionali possono discutere proposte di riforma istituzionale con l’adesione del Consiglio. Attraverso la co-ospitazione di eventi con le istituzioni partner negli Stati Uniti e all’estero, il programma solleciterà i suggerimenti e i buy-in da parte di governi stranieri e altri settori pubblici, nonché da rappresentanti della società civile e del settore privato, nelle raccomandazioni di proposte in materia di governance globale. Infine, il programma avrà un ruolo nella costruzione di un più ampio consenso bipartisan e di educazione pubblica ingaggiando funzionari dell’amministrazione e membri del Congresso sulle nuove direzioni nella governance globale, e rendendo i suoi prodotti ampiamente disponibili attraverso una varietà di supporti.
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    Link documento originale:
    Link approfondimento:  

    New American Century: http://www.newamericancentury.org/